Politica industriale, questione di metodo

Se si può dare un merito al bistrattato dibattito politico e mediatico di questi tempi, forse, è quello di aver finalmente recuperato il tema della politica industriale, dopo decenni di mancata programmazione di interventi pubblici.

Al di là delle teorie sull’utilità dell’intervento della “mano pubblica” in economia, l’assenza di una visione chiara da parte delle autorità di governo sul futuro del nostro sistema produttivo, accompagnata dalla pochezza di interventi per sostenerne la competitività nel mercato globale, ha contribuito sensibilmente a farci trovare più impreparati di altri Paesi di fronte alla grande crisi degli ultimi anni.

A dimostrazione della miopia con cui nel recente passato si è intervenuti a sostegno delle imprese nazionali, vi sono i principali tavoli di crisi che ancora oggi il governo deve affrontare con riferimento a imprese strategiche per il Paese, come Alitalia o Ilva, con pesanti implicazioni occupazionali.

La vera cartina di tornasole per misurare le ambizioni di rilancio dell’industria manifatturiera nazionale è data ora dalla capacità di tradurre le policies in provvedimenti concreti.

Su questi presupposti occorre valutare l’adeguatezza dei recenti interventi avviati dal governo sulle principali linee programmatiche per lo sviluppo: il Piano Made in Italy, la Strategia Energetica Nazionale, il Piano Banda Ultra Larga e, soprattutto, il Piano nazionale Industria 4.0.

Da questo punto di vista si deve tenere in considerazione come la politica fiscale, la riforma della giustizia civile e la riorganizzazione della Pa costituiscano fattori determinanti per garantire l’efficacia di ogni misura di politica industriale per cui, una indispensabile precondizione nell’impostazione degli interventi dovrebbe essere quella di acquisire competenze progettuali e organizzative di elevato livello, in grado di operare con visione sistemica.

Per questi motivi abbiamo deciso di avviare una iniziativa strategica con cui valorizzare il contributo qualificato che il management aziendale può esprimere grazie al proprio patrimonio di competenze ed esperienze, per rilanciare la competitività del nostro Sistema.

Attraverso la costituzione di specifiche Commissioni per le politiche industriali, nei principali settori manifatturieri (Energia; Siderurgia; Infrastrutture, Trasporti e Logistica; Chimica-Farmaceutica e Industria 4.0) abbiamo pertanto avviato un progetto per il Paese.

A ciò abbiamo unito un’attività sistematica di monitoraggio del quadro legislativo e istituzionale, in collaborazione con la Società di lobbying e public affairs “Cattaneo Zanetto & Co.”, per fornire gli stimoli su cui le suddette Commissioni vengono sollecitate a esprimere valutazioni e proposte per conto della Federazione, sia relativamente alla politica industriale nazionale, sia sulle politiche dell’Unione Europea, e dare concretezza ai nostri interventi sui temi di maggiore attenzione nel dibattito politico e parlamentare.

A circa un anno dall’avvio dei lavori delle nostre Commissioni di settore i riscontri (che sono approfonditi negli articoli che seguono) risultano assolutamente positivi: abbiamo registrato un forte interesse da parte degli interlocutori istituzionali alla nostra iniziativa, e l’azione di accreditamento della Federazione nei confronti del governo e del mondo politico ha trovato nuovo slancio, consentendo di valorizzare ulteriormente il ruolo di rappresentanza di Federmanager.

L’obiettivo è quello di rendere il nostro sistema delle imprese maggiormente competitivo e reattivo ai mutamenti strutturali determinati dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione, nella convinzione che il futuro dell’industria sia il futuro stesso del Paese.

* Relazioni Istituzionali Federmanager