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Formati alla direzione

Istruzione, università, ricerca. Tre pilastri su cui costruire l’avvenire delle giovani generazioni e un Paese sempre più competitivo

Le possibilità di sviluppo di un Paese sono indissolubilmente legate alla sua capacità di investire su istruzione, università e ricerca.

Settori strategici, troppo spesso trascurati in Italia, che necessitano di interventi e azioni strutturali su diversi fronti.

Il sistema scolastico italiano attraversa difficoltà che gli impediscono nei fatti di assolvere al compito di formare i cittadini e prepararli a svolgere una pluralità di compiti sociali.

Negli anni non sono mancati interventi di riforma ordinamentale e organizzativa, ma non sono stati ancora superati i limiti che vincolano l’autonomia delle scuole e la progressiva riduzione di risorse finanziarie e professionali.

Il sistema scolastico italiano attraversa difficoltà che gli impediscono nei fatti di assolvere al compito di formare i cittadini e prepararli a svolgere una pluralità di compiti sociali

I settori dell’università e della ricerca sono alle prese con problemi ormai annosi. Solo per citarne alcuni: chiusura delle Facoltà; costante diminuzione dei finanziamenti; scarsa circolazione dei ricercatori; blocco dell’ingresso di giovani.

Un groviglio di complicazioni stratificatesi nei decenni, davvero difficile da districare.

CIDA vuole contribuire ad aprire una pagina nuova, nell’interesse delle nuove generazioni che avranno il compito di guidare il Paese. La Confederazione propone pertanto le seguenti azioni da attuare:

• Diversificare in modo più netto le filiere della scuola secondaria di II grado (licei, istituti tecnici e professionali), con adeguati collegamenti al sistema delle imprese.

• Promuovere l’autonomia delle scuole con le seguenti misure minime:
– consentire loro di scegliere i propri docenti su liste di idoneità, in funzione delle loro caratteristiche e dei bisogni formativi degli studenti e del contesto di riferimento
– prevedere la valutazione delle prestazioni professionali dei singoli e collegarla a significativi differenziali retributivi ed a prospettive di carriera
– indicare non i contenuti e le procedure, ma i risultati attesi a tre scadenze intermedie ed a quella Finale
– dare più spazio alle richieste del mondo produttivo nel disegno dei piani di studi degli Istituti Tecnici Superiori (importante segmento post-diploma alternativo ai percorsi universitari).

• Introdurre meccanismi di razionalizzazione della spesa universitaria.

•  Riqualificare economicamente i professori universitari con riferimento al trattamento dei colleghi dei paesi dell’Ocse e con l’introduzione di seri incentivi economici legati alla produttività scientifica e didattica.

• Garantire il sostegno ai giovani meritevoli e bisognosi e incentivare giovani stranieri a frequentare i dottorati di ricerca in Italia.

• Rivedere i programmi di studio accademici per renderli più funzionali all’acquisizione di conoscenze interdisciplinari da spendere nel mondo del lavoro.

• Realizzare una significativa immissione di giovani nelle università e negli enti di ricerca.

Rifinanziare il sistema della ricerca pubblica riallineando la spesa a quella degli altri Paesi Ocse, garantendo anche condizioni economiche comparabili ai ricercatori.

• Valorizzare la figura del ricercatore degli enti di ricerca con apposita normativa di status che ne disciplini reclutamento, carriera, prerogative professionali secondo i principi della Carta Europea dei Ricercatori.

• Potenziare le azioni di stimolo alle imprese a investire in ricerca e ad assumere giovani ricercatori su progetti in collaborazione con università ed enti di ricerca.

• Assicurare la massima trasparenza ai finanziamenti pubblici per la ricerca, a qualsiasi titolo erogati, con accurata verifica ex post dei risultati dei progetti finanziati.

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