Angela Merkel si veste green

A poche ore dalla marcia del 20 settembre, la Germania ha presentato il piano più ambizioso della sua storia per far fronte al climate change. Ecco cosa prevede tra investimenti, sgravi fiscali, carbon pricing e nuove accise

La pressione della popolazione tedesca sulla classe politica sta aumentando, soprattutto in campo ambientale. Non passa infatti un giorno senza proteste a Berlino contro i cambiamenti climatici. A parte le marce del venerdì, più numerose e ideologiche di quelle italiane, il gruppo internazionale Extinction rebellion ha organizzato sit in in tutti i centri nevralgici della capitale: da Potsdammer Platz ad Hermannplatz, passando dai ponti di Kreuzberg. Non stupisce in questo contesto che il governo tedesco, in generale molto cauto e accorto, abbia presentato il suo piano per il clima il 20 settembre, a poche ore dalla protesta del venerdì, la più grande finora (oltre 1 milione di persone in Germania). Impiegati di case automobilistiche e di altre società erano stati invitati dai loro manager a partecipare alla manifestazione. Il piano tedesco al 2030 verte sull’introduzione graduale di un mercato del carbonio in settori non coperti da meccanismi di carbon pricing.

Allo stesso tempo il governo prevede un finanziamento delle attività coerenti con l’obiettivo ultimo: ridurre le emissioni di CO2 del 55% nel 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il governo vuole in primo luogo promuovere un aumento dell’efficienza energetica e un aumento delle rinnovabili che dovrebbero arrivare al 65% del consumo lordo di elettricità al 2030. «Tutte le entrate supplementari derivanti dalla tariffazione del CO2 vengono quindi reinvestite in misure di promozione del clima o, e questo è il terzo elemento, restituite ai cittadini sotto forma di sgravi fiscali», scrive il governo tedesco nel testo di presentazione della manovra, poi adottato formalmente il 9 ottobre. Ulteriori investimenti verranno dal bilancio statale. Esclusa però la possibilità di un deficit, confermando le priorità di Berlino: non contrarre debiti, anche a costo di non centrare gli obiettivi ambientali al 2030 come succederà peraltro per gli obiettivi al 2020. Il progetto deve essere economicamente sostenibile. «L’era Angela Merkel finirà come è iniziata: con promesse non mantenute e un’azione troppo debole per la protezione dell’ambiente. Il pacchetto del governo rinvia di anni gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Il divario nell’obiettivo di protezione del clima per il 2020 non sarà colmato rapidamente, né sarà raggiunto l’obiettivo del 2030. Il governo perde completamente di vista l’avanzamento dell’accordo di Parigi sul clima e l’obiettivo di 1,5 gradi», dice a Progetto Manager Andree Boehling, funzionario di Greenpeace Germania, aggiungendo: «Per noi è chiaro. Le proteste per il clima sono appena iniziate».

Carbon pricing: idee per l’Europa, programma per la Germania
Prima di parlare delle misure tedesche, il cosiddetto Gabinetto climatico ha reso chiare le sue ambizioni per l’Unione europea: un prezzo minimo per la CO2 in Europa e nuovi meccanismi per i settori non Ets. Nel documento programmatico il Gabinetto climatico ha suggerito di estendere il sistema Ets a tutti i settori, ma è improbabile che la proposta avrà vita facile a livello europeo, viste opposizioni come quella della Polonia. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori dei trasporti, dell’edilizia e dell’agricoltura (settori non Ets) è infatti, almeno al momento, di competenza degli stati membri. La Germania si è impegnata a ridurre le proprie emissioni nel settore non Ets del 38% entro il 2030 rispetto alle emissioni del 2005. Questi sono anche i settori su cui il governo ha concentrato la propria attenzione nel piano programmatico annunciato lo scorso 20 settembre. A partire dal 2021, il governo federale introdurrà un sistema di determinazione dei prezzi della CO2 per i settori non Ets. Il sistema iniziale sarà basato sulla creazione di una piattaforma di trading per la vendita dei certificati, i cui prezzi aumenteranno ogni anno: 10 euro per tonnellata di CO2 nel 2021, 20 euro nel 2022 per poi aumentare di 5 €/tCO2 all’anno fino a raggiungere 35 euro nel 2025. A quel punto partirà lo scambio dei certificati di emissioni, assegnate attraverso aste in cui, nel 2026, saranno comunque noti i prezzi minimi (35 €/tCO2) e prezzi massimi (60 €/tCO2). L’effetto sul settore dei trasporti è sostanzialmente un aumento delle accise su benzina e gasolio.

Sgravi e sostegno alla popolazione
I ricavi derivanti dalla tassazione delle emissioni per i settori non Ets andranno nelle tasche dei cittadini attraverso diversi meccanismi. Il carbon pricing nei settori non Ets sarà utilizzato per ridurre il contributo in bolletta per le rinnovabili, andando anche ad alleggerire altre voci della bolletta come gli oneri di rete. In altre parole, le rinnovabili non verranno più pagate in maggior modo attraverso la bolletta, ma piuttosto attraverso gli introiti derivanti dal mercato della CO2 per i settori non Ets. «Se gli introiti derivanti dal prezzo del CO2 aumentano, il prezzo dell’elettricità sarà ulteriormente ridotto» scrive il governo tedesco. Il governo ha anche deciso di finanziare con 40 miliardi di euro la riconversione industriale delle aree con impianti a carbone e lignite, per lo più negli stati dell’ex Germania dell’est. Questa è una decisione centrale, per evitare ripercussioni economiche in regioni dove il partito di estrema destra AfD sta crescendo rapidamente. Soldi verranno anche investiti per diminuire le tariffe per i pendolari che usano quotidianamente i treni Deutsche Bahn che, nel frattempo, sta cercando di comprare più energia “verde”. In generale verrà diminuita l’Iva sui trasporti via treno, dal 19% al 7%. Aumenteranno invece le tasse sui voli e cambieranno quelle automobilistiche sulle emissioni.

I ricavi derivanti dalla tassazione delle emissioni per i settori non Ets andranno nelle tasche dei cittadini tedeschi attraverso diversi meccanismi

Incentivi: edilizia, macchine elettriche
La manovra introduce un incentivo per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico degli edifici, come la sostituzione del sistema di riscaldamento, l’installazione di nuove finestre o l’isolamento di tetti e pareti esterne. Nuovi incentivi saranno anche concessi per promuovere la diffusione della auto elettriche. E questo è il punto chiave. Il Paese vuole che almeno 7 milioni di veicoli elettrici vengano immatricolati entro il 2030. A tal fine la Germania intende ampliare le infrastrutture necessarie per le macchine elettriche. «La Confederazione promuove pertanto la costruzione di punti di ricarica pubblici […] fino al 2025. L’ampliamento delle stazioni di ricarica accessibili al pubblico non può (però) essere realizzato esclusivamente attraverso sovvenzioni» spiega il documento, aggiungendo che il governo introdurrà leggi per obbligare le pompe di benzina a offrire anche stazioni di ricarica. Insomma il ricorso a nuove leggi, per quanto limitato, è comunque parte del piano tedesco. Per quanto riguarda i punti di ricarica privati, il principio di maggioranza prenderà il posto dell’unanimità nel caso degli appartamenti, aumentando la probabilità che i condomini votino per installare stazioni di ricarica. Incentivi anche per i datori di lavoro che offrono punti di ricarica ai dipendenti.

Berlino si impegna a promuovere ricerca e sviluppo per la realizzazione di sistemi di cattura e stoccaggio della CO2

Ricerca e sviluppo
Non si tratta solo di una questione pro ambiente. Rimane comunque forte la voglia del sistema tedesco (in Germania il sistema produttivo è molto collaborativo e compatto) di trarre vantaggio da queste possibilità. Si tratta anche di pianificazione strategica. Per esempio, il governo tedesco si impegna a promuovere ricerca e sviluppo per la realizzazione di sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). Promuoverà la creazione di tavoli di lavoro in cui diverse società parleranno di come collaborare per realizzare questa tecnologia innovativa, come già fatto in precedenza. In altre parole, se la Germania sembra credere comunque nella competizione e nel mercato, i processi di ricerca e sviluppo saranno sempre più, anche in campo energetico e climatico, oggetto di collaborazione trasversale, spesso mediata dal governo. «È necessario anche perché, un sostegno diretto alla ricerca e sviluppo e incentivi di mercato, aiutano la Germania a rilanciare la sua posizione di fornitore leader nel campo dell’innovazione e mercato di riferimento per le tecnologie a basso impatto ambientale, fornendo così uno stimolo per la crescita e il benessere. Le tecnologie CO2-neutral “made in Germany” daranno un importante contributo alla protezione del clima globale e rafforzeranno ulteriormente la capacità di esportazione della Germania come paese tecnologicamente all’avanguardia», spiega il documento.

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