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Cambiamo marcia e restiamo in pista

Risolvere i problemi strutturali della nostra industria è una necessità non più rinviabile. Dopo Covid-19 ci sarà tanto lavoro da fare, anche per gestire meglio le nuove tecnologie

Se non considerassimo le poche migliaia di nostre imprese molto competitive che utilizzano dosi massicce di tecnologie abilitanti “impresa 4.0”, potremmo dire che ci troviamo ancora agli albori della digital transformation. Lo confermano i dati del Mise che individuano in circa 55 mila le aziende che hanno beneficiato nel 2018 dell’iper ammortamento, un dato che diminuisce nel 2019. Poco più di una goccia nel mare.

La verità è che la stragrande maggioranza delle imprese italiane sono tali solo nell’etichetta, nella ragione sociale, ma sono prive di una struttura organizzativa e gestionale degna di questo nome.
Mi piace richiamare una metafora – non mia – che ritrae queste piccole aziende come entità che navigano a vista, senza un cruscotto capace di dare la direzione e privo di indicatori sul suo funzionamento.

Mi viene da sorridere quando osservo l’attenzione di tanti orientarsi su orizzonti futuribili molto suggestivi come, ad esempio, il ruolo dell’intelligenza artificiale e del suo impatto sul lavoro. Non c’è bisogno di grandi riflessioni: se non risolviamo prima i nostri problemi strutturali, per noi sarà uno tsunami!

Milioni di lavoratori operano in micro e piccole imprese che sono anni luce distanti da questo dibattito, in cui mancano la cultura e soprattutto le competenze per gestire la complessità di un cambiamento sempre più rapido. Accompagnare le imprese sul terreno della crescita è la priorità, altrimenti la selezione sarà darwiniana.

Ci siamo battuti per ottenere il voucher per l’Innovation manager, un bel segnale in termini di diffusione della consapevolezza, ma è solo un primo piccolo passo. Competenze manageriali e tecnologie innovative sono la ricetta per l’intero sistema produttivo. Digital capability ma anche leadership rinnovate che sappiano non solo trasferire nei prodotti e nei processi la forza competitiva delle tecnologie innovative, ma anche modificare e plasmare il contesto, i comportamenti e la cultura delle persone.

Cosa occorre fare? Da parte nostra, stiamo ancor di più affinando gli strumenti a disposizione dei manager attraverso progetti formativi messi a punto da Federmanager Academy e la certificazione delle competenze manageriali che implementa i profili, a cominciare dal manager per la sostenibilità. Vogliamo permettere ai manager di svolgere al meglio il loro lavoro e di essere adeguati alle sollecitazioni del mercato. Stimolare questo fabbisogno, farlo crescere.

Lo dico molto sommessamente: non sappiamo ancora quando usciremo dall’incubo del Covid-19, ma sappiamo già che ne usciremo probabilmente con le ossa rotte. Per vincere questa sfida, dobbiamo cambiare marcia. Non possiamo pensare di affrontare simili situazioni continuando a guardare nel retrovisore, ma nemmeno affondando il piede sull’acceleratore, rischiando il fuoripista. Prima di pensare all’Ai, c’è tanto lavoro da fare. La buona notizia è che si tratta di un lavoro alla nostra portata.

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