Si discute spesso di un’Italia impantanata nella burocrazia, ma, per avere una vera semplificazione amministrativa, occorre innanzitutto che siano semplificate le norme.
Se è necessario attendere i tempi giusti perché siano realizzate le riforme di sistema, è vero che gli operatori e gli esperti conoscono molto bene i deficit dei vari settori su cui da tempo si discute: penso al testo unico dell’edilizia, che deve essere rivisitato ab initio; penso anche al tema delle compensazioni con il fisco, e ad altri settori nei quali è doveroso intervenire per apportare benefici anche sotto il profilo della comprensibilità per cittadini e imprese.
Procedimenti amministrativi e autorizzatori
In relazione ai procedimenti amministrativi, troppa attenzione si pone al codice dei contratti, che riguarda solo alcune delle attività necessarie e propedeutiche a realizzare le cose; altrettanta, se non maggiore, attenzione deve essere rivolta ai procedimenti autorizzatori, in senso lato, di rimozione dei limiti.
Tra i procedimenti autorizzatori voglio menzionare quelli relativi alla realizzazione delle opere (tra i quali vanno compresi innanzitutto la valutazione di impatto ambientale (Via), il parere delle autorità paesaggistiche, storiche, artistiche, archeologiche, sismiche, idrogeologiche e così via), quelli per le realizzazioni ad opera di privati (l’edilizia) e quelli relativi allo svolgimento di attività economiche.
Va capovolto il principio tratto dall’articolo 41 della Costituzione e cioè che tutto deve intendersi permesso, salve le limitazioni dovute a superiori esigenze di carattere sociale (sanità, sicurezza, paesaggio, ambiente).
Ma questo è da considerare solo come un super principio.
Va ribaltato il principio costituzionale dell’articolo 41: cioè, tutto deve intendersi permesso, salve le superiori esigenze di carattere sociale
Tuttavia, non basta intervenire sui singoli procedimenti, o forse neanche sulla legge generale del procedimento, ma occorre porre mano alla governance, ai diversi livelli di governo con competenze separate e non integrate, allo scontro istituzionale sui diversi punti di vista, scontro instaurato a volte anche in via contenziosa o politica.
Occorre introdurre meccanismi di avocazione o di chiusura dei procedimenti nei casi di dissenso, facendo valere la clausola di salvezza dell’interesse nazionale o superiore (articolo 120 della Costituzione).
Nei procedimenti di valutazione di impatto ambientale serve:
- distinguere tra l’indirizzo e la gestione;
- distinguere tra la valutazione ambientale e gli interessi paesistici, ma se del caso integrarli;
- aumentare le competenze delle Regioni per le opere minori e non di interesse strategico;
- aumentare i doveri del proponente nella redazione del progetto, con progetti che non siano destinati a molteplici prescrizioni da ottemperare.
Soprintendenze
Se si intende davvero parlare della creazione di una super Soprintendenza speciale, occorre in serie:
- la copianificazione paesaggistica, per conoscere, fotografare, rendere omogenei e certi (e anche togliere) i vincoli nelle varie materie (artistiche, paesaggistiche, storico-artistiche);
- la vestizione dei vincoli, spesso nati per legge o per atto amministrativo nei decenni precedenti, senza alcuna specificazione, sicché il parametro della discrezionalità tecnica è spesso troppo vasto, tanto da ridondare, secondo talune critiche, nell’arbitrio.
Soprattutto, nelle valutazioni ambientali o paesaggistiche, è necessaria la piena affermazione di una cultura integrata dell’ambiente e del paesaggio e serve sperare in una vera e progressista cultura ecologica e di tutela di tali beni, nell’interesse delle future generazioni. Non bisogna correre il rischio di condannare un paese bello e fragile, come il nostro, alla “mummificazione”, ma occorre coltivare ambizioni da paese moderno, leader anche nella architettura moderna, caso mai pensando di impegnare professionisti e università in scuole moderne di preparazione dei progetti.
Conseguenzialmente, i vari settori dell’impresa e della società debbono crescere nella cultura della democrazia ambientale, della corretta informazione del bene maggiore e del male minore, della bontà dei progetti da parte dei presentatori di progetto, al fine di limitare contenziosi e contestazioni che si rivelano a volte strumentali.
Edilizia
Per quanto riguarda il campo della edilizia, occorrerebbe invece:
- un nuovo testo unico, con controlli da effettuare più ex post che ex ante, sotto un’adeguata assunzione di responsabilità;
- una semplificazione, anche nominale, dei diversi titoli edilizi;
- una maggiore fiducia nella imprenditoria privata su piani di recupero;
- una tolleranza zero e un maggiore controllo sugli abusi futuri con i mezzi che l’intelligenza artificiale è in grado oggi di offrire;
- una definizione vera delle pendenze dei tre diversi condoni nel tempo;
- un inasprimento delle sanzioni amministrative per gli abusi eclatanti commessi in spregio al bene pubblico;
- una edificabilità nuova con ulteriore consumo di suolo d’ora in poi intesa come bene comune, soltanto a favore delle future generazioni.