2730

Il nuovo che avanza

Agritech e applicazioni in campo medicale. Lo sviluppo tecnologico raccontato dalle voci dei protagonisti di due giovani realtà imprenditoriali, decisamente all’avanguardia

Hanno scommesso sull’intelligenza artificiale (AI), quando ancora sembrava fantascienza e loro non erano nemmeno nate. Ora CoAImed e Red Lynx Robotics sono due start-up che, non solo applicano, ma sviluppano l’intelligenza artificiale, con una ricerca continua. «L’AI è uno strumento potentissimo – dicono – che nasce per supportare, non per sostituire, gli uomini».

A sostenerlo, concordi, sono Erika Rovini, una dei fondatori di CoAImed ed Enrico Bellocchio, Ceo di Red Lynx Robotics.

Entrambi ingegneri, provengono dal mondo della ricerca accademica, così come la maggior parte dei soci delle loro start-up, che, infatti, sono anche spin-off universitari.

CoAImed e Red Lynx Robotics sono due start-up che, non solo applicano, ma sviluppano l’intelligenza artificiale, con una ricerca continua

«Prima di lavorare in azienda – esordisce Bellocchio – ero ricercatore dell’Università degli studi di Perugia. Alla fine del 2020, insieme ad altri colleghi del gruppo di ricerca “Isarlab” in intelligenza artificiale e robotica abbiamo deciso di concretizzare le esperienze maturate, dando vita a un’impresa».

Insieme a Bellocchio operano Alessandro Devo e Tommaso Vicarelli, Amministratore di Weedea, azienda specializzata in sviluppo software e analisi dati.

«La nostra attività è soprattutto consulenziale – spiega il Ceo -. In base alle necessità dei clienti, ritagliamo per loro modelli ‘su misura’ di intelligenza artificiale, per aiutarli nei processi aziendali».

Uno dei principali settori in cui Red Lynx opera è l’agritech: attraverso l’analisi di immagini e dati crea, per esempio, progetti di AI in grado di predire la presenza di insetti infestanti o di malattie nelle coltivazioni. Ma anche di controllare lo sviluppo di un fungo tipico negli impianti di golf.

«Addestriamo l’AI a rilevare nelle immagini una serie di elementi indicatori della malattia; la testiamo e, quando il modello è soddisfacente, lo consegniamo al cliente, inserendolo nei processi aziendali. È difficile quantificare i vantaggi in termini economici – continua Bellocchio – ma per il cliente costituisce un grande risparmio: significa poter svolgere in automatico, h24, un processo che deve essere solo controllato, non più gestito dall’uomo».

Che sia per il settore dell’agritech o per l’industria in generale, l’obiettivo di Red Lynx è risolvere problemi delle aziende, attraverso il monitoraggio predittivo di anomalie.

«Il nostro percorso non è stato quello classico delle start-up – conclude Bellocchio -. Non siamo passati attraverso degli incubatori, ma abbiamo deciso di diventare un’azienda cercando direttamente clienti e finanziatori. Il fatturato del 2022 è stato di 30 mila euro, ma già per quest’anno contiamo di triplicarlo. Vorremmo arrivare a poter vendere i nostri progetti e soprattutto che la nostra azienda diventasse un riferimento nel settore».

Red Lynx è nata, proprio come l’altra start-up, CoAImed, nel periodo più incerto della storia recente, il Covid-19: della serie quando un’idea è forte e solida, nemmeno una pandemia può fermarla.

«Ufficialmente ci siamo costituiti nel 2021 – spiega Erika Rovini – ma l’idea veniva già da dieci anni di ricerca per l’Università di Firenze di noi quattro fondatori: io, Filippo Cavallo, Laura Fiorini, Gianmaria Mancioppi, tutti provenienti dalla bioingegneria, come il Ceo, Manuele Bonaccorsi».

CoAImed si occupa, dallo sviluppo alla vendita, di prodotti, inclusi hardware e software, basati su tecnologie indossabili e sull’intelligenza artificiale per applicazioni in campo medicale.
«Il primo caso d’utilizzo dei nostri prodotti – spiega Rovini – ha riguardato il Parkinson. Attraverso l’utilizzo di sensori inerziali, facilmente adattabili, combinati con algoritmi di AI, siamo in grado di supportare i medici in una valutazione oggettiva della malattia. Abbiamo cercato di digitalizzare la scala clinica utilizzata dai neurologi, che per quanto basata su parametri numerici risente inevitabilmente della soggettività del professionista. Vogliamo ridurre il tasso di diagnosi errate o tardive, migliorando la qualità di vita delle persone affette da malattie neurodegenerative».

I prodotti chiamati “wearNcare”, infatti, nascono per i malati di Parkinson, ma sono già stati adattati, attraverso specifici protocolli, anche ad altre patologie, come le demenze in fase iniziale.

I sensori – che si trovano all’interno di braccialetti, piccoli contenitori o anelli – vengono posizionati sui piedi per analizzare la camminata, sui polsi e sulle dita delle mani, consentendo di produrre un’analisi dei movimenti anche fini, «fattore questo – sottolinea Rovini – che ci differenzia da altri prodotti già sul mercato».

Il declino delle performance motorie viene così captato fin dagli inizi e può essere monitorato durante tutto il decorso della malattia, consentendo la formulazione di una terapia il più possibile mirata e tempestiva.

«La nostra idea è quella di creare un decision support system – continua – che non vuole sostituire il medico nella diagnosi, ma fornirgli un supporto oggettivo con tutta una serie di informazioni che difficilmente potrebbe raccogliere da solo in poco tempo. Nel nostro settore il rapporto umano medico-paziente sarà sempre fondamentale: l’AI è un potentissimo strumento, ma di supporto all’attività umana, che ci permette, per esempio, di maneggiare una mole altrimenti impossibile di dati, circa 100 al secondo. La differenza sta nella precisione e nell’affidabilità: si registrano sfaccettature e movimenti che nessuno potrebbe acquisire a occhio nudo contemporaneamente».

«Ora siamo partiti con la fase di produzione – conclude Rovini – poi potremo avviare la procedura di certificazione. Abbiamo già diversi centri clinici, con i quali collaboriamo, interessati, e a breve partirà la prima sperimentazione con i nostri prodotti all’interno di uno dei due progetti europei che abbiamo vinto, insieme alla fondazione don Carlo Gnocchi di Firenze e l’Asst di Mantova».

CoAImed ha seguito il classico percorso delle start-up, passando attraverso incubatori e aggiudicandosi diversi premi (StarCup Toscana, Innovup Award, Premio Innovazione Toscana).

< Articolo Precedente