Homo italicus, specie in via di estinzione

Analisi, riflessioni e spunti sulla crisi delle nascite. Forse solo la politica, con un supporto legislativo chiaro, può aiutare a trovare un giusto compromesso tra scarsa natalità e lavoro. Per essere genitori senza dover sacrificare la carriera

In Italia, il numero delle nascite continua a diminuire. Per la crisi economica e la carriera professionale. Per l’infertilità e i cambiamenti climatici. Si fanno meno figli e sempre più tardi. Nel 2018, le gravidanze sono state 449 mila, 9 mila in meno del 2017.  L’età media al parto continua a crescere. L’anno scorso ha toccato il record di 32 anni. Tra le mamme nate nel 1940 e quelle nel 1968, il numero medio di figli per donna è passato da 2,16 a 1,53 fino a 1,32 di oggi. Il calendario della maternità continua a spostarsi in avanti e a crescere è solo il numero di anziani che sono sempre più longevi. Un quadro preoccupante ma atteso, quello dipinto dagli ultimi dati Istat.

Prima di fare figli, le coppie italiane pensano al lavoro. Tra le cause della diminuzione delle gravidanze c’è la crisi economica degli ultimi anni che spinge a posticipare il momento della gravidanza. È l’aspetto più critico per il professor Ermanno Greco, andrologo e ginecologo presso il centro medico Villa Mafalda e direttore responsabile di medicina della riproduzione dell’European hospital di Roma: «Perché a differenza degli spermatozoi, gli ovociti subiscono un processo fisiologico di invecchiamento, non solo diminuiscono di numero ma cala anche la loro qualità». La possibilità di concepimento naturale di una donna che ha meno di 30 anni è pari al 20-25% per tentativo mirato, in età più adulta la percentuale si abbassa al 10-15%, sottolinea Greco. E sono le stesse problematiche che si ritrovano anche quando la coppia decide di procedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA).

Secondo il dottor Alessandro Bulfoni, responsabile di ostetrica e ginecologia all’Humanitas San Pio X di Milano, negli ultimi anni le percentuali di nascite con la PMA sono raddoppiate passando dal 2 al 4%: «I nostri dati dicono che l’età media del parto è di 34 anni e mezzo, quasi 35. In tre anni la media si è alzata di un punto».

L’infertilità è un problema di cui si parla sempre troppo poco. Si dice spesso che le nascite sono diminuite ma non che l’infertilità è in aumento. La sterilità dell’uomo è passata negli ultimi decenni dal 20 al 50%. In 100 anni il numero di spermatozoi è diventato un decimo, è passato da 100 a 15 milioni. Sono cellule a rapida moltiplicazione, sensibili a fattori esterni come l’inquinamento ambientale e all’aumento della temperatura, ci racconta il professor Greco: «Lo sapeva che per le coppie di immigrati che vengono in Italia, dopo 5 anni aumenta drasticamente la difficoltà di concepimento?». L’infertilità si può contrastare con tecnologie più innovative, mettendo a punto sempre nuove tecniche medico scientifiche: «Per esempio oggi noi utilizziamo una tecnica che si chiama “diagnosi genetica pre-impianto”, in grado di verificare lo stato di salute degli embrioni e impiantarne solo uno con un aumento fino al 70% delle possibilità di gravidanza e una considerevole diminuzione di quelle multiple».

È anche necessario fare più informazione e prevenzione. Non solo. Maggiori garanzie e servizi ai nuclei familiari ma anche più sovvenzioni per le giovani famiglie. Francia e Inghilterra hanno bonus per i nuovi nati superiori ai nostri, aiuti economici alle famiglie che decidono di avere più di un figlio. Per Bulfoni è necessario fare campagne di informazione mirate: «Perché una ragazza giovane non sa che a 40 anni avrà un rischio 3 volte aumentato se non 4 di avere un aborto». Sia il medico di base che lo specialista ginecologo devono stimolare nelle coppie una riflessione. Per l’esperto di gravidanza dell’Humanitas, è necessario spiegare alle ragazze giovani le problematiche che colpiscono le donne quando ritardano la gravidanza: «È un cambiamento culturale, un tema medico e sociale urgente. Se non facciamo informazione il problema continuerà a peggiorare, per esempio c’è una scarsa informazione sul parto cesareo».

Francia e Inghilterra offrono aiuti economici a chi decide di avere più di un figlio e dispongono bonus superiori ai nostri per i nuovi nati

Nella popolazione, si è diffusa l’idea che questo tipo di gravidanza sia quella più sicura. Ma è anche vero che può comportare delle problematiche a un successivo concepimento. «Questo è un dato su cui bisognerebbe lavorare, ci sono tanti cesarei “gratuiti” nel senso che non vengono da un’indicazione medica ma nascono su una richiesta della paziente a cui spesso e volentieri noi non possiamo dire di no», sottolinea Bulfoni. Dare alla luce un bambino attraverso questo tipo di tecnica può comportare l’insorgere di patologie ostetriche per la successiva gravidanza e anche maggiori difficoltà nel concepimento. Quando l’età materna cresce, aumentano anche le probabilità di andare incontro al cesareo, conclude il responsabile di ostetrica e ginecologia di Milano e il numero è sempre superiore rispetto agli altri paesi europei.

L’organizzazione del lavoro contribuisce in un certo senso al calo delle nascite. Oggi le donne affrontano la sfida di essere indipendenti, in un contesto di difficoltà in cui è raro veder affermate le pari opportunità. Hanno acquistato nel corso degli anni posizioni lavorative sempre più importanti e di responsabilità e spesso si trovano a posticipare il più possibile il momento della gravidanza. Negli Stati Uniti alcune grandi aziende come Google, Apple e Facebook assicurano alle proprie dipendenti la copertura dei costi per il cosiddetto “social freezing”, la crioconservazione degli ovociti. È la possibilità di operare una pianificazione familiare in modo che i giovani possano concentrarsi sulla carriera. Secondo il responsabile di medicina della riproduzione di Villa Mafalda, la tecnica di social freezing è la soluzione che permette alle donne di farsi una posizione lavorativa e di progettare una gravidanza congelando in età giovane i propri ovociti: «Bisognerebbe spingere anche le aziende italiane a favorire la crioconservazione delle cellule riproduttive femminili; è la stessa cosa che si sta facendo con la onco freezing dove i pazienti affetti da malattie neoplastiche possono congelare i propri ovociti».

Negli Usa aziende come Google, Apple e Facebook assicurano alle dipendenti la copertura dei costi per il cosiddetto “social freezing”, la crioconservazione degli ovociti. Una pratica che da noi fa molto discutere

Da noi, il social freezing fa discutere. Evidenzia tutto il contrasto culturale tra l’orologio biologico e quello sociale. I detrattori della crioconservazione sostengono che questo tipo di soluzione nasconde un messaggio sbagliato: prima il lavoro poi la famiglia. D’altro canto i medici spiegano che congelare gli ovociti non fornisce la garanzia di avviare una gravidanza sicura. Una gestazione in tarda età comporta sempre problematiche importanti che impattano negativamente sulla probabilità di diventare genitori. Forse la soluzione è in mezzo e la può trovare solo la politica creando un supporto legislativo chiaro. Una legge al passo con i tempi per risolvere nel pareggio il duello tra maternità e carriera; diventare mamme senza sacrificare la carriera.

Intanto a Teolo, un piccolo paese del Veneto, la scuola elementare Don Bosco rischia di chiudere. Sono troppo pochi i bambini. Il numero di alunni non raggiunge il limite previsto dalla legge. A salvare la scuola sono state Camilla e Maria, due signore anziane, due nonne. La loro iscrizione alla prima elementare salverà l’istituto dalla chiusura. È un gesto simbolico che restituisce una fotografia demografica perfetta del nostro Paese.

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