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Rotta verso un paese possibile

Interi settori vanno riprogettati secondo i driver della sostenibilità. Il fine resta quello di migliorare la vita delle persone, assicurando un futuro alle generazioni a venire

La transizione energetica e l’economia circolare sono le coordinate della rotta che le aziende dovranno seguire nei prossimi anni. Su questa nuova direzione dovranno accelerare, investendo in innovazione e digitalizzazione che sono i motori propulsivi di questo movimento.

Quindi, i prodotti dovranno essere ripensati, i processi riprogettati, le filiere riarticolate, i modelli di business cambiati. Per riuscirci serviranno donne e uomini capaci e portatori di dosi massicce di cultura e competenze manageriali.

Questo è un momento decisivo perché non solo dobbiamo reagire in fretta a una catastrofe globale, ma perché abbiamo l’occasione di innovare davvero, realizzando tutta quella serie di buoni propositi che sono rimasti sulla carta. Questo vale in particolare per il nostro Paese che vince sulla qualità e sui mercati di nicchia, affermandosi in modo originale sulla dimensione globale. Non è un caso che le nostre esportazioni vanno alla grande anche nei momenti critici.

Dobbiamo continuare a essere forti nei settori in cui siamo eccellenti, ma crescere anche in quelli a maggior valore aggiunto. Dobbiamo incrementare la dimensione delle nostre imprese, favorire le startup e l’open innovation, crescere nel mercato B2C dove i margini sono premianti, e non restare relegati nel solo B2B dove le nostre imprese operano massicciamente. L’alta qualità dei prodotti italiani è indiscussa, ma non basta essere eccellenti a monte, nella prima fase del processo: bisognare migliorare – e di molto – anche a valle della catena produttiva, puntando sui servizi connessi al prodotto, lì dove le aziende realizzano ampi margini per mantenere il prezzo competitivo sul mercato.

Cambiare rotta è l’invito da rivolgere a tutti i comparti, soprattutto quelli che sono usciti più malconci dal Covid-19, a cominciare dalla sanità e dalla mobilità e trasporti. Questi settori meritano di essere riprogettati sulla base delle nuove coordinate di cui dicevo all’inizio, di cui costituiscono solo un “mezzo”, non un fine.

Il fine resta sempre quello di rendere la vita più semplice per le comunità, offrire servizi pubblici che funzionano, diventare attrattivi per persone e capitali, contare su aziende competitive.

Se questa è la visione, va riconosciuto che il mercato non si fa per legge, le norme possono indirizzare, ma le scelte sono sempre del cliente.

Pertanto, è retorica acclamare l’auto elettrica se poi queste vetture costano molto di più delle altre e mancano le colonnine per la ricarica. Per incentivare il trasporto pubblico, i mezzi devono essere consoni alle necessità in termini di frequenza, puntualità, pulizia e prezzo. Un sistema integrato, aperto, capace di far viaggiare velocemente persone e merci e salvaguardare l’ambiente non è una sfida impossibile. Un paese semplice e dotato di adeguate infrastrutture fisiche e virtuali, come il 5G, non può essere un sogno. Deve diventare realtà.

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