L’ora più calda

Neutralità climatica e resilienza. A questi obiettivi contribuisce il lavoro dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Ne parliamo con il Presidente dell’Ente, il Prefetto Stefano Laporta.

Il 4 ottobre, festa del Santo di Assisi, è stata pubblicata l’esortazione apostolica “Laudate deum” di Papa Francesco. Il testo, diviso in 6 capitoli e 73 paragrafi, va in continuità e completa quanto scritto nell’enciclica “Laudato si’” del 2015, ma nello stesso tempo lancia un allarme e una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico.

Stefano Laporta, Presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale

 

Al riguardo abbiamo chiesto al Prefetto Stefano Laporta, Presidente di Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni nel nostro Paese.

I segnali del cambiamento climatico sono evidenti ormai su scala globale, quindi anche nel nostro Paese. Sulla base dei dati dell’ultimo Rapporto Snpa (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) sul clima in Italia, la temperatura media, rispetto al valore medio 1991-2020, mostra un aumento significativo negli ultimi decenni; il 2022, con un’anomalia media di +1,23°C, è risultato l’anno più caldo dal 1961 ed è stato il nono anno consecutivo con anomalia positiva rispetto alla media.

Il nostro Paese si trova al centro del bacino del Mediterraneo, un’area particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici; se continuerà questo trend di mutamenti del clima, nonoccorre essere un indovino per aspettarsi ondate di calore più frequenti e più lunghe ed intense, ed episodi di siccità, mentre in alcune aree le precipitazioni estreme aumenteranno. L’entità di questi cambiamenti e i relativi impatti ambientali e socioeconomici saranno tanto più consistenti quanto più sarà elevato il livello di riscaldamento globale.

La temperatura media mostra un aumento significativo negli ultimi decenni. Il 2022, con un’anomalia media di +1,23°C, è risultato l’anno più caldo dal 1961

A proposito di temporali: con l’acqua che cade a volte in grande abbondanza, come è possibile che le stesse zone dopo poche settimane vengano caratterizzate dalla siccità del terreno?

Le alluvioni – come effetto di un eccesso di piogge – e la siccità – come deficit di precipitazione – sono due aspetti naturali e i cosiddetti estremi della variabilità del ciclo idrologico. Non è corretto pensare che se c’è stata un’alluvione, allora si manifesterà in successione una situazione di siccità (o viceversa) perché non esiste un legame temporale tra i due fenomeni. È però vero che lunghi periodi di siccità possono creare condizioni favorevoli alle inondazioni; infatti, la persistenza di una situazione di siccità, in concomitanza con temperature elevate, su un determinato luogo può portare a una sorta di irrigidimento del suolo, che perde così la sua capacità di infiltrazione e all’arrivo di precipitazioni abbondanti si determina un aumento della quota parte che si trasforma in deflussi superficiali.

Il cambiamento climatico gioca poi un ruolo importante sulla frequenza, persistenza e intensità di siccità e alluvioni. Il riscaldamento globale accelera il ciclo dell’acqua, ossia il processo di evaporazione, condensazione e precipitazione, acuendo questi eventi estremi e rendendoli più frequenti, talvolta più persistenti e prolungati o più concentrati nello spazio e nel tempo.

Quali misure sta mettendo in campo Ispra per gestire queste situazioni?

Sul tema del cambiamento climatico le attività del nostro Istituto riguardano i due obiettivi prioritari: la neutralità climatica (prevenzione del cambiamento climatico) e la resilienza (riduzione delle conseguenze del cambiamento climatico). In particolare, sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici, forniamo supporto tecnico-scientifico al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) per tutto ciò che riguarda la pianificazione di livello nazionale (come il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici), la diffusione di dati, indicatori e conoscenze attraverso la gestione della Piattaforma nazionale sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la realizzazione di un innovativo Programma sperimentale di interventi per l’adattamento in ambito urbano, dedicato alle città italiane con popolazione superiore ai 60 mila abitanti.

Nonostante tutto quello che stiamo dicendo, c’è ancora una parte dell’opinione pubblica che minimizza i cambiamenti climatici in corso e i suoi rischi. Cosa ne pensa?

 Come per tutti gli altri temi ambientali, credo che la corretta comunicazione dell’informazione sia fondamentale. Riguardo ai cambiamenti climatici vengono diffuse, anche sui social, una grande quantità di notizie spesso generiche o senza verifica della fonte tecnico scientifica; un’informazione corretta si basa su dati ufficiali elaborati e valutati da scienziati e ricercatori che si occupano di clima e delle sue conseguenze. È importante diffondere questa consapevolezza, mettendo in evidenza che le fonti più autorevoli sul tema dei cambiamenti climatici sono gli Istituti pubblici di ricerca come il nostro e, a livello mondiale, l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change). I rapporti dell’Ispra sono il risultato del lavoro di molti ricercatori, che spesso vedono pubblicate le loro attività su riviste scientifiche internazionali di settore. In conclusione, direi che le fonti cui attingere per avere il dato scientifico sono molte e credo che oggi si dovrebbe fare meno fatica a reperirle, con strumenti di informazione e comunicazione molto più aperti rispetto al passato.

Un’informazione corretta si basa su dati ufficiali elaborati e valutati da scienziati e ricercatori che si occupano di clima e delle sue conseguenze. È importante diffondere questa consapevolezza

Una battuta finale: come immagina il nostro Paese fra 100 anni?

Immagino un’Italia che avrà fatto la sua parte per risolvere la crisi climatica, anche se sappiamo che per raggiungere quest’obiettivo è necessaria un’azione urgente e decisa di cooperazione a livello globale, ma è altrettanto necessario agire da parte di tutti noi cittadini, senza il coinvolgimento dei quali sarà difficile poter raggiungere quello sviluppo sostenibile che il Pianeta chiede a gran voce.

Vorrei concludere con un pensiero tratto da una canzone di Vasco Rossi che mi colpì da subito e che vorrei tingesse di positività il futuro di tutti noi: “Tutto è possibile, perfino credere che possa esistere un mondo migliore”.

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