1830

Sogno americano

Sono molte le conquiste che dobbiamo a Marisa Bellisario, la prima donna italiana a sfidare i pregiudizi degli anni ’60 e ad affermarsi con successo nel settore dell’elettronica, fino a diventare un modello difficile da imitare.

Marisa nasce nel 1935 a Ceva, un paesino in Provincia di Cuneo. Si laurea a Torino in Economia e commercio e la sua avventura nel mondo delle nuove tecnologie inizia alla divisione elettronica dell’Olivetti. È il 1959 e a ricevere la giovane neolaureata c’è Franco Tatò che le propone un lavoro a Milano nel mondo dei computer, allora un universo inesplorato in cui si avventuravano gli audaci. È la prima una lunga serie di intuizioni e sfide che, da donna intraprendente qual è sempre stata, Marisa decide di raccogliere. Nel 1963, l’Olivetti si fonde con la Bull, si decide la fusione della divisione elettronica alla General Electric e per Marisa cominciano i primi scambi internazionali. L’approdo a New York è nel 1965 e in breve anche l’America subisce il fascino irresistibile della manager di ferro. Sono il decisionismo, le capacità e competenze, coniugate con l’esperienza maturata a livello internazionale, a renderla indiscussa protagonista della Honeywell. Un’ascesa talmente brillante che la porta nel 1979 a conquistare il ruolo di Presidente della Olivetti Corporation of America, carica che lascia nel 1981 quando viene richiamata in Italia per risanare l’Italtel.

Allora l’azienda pubblica è un colosso di 30 mila addetti che raggruppa 30 aziende elettromeccaniche, obsolete e in grave perdita. In qualità di Amministratore delegato, Marisa deve compiere scelte coraggiose e lungimiranti. Ha contro i sindacati, scettici sul suo piano di ristrutturazione, mentre la stampa scrive che è stata scelta una donna per rendere più soft la chiusura dell’intero complesso. L’unico che le dà fiducia è l’allora Ministro delle Partecipazioni statali Gianni De Michelis. Non sbaglia: Marisa riesce nel miracolo di trasformare un complesso di fabbriche da rottamare in un’azienda elettronica moderna, dinamica e all’avanguardia. Cambia 180 dirigenti su 300, avvia progetti innovativi che suscitano interesse anche negli Usa e in due anni riesce nella missione impossibile di riportare il bilancio dell’Italtel in attivo, con un utile di dieci miliardi e un fatturato di oltre mille. Un successo che la consegna ai manuali di economia e le fa guadagnare il Premio di manager dell’anno. Anno 1986.

Questa vittoria indiscussa, però, non le rende la vita più facile: davanti la manager avrà ancora tanti, troppi ostacoli che parlano di pregiudizi radicati: il costo, altissimo, dell’essere una pioniera visionaria. Lo dimostra la vicenda della Telit, grande polo italiano delle telecomunicazioni che avrebbe dovuto nascere dalla fusione di Italtel e Telettra e che salterà per l’ostinazione della Fiat nel negare a Marisa, una donna, l’incarico di Amministratore delegato. Un altolà intriso di stereotipi che costerà caro al settore italiano delle telecomunicazioni e rappresenterà un ostacolo alla carriera di Marisa Bellisario. Una carriera costruita da sola, rifiutando compromessi e giochi di potere; la prima, nel nostro Paese, nel mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica; la prima di respiro internazionale. La prima femminile.

Una carriera costruita da sola, rifiutando compromessi e giochi di potere; la prima, nel nostro Paese, nel mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica; la prima di respiro internazionale. La prima femminile

Gli ostacoli li avrebbe superati tutti, i pregiudizi abbattuti con la forza dirompente delle sue idee, ambizioni e intuizioni se a fermarla non fosse stata la malattia, che la porta via troppo presto in un caldo pomeriggio del 4 agosto 1988. Finisce così, prematuramente, la storia di una vita, di una donna, di un’imprenditrice, ancora oggi modello di difficile imitazione. Un modello da custodire e con cui contaminare il presente come ha inteso fare la Fondazione Marisa Bellisario che ho fondato nel 1989. Non conoscevo Marisa ma lei era tutto quello che noi giovani donne volevamo diventare e conquistare.

Marisa, infatti, non è solo la manager “dura ma corretta” come la definisce la stampa internazionale. È anche la donna che rivoluziona l’immagine in grigio degli Amministratori delegati con il suo mix di fermezza e sensibilità, civetteria e piglio manageriale. Il suo volto, le capigliature ardite, i look che anticipano le mode, le copertine dei giornali di tutto il mondo, la rendono popolare come una diva. Sicura come era della propria femminilità, è apprezzata, rispettata e stimata allo stesso tempo da amministratori delegati delle più grandi compagnie internazionali, politici, presidenti della Repubblica e sovrani, sindacati sul piede di guerra, operai e colletti bianchi. E nella sua vita rimane un posto privilegiato per gli affetti: il marito Lionello Cantoni, i cani e gatti, sua autentica passione, che ritrova nel rifugio della sua amata villa sulle colline torinesi.

Marisa non è solo la manager “dura ma corretta”. È anche la donna che rivoluziona l’immagine in grigio degli Amministratori delegati con il suo mix di fermezza e sensibilità

Marisa Bellisario lascia un segno su tutti, anche e soprattutto sulle donne, a loro indica la strada. «Sono sola e parto da zero: è la mia vocazione», scrive a proposito di una delle sue nuove avventure manageriali. Il messaggio che lancia è che ogni donna, se determinata e coraggiosa, in grado di osare e inseguire le proprie ambizioni, può raggiungere qualsiasi traguardo, nella vita come nel lavoro.

Nel suo libro autobiografico esprime il rammarico per non aver fatto di più per le donne: «Non ho vissuto da protagonista il femminismo nei suoi anni più caldi», dirà. In realtà, quando arriva all’Italtel, le laureate sono solo il 5% e dopo pochi anni, grazie a lei, saranno il 27%. Decide, inoltre, di far parte della Commissione nazionale per la parità tra uomo e donna, istituita nel 1984 dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e presieduta dalla cara Elena Marinucci. Sceglie per sé la Presidenza della sezione per le nuove tecnologie, lasciando un documento in cui invita a studiare, ricercare, innovare perché, dice, «la tecnologia è il migliore alleato che la donna abbia mai avuto». Ma soprattutto, Marisa Bellisario dimostra nei fatti come con il lavoro, i sacrifici e la fiducia in sé stesse, si possa arrivare dovunque si vuole. Schietta e realista com’è, non promette strade in discesa. «Per una donna fare carriera è più difficile ma è più divertente», scrive. Nel suo modello di vita e di lavoro non c’è posto per differenze di sesso ma di valori e in questo modo riesce a sublimare l’idea di parità.

Marisa anticipa l’empowerment femminile, le campagne Stem, la centralità delle nuove tecnologie, della responsabilità sociale d’impresa, dell’internazionalizzazione. Marisa guarda sempre un po’ più in là. E noi con lei.

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