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Quasi al massimo

Con un Pil in positivo, l’Italia si comporta meglio dei suoi vicini, ma non abbastanza per una crescita pienamente sostenibile e inclusiva. Alcune considerazioni a valle dell’Assemblea Cida 2023.

È trascorso un anno da quando ho avuto l’onore di assumere la presidenza di Cida. Un anno intenso, solcato dai turbamenti, economici e sociali, che hanno messo in discussione molte certezze dell’Europa e dell’Italia.

Le cause sono legate a doppio filo alla situazione internazionale, alla guerra in Ucraina, all’inflazione, alle migrazioni, così come all’avvento di tecnologie straordinarie come l’Intelligenza Artificiale che stanno rivoluzionando il modo in cui siamo stati abituati a realizzare – e persino a pensare – le cose.

Di questioni sovrannazionali e di transizioni abbiamo parlato a lungo durante l’Assemblea di Cida che si è tenuta lo scorso 5 luglio a Roma.

Un evento di grande impatto politico e mediatico, che ha visto la partecipazione dei vertici della nostra categoria e di ministri di primo piano del Governo guidato da Giorgia Meloni.

In quella sede, abbiamo ribadito la necessità che il sistema Paese si avvalga delle più qualificate competenze manageriali per proiettarsi oltre le crisi e realizzare al contempo una ripresa durevole, inclusiva e sostenibile. Anche se l’Europa, per le diverse contingenze che la coinvolgono, non sta certamente vivendo la sua primavera, il nostro Paese si comporta meglio di altri e la stima di crescita del Pil nazionale al +1,2% per il 2023 testimonia vivacità e resilienza.

Ma bisogna saper dare continuità, guardando a uno sviluppo fondato su produzioni innovative e ad alto valore aggiunto, perché solo un’Italia leader nelle innovazioni sarà capace di primeggiare sui mercati nel prossimo futuro.

Non è indifferente considerare quali settori trainano il nostro Pil. Questo numero di Progetto Manager si dedica al turismo, che quest’estate per noi segnalerà un record inaspettato, ma dobbiamo essere schietti e chiederci quale tipo di turismo stiamo proponendo.

Noi vogliamo imprese turistiche digitalizzate, organizzate, capaci di creare indotto nei territori e occupazione di qualità. Un turismo, insomma, che sia potenziato con una gestione manageriale capace di guardare alle enormi potenzialità che abbiamo.

Ed è indubbio che il Pnrr giochi un ruolo di moltiplicatore sul nostro Pil. Si tratta del più grande piano di investimenti pubblici dal Dopoguerra. Ecco perché anche durante l’Assemblea Cida abbiamo detto che è bene che l’Esecutivo proponga le revisioni al Piano entro agosto, ma che, dal giorno successivo, si deve tornare a correre.

Abbiamo davanti questioni urgenti su cui intervenire: dall’eccesso di burocrazia, alle complessità che riguardano il settore della formazione, oggi spesso incapace di rispondere alle istanze occupazionali.

I manager possono e vogliono essere una risorsa indispensabile per gestire le grandi trasformazioni in atto e sono disponibili, competenze alla mano, ad aiutare il Paese a crescere.

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