Prima che la Legge di Bilancio 2017 divenisse un testo blindato, da approvare di corsa, il Gruppo dei Pensionati di Federmanager aveva alzato la voce per dire che era stata persa un’occasione – l’ennesima – per perseguire con determinazione l’evasione fiscale e contributiva. «Solo nel 2016, secondo l’Eurispes, il PIL sommerso del nostro Paese ammontava a 540 miliardi di euro mentre solo 550 Comuni su oltre 8.000 si sono attivati nella lotta all’evasione», puntualizza Mino Schianchi, presidente del Comitato nazionale dei manager pensionati e animatore di molte iniziative condotte da Federmanager sul tema.
Dottor Schianchi, voi manager in pensione insistete sulla necessità di una riforma fiscale. In che misura c’entra, questo, con il nostro sistema previdenziale?
Quella fiscale sarebbe una delle riforme più importanti per riportare un po’ di equità sociale. Il sistema pensionistico italiano è fiscalmente iniquo. Il gettito IRPEF grava per il 35% sui redditi da pensioni. L’incidenza dell’imposta sulla spesa pensionistica, rapportata al PIL, è il doppio della media di tutti gli altri Paesi europei.
A questo dobbiamo aggiungere che i dati sulla spesa pensionistica italiana sono esposti in modo non corretto. Inoltre, bisogna tener conto che il nostro istituto di previdenza si finanzia non solo con i contributi ma anche con consistenti trasferimenti di risorse statali (oltre 100 miliardi di euro annui) che arrivano dalla fiscalità generale, e che gravano sui soli soggetti contribuenti.
Si può quantificare l’apporto che i manager pensionati hanno finora garantito al riequilibrio del bilancio pubblico?
Consideriamo che solo dal 1998 ad oggi vi sono stati 7 anni di blocchi della perequazione delle nostre pensioni e ancora oggi esse sono soggette a criteri di perequazione parziale che non assicurano il pieno adeguamento delle stesse al costo-vita.
Questo, dai nostri calcoli, ha garantito allo Stato un risparmio di ben 800/1000 miliardi, pagati quasi esclusivamente dai dirigenti in pensione. Senza contare i prelievi di solidarietà da noi subiti.
Date le condizioni politiche ed economiche attuali, vi aspettate che gli intestatari di pensioni medio-alte siano nuovamente chiamati a questo tipo di solidarietà?
Non temiamo le misure di solidarietà sociale. Ma ci opponiamo con forza alle misure di tassazione discriminatorie, a carico dei soli pensionati, propagandate come contributi di solidarietà. Un inganno che non siamo più disposti a sopportare.
I dirigenti in pensione non si sono mai tirati indietro davanti alla necessità di contribuire alla salvaguardia dell’equilibrio del bilancio pubblico ma questa operazione non può trasformare le nostre pensioni nel bancomat del governo.
A tale proposito, infatti, ci opponiamo fermamente all’ipotesi circolata di recente, secondo la quale si vorrebbe rendere strutturale il prelievo sulle pensioni di un certo importo; misura che, ovviamente, riteniamo assolutamente incostituzionale.
Come Gruppo pensionati siete promotori di molte azioni legali. Cosa state facendo per scongiurare l’adozione di politiche penalizzanti per la categoria?
Le iniziative sia a livello politico-istituzionale sia a livello giudiziario sono moltissime. Proprio lo scorso 15 dicembre a Milano abbiamo incontrato alcune centinaia di colleghi in pensione per fare il punto sui ricorsi presentati contro il blocco della perequazione per gli anni 2012-2013, quelli contro il contributo di solidarietà per gli iscritti all’ex INPDAI e ad altri ex fondi speciali, nonché sulle più recenti iniziative legislative di cui si discute.
E’ stata anche l’occasione di condividere tutti gli interventi politico-istituzionali, condotti sia in ambito Federmanager sia CIDA, grazie ai quali, ad esempio, abbiamo evitato che si approvassero ulteriori balzelli sulle pensioni dei dirigenti con la Legge di Bilancio.
Ma, tra di voi, è diffuso un sentimento di preoccupazione?
Il nostro timore principale è che i trattamenti pensionistici, conquistati pagando fino all’ultimo centesimo i contributi previdenziali e le salate imposte sulle retribuzioni durante l’attività lavorativa, continuino a essere periodicamente bersagliati da prelievi e balzelli di vario genere proprio in una fase della vita in cui la certezza del reddito pensionistico è un elemento di fondamentale importanza per affrontare con serenità la vecchiaia.
Per questo, tutti i servizi forniti agli associati da Federmanager sono molto apprezzati. Ma soprattutto è ritenuta essenziale l’attività di rappresentanza della categoria, di difesa dei diritti fondamentali della Costituzione, di impegno sociale diretto allo sviluppo del Paese e al ripristino del rapporto di fiducia Stato-cittadini.