Le istituzioni europee, per lo più la Commissione europea, stanno cercando un loro ruolo nella gestione della crisi legata al coronavirus, fungendo da mediatrici tra diversi paesi, monitorando le conseguenze economiche e annunciando nuovi pacchetti di aiuti.
L’esecutivo europeo, per quanto riferito dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni, è anche pronto a discutere come fare delle concessioni ai paesi colpiti e offrire maggiore flessibilità per quanto riguarda i conti pubblici.
L’esecutivo europeo ha liberato risorse per un valore di 232 milioni di euro. Circa la metà, però, andrà all’Oms
«Nel nostro attuale Patto di stabilità e di crescita sono previste delle clausole di flessibilità legate alle cosiddette circostanze eccezionali», ha spiegato mercoledì Gentiloni durante una conferenza stampa a Bruxelles.
Nella stessa conferenza stampa il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha suggerito che eventuali nuove misure fiscali potrebbero essere prese in primavera, in occasione dell’European semester 2020 spring package.
«Sarà oggetto di discussione nei prossimi mesi con quali paesi e in quali condizioni queste circostanze eccezionali potranno essere utilizzate», ha concluso Gentiloni, ricordando che queste clausole sono state applicate in Italia nel caso di recenti terremoti.
Nuovi finanziamenti Ue
A inizio settimana l’esecutivo europeo aveva annunciato nuovi finanziamenti per un valore di 232 milioni di euro. «Poiché i casi continuano ad aumentare, la sanità pubblica è la nostra prima priorità. L’Europa è presente ed intende svolgere un ruolo guida», aveva affermato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.
Ironicamente, però, circa la metà dei nuovi fondi europei andranno a finanziare un’altra istituzione – l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’obiettivo principale dei 114 milioni è quello di aiutare i paesi con sistemi sanitari più deboli. Sembra insomma emergere una forte attenzione politica da parte delle istituzioni europee, quanto anche una mancanza di strumenti efficaci per intervenire a livello continentale. Almeno per il momento.
Una cifra simile (100 milioni) andrà alla ricerca. Il 90% percento sarà erogato nel quadro dell’iniziativa in materia di medicinali innovativi, un’agenzia europea fondata nel 2008 dall’Unione europea e dalla Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (Efpia).
Un team di esperti dell’Oms e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie sta già collaborando con le istituzioni italiane, non solo in materia di prevenzione, ma anche con attenzione alla comunicazione del rischio.
Altre misure e interventi
Janez Lenarčič, commissario europeo per la Gestione delle crisi, ha chiarito che la sospensione del trattato di Schengen è questione complessa che deve essere discussa su richiesta dei paesi membri. I divieti di viaggio e i controlli alla frontiera rimangono di competenza dei diversi governi. La Commissione continua però a facilitare gli incontri.
Martedì, per esempio, l’esecutivo europeo ha partecipato a un meeting dei ministri della Salute di Francia, Germania, Italia. L’intenzione emersa è quella di mantenere aperte le frontiere nonostante i nuovi casi di virus in Europa, per lo più in Italia settentrionale.
«Stiamo parlando di un virus che non rispetta le frontiere», ha commentato in diverse occasioni il ministro della Salute italiano Roberto Speranza.
La Commissione sta anche cercando di dimostrare vicinanza nei confronti dei cittadini e dei governi. Il commissario per la Salute Stella Kyriakides era per esempio a Roma mercoledì, insieme al ministro Speranza.
«Devo dire che questa crisi è una prova per la capacità di adottare misure di emergenza e di contenimento a livello globale. È anche un test per la cooperazione tra Paesi europei», ha detto Kyriakides in conferenza stampa.
«Si tratta di una situazione preoccupante ma non dobbiamo lasciarci prendere dal panico», ha aggiunto, argomentando che è necessario stare attenti alle campagne di disinformazione che confondono i cittadini, non permettendo loro di capire la situazione reale.
La disinformazione, ha sottolineato Kyriakides, può avere ripercussioni sulla stabilità delle istituzioni.
«Abbiamo canali consolidati per lo scambio di informazioni a livello europeo. Forniamo una guida scientifica basata sui fatti per aiutare gli Stati membri a preparare i loro sistemi sanitari e gli operatori sanitari».
La Commissione ha lanciato intanto un sito web dedicato al Covid-19 con le azioni intraprese e delle spiegazioni concrete. Il sito è disponibile solo in inglese.
Online un nuovo sito dedicato al Covid-19 per evitare le notevoli ripercussioni della disinformazione
Intanto sia il Parlamento europeo che la Commissione hanno preso misure restrittive per il personale in missione o in vacanza in Italia. La logica è chiara: minimizzare i rischi di rallentare i lavori delle istituzioni europee.
Impatto economico a livello europeo
La settimana scorsa, intervenendo a una riunione dei ministri dell’Economia del G20, alla presenza dei capi delle banche centrali, Kristalina Georgieva del Fondo monetario internazionale aveva previsto un impatto economico limitato e di breve durata, avvertendo però che nuovi focolai avrebbero potuto avere conseguenze significative.
Simile l’approccio dell’esecutivo europeo. Le istituzioni europee, come per altro le istituzioni globali, sono infatti restie a rilasciare previsioni economiche.
«L’economia italiana, che ha avuto un brutto quarto trimestre del 2019, avrà i suoi andamenti molto condizionati dall’evoluzione della vicenda del coronavirus», ha spiegato Gentiloni, aggiungendo che «non ci sono certezze sulle conseguenze economiche» a livello nazionale, europeo e globale.
Il messaggio è chiaro: bisogna essere cauti e “seguire le evoluzioni, giorno dopo giorno” senza troppi allarmismi, consapevoli però che ci saranno delle ripercussioni economiche e che eventuali misure europee in supporto ai paesi più colpiti avranno bisogno di tempo, specialmente ora che i governi nazionali stanno discutendo il tema più importante per i prossimi sette anni: il bilancio di lungo periodo dell’Unione europea, il primo dopo la Brexit.