Gli effetti dell’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 sul commercio internazionale hanno assunto proporzioni molto ampie e profonde, in gran parte non ancora quantificabili. L’emergenza sanitaria rischia di mettere in ginocchio intere filiere del made in Italy, con una flessione delle esportazioni di prodotti e servizi compresa fra il -14% (con un -12% stimato per la sola componente dei beni) e il -20% (nel caso di una recidiva del virus in autunno). Aumentano i rischi di barriere all’ingresso in alcuni paesi che chiedono nuove certificazioni di prodotto all’importazione, crescono tentazioni neo-protezionistiche basate sulla reinternalizzazione di processi produttivi nei singoli paesi. Sul versante della domanda, la pandemia ha visto il diffondersi di un maggiore orientamento dei consumatori verso il buy local, che rischia di danneggiare anche il nostro export del food. Le ripercussioni più importanti della crisi non riguarderebbero però solo i beni di consumo ma anche l’elettromeccanica, l’automotive e, più in generale, i beni intermedi, penalizzati dalle interruzioni nelle forniture su scala mondiale.
Giuseppe Tripoli, Segretario generale Unioncamere
È urgente, allora, riannodare i contatti, presentare prodotti, servizi e dati. Stare su un mercato significa esserci personalmente, conoscerlo e presidiarlo, anche se in modo diverso rispetto al passato. Siamo nell’era nuova della presenza remota: uno spazio virtuale spalancato dal Covid-19 che impone il distanziamento sociale, congela viaggi e fiere internazionali. E che porta i soggetti del sistema pubblico per l’internazionalizzazione a fronteggiare una grande sfida: utilizzare il digitale per erogare i servizi di accompagnamento e orientamento all’export, adattandoli alle nuove esigenze delle imprese e dei mercati internazionali. Una sfida ben colta dal “Patto per l’export”, il documento strategico del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale – al quale ha partecipato anche Unioncamere – contenente le nuove linee di intervento in materia di promozione del made in Italy e di rilancio delle nostre esportazioni sui mercati esteri.
In questa cornice si inseriscono gli interventi promossi dalla rete delle Camere di commercio italiane e italiane all’estero. Attività legate non solo alla necessità di attuare rapidamente interventi a sostegno dei settori economici più colpiti dalla crisi, ma anche di preparare il nostro sistema produttivo alla “ripartenza”, di riorganizzare le attività di imprese e interi settori e filiere sui mercati internazionali.
Tali iniziative vedono il coinvolgimento della rete delle Camere di commercio, della struttura di sistema per l’internazionalizzazione Promos Italia e della rete delle Camere di commercio italiane all’estero che, con 79 Camere in 56 paesi, ha una presenza capillare, con 150 punti di offerta di servizi specializzati per le Pmi.
Durante il lockdown, le Camere di commercio hanno immediatamente attivato sul territorio nazionale specifici “Punti per l’emergenza” (“Contingency desk”, per ora virtuali) per aiutare gli imprenditori che oggi operano sui mercati internazionali e che potranno funzionare da “help desk” al termine dell’emergenza. Il servizio, promosso in collaborazione con Promos Italia, offre alle imprese un’assistenza alla soluzione dei problemi di natura legale, doganale, contrattuale, fiscale legati al commercio con l’estero.
Durante il lockdown, le Camere di commercio hanno attivato sul territorio nazionale specifici “Contingency desk” per aiutare le imprese esportatrici
Attraverso la rete delle Camere di commercio italiane all’estero, lo sportello è in grado di fornire informazioni di mercato “in tempo reale” su come i principali paesi di riferimento per l’interscambio commerciale dell’Italia stanno reagendo in questa fase e di offrire alle imprese alcuni suggerimenti operativi, per sfruttare opportunità esistenti, utilizzando soprattutto la leva dell’e-commerce, in mercati meno toccati dall’emergenza o che si rimetteranno in moto per primi.
In parallelo, sono state portate su piattaforma digitale le attività di profilazione, diagnostica e affiancamento alla definizione di piani di pre-fattibilità per l’estero svolte dalle Camere: un vasto programma di contatto “porta a porta” delle aziende a più elevato potenziale sull’estero, per renderle consapevoli delle opportunità offerte dai mercati internazionali e attrezzarle a sfruttare le occasioni di business estero. Nell’ultimo anno sono state già individuate e contattate oltre 12 mila imprese potenziali od occasionali esportatrici di piccole dimensioni e per circa 2.500 di queste è stato avviato un percorso di “export kick-off” personalizzato, anche utilizzando il digitale.
Un punto fondamentale di questo programma del sistema camerale riguarda l’ampliamento della base esportativa e il supporto alle imprese che operano all’estero solo in maniera occasionale. È qui che si gioca la sfida per rilanciare l’export come motore dello sviluppo. Aumentare stabilmente il numero degli esportatori anche solo di 50 mila nuove piccole imprese, garantirebbe loro mercati alternativi a quello esclusivamente domestico e determinerebbe un guadagno di export di oltre 7 punti percentuali, che arriverebbero quasi a 10 nel Mezzogiorno. Un incremento che, in termini di Pil, significa un +0,7% nel breve termine.
Aumentare il numero degli esportatori di 50 mila unità determinerebbe un guadagno di export di oltre 7 punti, che arriverebbero quasi a 10 nel Mezzogiorno
Un altro punto riguarda la ricostruzione e lo sviluppo delle catene globali di subfornitura, che vanno riorientate dopo che l’esperienza della pandemia ha dimostrato tutta la fragilità di un sistema di approvvigionamento just in time delle imprese potenzialmente a rischio a causa di fenomeni di crisi che possono colpire uno dei punti di concentrazione.
Su tutte queste iniziative, il sistema delle Camere di commercio si qualifica come rete di collegamento tra le politiche del Governo e i livelli territoriali, svolgendo un ruolo di nodo “di prossimità” verso le imprese per l’informazione e l’orientamento sulle attività per l’internazionalizzazione offerte dal sistema pubblico e dagli altri soggetti nazionali e regionali. Un ruolo chiave, che rilancia un’architettura territoriale degli interventi in grado di amplificare l’impatto delle azioni di livello nazionale, portando a giocare la partita della promozione del made in Italy non solo all’estero ma anche attraverso un forte aggancio e collegamento di preparazione e supporto sui diversi territori italiani.