È (anche) roba da giovani

Soluzioni efficaci destinate ai silver di oggi e di domani, con un impegno costante per contribuire alla crescita complessiva del nostro Paese. Grazie a Previndai si può guardare al futuro con maggiore serenità.

«Senza i dati sei solo un’altra persona con un’opinione», diceva William Edwards Deming, ingegnere, statistico e saggista americano, autore di importanti teorie sulla gestione aziendale. Mi piace citarlo perché qui siamo tra manager e perché sarà proprio a qualche dato che mi appoggerò per sostenere la mia tesi: anche la silver economy, quanto la previdenza, è roba da giovani! Non che oggi il fenomeno non esista, ma nel futuro esploderà: secondo il World social report 2023 dell’Onu, nel 2050 il numero di over 65 nel mondo sarà più che raddoppiato, passando dai 761 milioni del 2021 a 1,6 miliardi. Un salto impressionante, in meno di 30 anni. Il che significa che i più sensibili e preparati alle sfide della silver economy dovrebbero essere proprio i trenta – quarantenni di oggi, che tra tre decenni si troveranno immersi in quella realtà, che non sarà più futuro.

Il mio punto di vista è quello del presidente di un fondo pensione che, anche se a fatica, continua a cercare di scardinare l’idea che la previdenza complementare sia una cosa da pensionati: e no! Pensarci quando si è vicini alla pensione è troppo tardi, perché i vantaggi della previdenza sono tanto maggiori quanto più a lungo si è percorsa questa strada. E questo vale, e varrà ancora di più, per i futuri “silver” che non solo saranno sempre più numerosi ma avranno davanti una vita più lunga e attiva dei loro genitori.

E qui qualche altro numero è d’obbligo: secondo un recente studio di Itinerari Previdenziali, grazie all’allungarsi delle prospettive di vita, in Italia il numero degli ultraottantenni nei prossimi anni è previsto in deciso aumento, tanto che nel 2060 si prevede che questa fascia di età raggiunga il 10% della popolazione. I giovani di oggi quindi dovrebbero pensare al loro futuro con ancora più attenzione e più entusiasmo, perché avranno davanti una lunga fase della vita da poter sfruttare per dedicarsi a ciò che più desiderano, una volta lasciato il lavoro. Ma per poter godere a pieno di quest’opportunità è necessario adoperarsi per conservare il proprio tenore di vita anche dopo l’addio alla vita lavorativa attiva, quando si andrà in pensione.

La silver economy è candidata a essere un’importante spinta propulsiva per l’economia nei prossimi decenni, perché proprio le persone più mature solitamente sono quelle che hanno maggiori possibilità di spesa e patrimoni più consistenti. Ma in Italia, il passaggio dalle pensioni erogate con il vecchio modello retributivo a quelle contributive pure, rischia di cambiare (in peggio) le carte in tavola nei prossimi anni, se non si penserà in tempo al futuro. Secondo uno studio condotto dalla nostra Gestione dei rischi, il tasso di sostituzione tra l’ultimo stipendio e il primo assegno pensionistico per un giovane che entri oggi nel mondo del lavoro a 30 anni, dopo 40 anni di contributi, sarà di circa il 60%. Grazie alla previdenza complementare però questa percentuale può arrivare molto vicina al 90%.

Per questo, come Previndai, cerchiamo di ricordare quanto la previdenza sia “roba da giovani” e lo facciamo anche sostenendo l’importanza della formazione e dell’informazione su questi temi. Lo abbiamo fatto con il nostro studio “Quanto costa la serenità”, per far capire a chi crede di non poterselo permettere quanto poco costi un investimento per garantirsi una pensione di scorta, grazie alla fiscalità vantaggiosa e al contributo del datore di lavoro; con la nostra partecipazione al “mese dell’educazione finanziaria e previdenziale” organizzato dal Comitato Edufin del Ministero dell’Economia ma anche con il nostro Premio di laurea “Franco Di Giovambattista”, dedicato ai neolaureati in Economia e scienze statistiche con tesi sulla previdenza o sulle assicurazioni sociali. È qualcosa in cui crediamo davvero, perché anche le opportunità della silver economy, almeno in Italia, rischiano di andare sprecate se non si diffonderà una maggiore conoscenza della necessità della previdenza complementare per i giovani.

L’attenzione ai giovani, i silver di domani, non significa però che Previndai non pensi anche a quelli di oggi, non solo garantendo loro l’impegno, la serietà e la trasparenza di sempre nel gestire i loro risparmi ed erogare le pensioni di scorta, ma anche proponendo soluzioni efficaci. Così, da qualche anno ormai, offriamo una garanzia pensata proprio per rispondere a uno dei più diffusi timori degli italiani di una certa età: la non auto-sufficienza che, secondo un recente studio del Mefop, è la principale preoccupazione per il futuro per quasi il 60% degli over 55.

Si tratta dell’opzione Long term care, una garanzia che si può aggiungere, come altre (reversibilità, certezza, ecc.), alla rendita pensionistica di base e che prevede il raddoppio della stessa in caso si dovesse incorrere in una condizione di non autosufficienza. Non certo una soluzione a tutti i problemi ma uno strumento che, come la previdenza in sé, può permettere ai “silver” di guardare al futuro con un po’ più di serenità, sapendo che una simile eventualità quantomeno non peserebbe economicamente sulla famiglia.

Infine, per un investitore paziente e di lungo termine come Previndai, la silver economy rappresenta anche un’opportunità di investimento, sia come possibilità di ottenere buoni ritorni da un settore in sviluppo (sarà circa un terzo del Pil della Ue nel 2025 secondo uno studio di Oxford), sia come occasione di contribuire alla crescita del Paese anche puntando su settori che sono e saranno sempre più utili, dalla telemedicina al senior housing fino all’educazione a all’apprendimento in età più avanzata.

E in questo senso Previndai ha già mosso i primi passi, concludendo di recente un importante investimento in un Fondo di investimento alternativo (Fia), specializzato nella silver economy. Si tratta di un primo passo, ma Previndai ha sempre le antenne ben tese a intercettare buone possibilità di rendimento per i suoi iscritti, meglio se combinate a ritorni positivi sul tessuto produttivo del Paese e quindi, ancora una volta, anche indirettamente sui manager alla guida delle aziende che lo sostengono.

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