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Pagare tutti e pagare meno

Abbiamo un triste record, quello dell’evasione fiscale e contributiva. Il risultato è che più della metà del Paese vive a carico di qualcun altro

Il premier Draghi ha posto tra le priorità la riforma del fisco, necessaria per sostenere più equamente il peso di una tra le peggiori crisi registrate dalla storia e una macchina pubblica che, salvo alcune eccezioni, fa acqua da più parti.

Un modello fiscale stravolto da reiterati interventi legislativi tesi a inseguire una spesa corrente fuori controllo e ad agire sulla leva della redistribuzione alla ricerca del bieco consenso, per una illusoria pace sociale. La presenza di falle e distorsioni ha minato alla radice il principio di equità – orizzontale e verticale – e ha stravolto i dettati previsti dalla Costituzione riguardo alla “propria” capacità contributiva.

In Italia sono troppo pochi a pagare, e pagano molto: lavoratori dipendenti e pensionati con redditi medio-elevati. Dall’ultima relazione del Parlamento europeo, l’Italia ha il record di evasione fiscale e contributiva: 190,9 miliardi di euro annui di mancati pagamenti allo Stato. Le attività che registrano maggiore evasione sono quelle della fornitura diretta di servizi alle famiglie, dove si annidano una pletora di irregolari, stimati in circa 4 milioni di “sommersi” (dati Istat). Un centinaio di milioni di prestazioni l’anno e cento miliardi circa di Iva evasa, tralasciando il mancato gettito Irpef.  Situazioni sotto gli occhi di tutti, anche dell’Agenzia delle entrate.

La cartina di tornasole viene dai dati sui redditi 2018 (e dichiarati nel 2019) che fornisce il Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali di Alberto Brambilla: ben il 43,89% dichiara da zero a 15mila euro lordi l’anno e versa solo il 2,42% di tutta l’Irpef, un altro 13,84% ne versa il 6,56%. Quasi il 60% degli italiani versa, al netto del bonus Renzi, circa il 9% dell’Irpef. Parliamo di 15,4 miliardi su un totale di oltre 170, pari a soli 442 euro in media per ognuno dei 34,84 milioni di cittadini. Per garantire sanità e assistenza sociale a questo 60%, il restante 40% deve “donare” oltre 110 miliardi, di cui 50 in sanità, che gravano in particolare sulla fascia di reddito tra i 35 mila e i 55 mila euro lordi, vale a dire che poco più del 13% degli italiani versa oltre il 60% delle imposte

Questo è quanto dice, dati alla mano, il professor Brambilla: più della metà del Paese vive a carico di qualcun altro. Sembrano i dati di un Paese in via di sviluppo, non di chi è tra i primi 10 al mondo per ricchezza prodotta. Attenzione, quindi, quando parliamo di reddito di cittadinanza o di ristori, perché il rischio di sostenere chi non lo merita è molto alto.

Per combattere l’evasione fiscale e contributiva non serve rincorrere espedienti fantasiosi, la soluzione è a portata di mano: partire dal contrasto di interessi, dando un vantaggio in termini di deduzione/detrazione fiscale a chi sostiene la spesa della prestazione del servizio e pretende la fattura.

Se ne parla da anni. La riflessione del Governo dovrebbe partire da qui per far pagare tutti e meno, oltre a perseguire l’obiettivo di semplificazione del quadro normativo. Sarebbe un bel segnale.

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