Paola Vitale: forti della nostra diversità

“La mia esperienza lavorativa inizia a 24 anni dopo la laurea in management proprio alla General Electric di Firenze, tramite un leadership program incentrato sulla Finanza.

Dopo 2 anni di esperienze all’estero in realtà molto diverse, al termine del programma, ho dovuto fare una scelta importante: continuare con un percorso di livello superiore ovvero manageriale, oppure rientrare a Firenze e proseguire con un programma da analista. Ho scelto la prima opzione attraverso un percorso di 4 anni che mi ha portato a visitare più di 10 Stati e a cambiare realtà ogni 4 mesi circa. Questo ha comportato un approccio dei problemi e delle dinamiche di business molto intensivo, dedicato a elaborare la situazione e trovare la soluzione adeguata.

Sono diventata dirigente nell’aprile 2017. Oggi sono a Firenze e sono grata per questa esperienza che comunque ha richiesto sacrifici; come la rinuncia alle festività ed ai piani personali”.

Partiamo proprio da queste rinunce…….

La mia fortuna è stata che General Electric rappresenta un modello di multinazionale che pone le aspirazioni individuali al primo posto, e sia l’uomo che la donna sono messi nelle condizioni di poter crescere senza ostacoli. All’interno di una multinazionale non si pongono quei problemi che possono esserci nelle piccole e medie imprese.

Quali sono i vantaggi di una multinazionale?  Può farci qualche esempio?

Non ho famiglia, quindi ho approfittato della opportunità di spostarmi. Mi sono resa disponibile ad accettare un livello crescente di responsabilità, ma ci sono esempi di colleghe che pur avendo famiglia hanno raggiunto il mio stesso livello. Oggi l’opportunità è il remote working, che consente di poter seguire il percorso lavorativo aziendale senza spostarsi.

Ha mai percepito la differenza di genere all’interno del team aziendale? 

Non credo sia una diversità nel momento in cui la donna mantiene le proprie caratteristiche, come ad esempio la capacità in termini di intelligenza emotiva oppure l’empatia, e credo sia giusto che vengano fuori nel momento in cui occorre assumere decisioni importanti o motivare il team. Possono esserci delle diversità, ma sono da intendersi come momenti positivi.

Nella mia realtà ci sono tante donne in posizione di leadership, ed è una situazione vissuta in maniera positiva.

Un manager formatosi in una multinazionale può portare la propria esperienza e contribuire alla crescita delle piccole e medie imprese? 

Condividere esperienze è utile, un manager di una piccola e media impresa può evolversi attraverso l’affiancamento di un tutor. Incentiverei inoltre la divulgazione di esempi di donne manager che si affermano in un contesto aziendale non grazie all’aver imitato il collega uomo, ma perché forti delle loro diversità, le hanno fatto emergere nel momento opportuno e sono pronte a condividerlo come un esempio di successo.

Il principio della reciprocità nella gestione familiare funziona anche sul lavoro? 

Non siamo più negli anni in cui si pensava che ci fossero ruoli di pertinenza maschile e femminile. Oramai la donna già dalla scelta del percorso di studi all’università non intraprende solo materie umanistiche, ma anche tecniche e prende strade che la portano in azienda a ricoprire ruoli di responsabilità e di vertice.

Parliamo spesso di diversity intendendo esclusivamente il ruolo femminile. Ma dobbiamo metterci anche nei panni dell’uomo per il quale il cambiamento è stato ugualmente importante. Oggi l’uomo si trova nella posizione di dover ricoprire nuovi ruoli, in famiglia come sul lavoro.

Si aspettava di arrivare a 31 anni ad essere dirigente di una grande multinazionale?

Me lo aspettavo, perché era il mio obiettivo, forse non mi aspettavo avvenisse in maniera così accelerata. Desideravo entrare in una grande realtà e arrivare a una posizione strategica che mi permettesse di sviluppare un percorso manageriale. E’ solo arrivato tutto un po’ prima del previsto.

La determinazione conta?

Lo dico sempre. Bisogna volerlo. Ci sono donne che decidono di intraprendere un percorso esclusivo, che dedicano tempo alla famiglia ed altre che vogliono bilanciare la propria vita. Non ho famiglia, ma ho tanti interessi e passioni che coltivo quotidianamente. Le rinunce, se viste come una forma di investimento, possono ripagare a lungo termine.

Tra i contesti operativi che ha vissuto, quale rappresenta secondo lei un buon modello virtuoso di welfare, magari da imitare? 

Negli Stati Uniti ci sono strumenti welfare come gli asili e le scuole aziendali che consentono di gestire al meglio la famiglia ed il lavoro. Nell’Europa del Nord esistono sistemi ugualmente all’avanguardia dal punto di vista della conciliazione tra vita imprenditoriale e vita sociale.

 *    giornalista