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Quei numeri di genere

Occupazione femminile e donne dirigenti: ci sono alcuni segnali posi-tivi, ma si deve fare molto di più. A confermarlo un’analisi dei più re-centi dati rilasciati da Istat e Inps.

La distribuzione di genere nelle posizioni manageriali costituisce un indicatore significativo delle opportunità economiche e del potenziale di sviluppo di una società. Se guardiamo al contesto italiano, le disparità di genere continuano a influenzare, e non poco, le traiettorie professionali e i complessivi equilibri socioeconomici. La valutazione di tali disparità permette di cogliere non solo le sfide persistenti, ma anche i progressi, seppur moderati, verso un maggiore equilibrio di genere.

Secondo i dati Istat 2022, in Italia si osserva un tasso di occupazione femminile del 51,1%, contro il 69,2% di quello maschile. Inoltre, le donne lavoratrici sono concentrate in settori caratterizzati da retribuzioni inferiori e scarse opportunità di avanzamento, come l’educazione e la sanità. Si evidenzia quindi una segregazione occupazionale che perpetua le disuguaglianze.

Se, in generale, si osserva questo divario occupazionale, per le posizioni dirigenziali la quota occupazionale femminile, pur con una lieve crescita negli anni, risulta ancor più bassa rispetto al dato nazionale. Secondo i dati Inps, l’analisi delle tendenze di genere per tali posizioni in Italia rivela due punti di rilievo:

  • crescita progressiva nel tempo: la percentuale di dirigenti donne è cresciuta dal 2014 al 2022, indicando un miglioramento graduale nella rappresentanza femminile in ruoli di leadership.
  • disparità tra i settori: nel 2022, le percentuali di dirigenti donne variano significativamente a seconda del settore industriale, mostrando che alcuni settori sono più avanzati di altri nell’integrare le donne in posizioni di alta responsabilità.

Entrando nel dettaglio, nel periodo 2014-2022 quindi, si osserva una crescita costante, seppur a ritmi moderati, del numero di dirigenti donne in Italia (cfr. Fig.1). Nel 2014, il numero di dirigenti donne era pari a 18.402, corrispondente al 15,5% del totale, contro 100.622 dirigenti uomini; nel 2022, il numero di dirigenti donne è cresciuto a 29.601 unità (21,8% del totale dirigenti), contro 106.437 dirigenti uomini. Tali dati mostrano una crescita complessiva di 6,3 punti percentuali nella presenza femminile in ruoli di leadership, nel periodo considerato

Le donne lavoratrici sono concentrate in settori caratterizzati da retribuzioni inferiori e scarse opportunità di avanzamento, come l’educazione e la sanità

 

 

È interessante osservare un aumento notevole del numero di dirigenti donne durante il periodo pandemico, si passa infatti da 23.601 del 2020 a 29.601 nel 2022 (analogamente, la percentuale di donne sul totale dei dirigenti cresce dal 19,1% al 21,8%). Tuttavia, è opportuno specificare che la crescita dell’ultimo biennio è riconducibile, almeno in parte, all’aumento dell’utilizzo dei contratti in somministrazione nel settore sanitario, legati ai fabbisogni straordinari di quella fase.

Nel 2022 il numero di dirigenti donne è pari a 29.601 unità (21,8% del totale dirigenti): una crescita complessiva di 6,3 punti percentuali rispetto al 2014

Considerando il settore manifatturiero, nel 2022, la quota complessiva di donne dirigenti, pari al 15,9%, risulta inferiore al dato nazionale. Le percentuali più alte si riscontrano nell’Industria farmaceutica (36,6%), nella confezione di articoli d’abbigliamento (31,5%), nella fabbricazione di articoli in pelle (30,0%) e nell’industria del tabacco (29,3%).

Per quanto riguarda, invece, lo scenario degli “altri settori industriali” (cfr. Fig.2), si osservano quote percentuali di presenza femminile ancor più basse: “energia elettrica e/o gas” pari al 19,4%, seguito da “estrazione” e “acqua, reti fognarie e/o rifiuti”, con un valore pari a 15,2% per entrambi. Il settore delle costruzioni presenta la percentuale minore, con il 10,5% di dirigenti donne, il che potrebbe riflettere una maggiore resistenza culturale e strutturale all’integrazione di genere nei ruoli apicali.

L’aumento graduale della presenza femminile nei ruoli dirigenziali rappresenta certamente un segnale positivo di progresso verso un maggiore equilibrio di genere, ma la strada da percorrere è ancora lunga, basti pensare alla variazione delle quote di dirigenti donne tra i diversi settori industriali. Le disparità di genere devono essere affrontate con strategie mirate, calibrate sulle specifiche caratteristiche di ciascun settore, partendo, ad esempio, dal monitoraggio e dall’attività di valutazione continua di indicatori di gap di genere. Attraverso analisi integrate, di natura quantitativa e qualitativa, si possono identificare le sfide e le molteplici barriere che impediscono alle donne di raggiungere posizioni apicali, fornendo così le basi per un’azione efficace e su misura. Le informazioni raccolte potrebbero guidare lo sviluppo di programmi di formazione e mentoring mirati, l’implementazione di politiche retributive trasparenti, lo scambio di best practice, la costruzione di reti di networking e il coinvolgimento di diversi stakeholder, diventando, così, uno strumento per affrontare le differenze settoriali e per costruire un futuro in cui la leadership rifletta la diversità e l’equità di genere.

Fonti:

ISTAT –  https://www.istat.it/it/congiuntura/temi/lavoro

INPS –  https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/15

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