Si discute spesso di come valorizzare il tessuto industriale italiano. Un panorama composto in prevalenza da piccole e microimprese che costituiscono il nucleo principale del sistema produttivo nazionale, oggi chiamato a fronteggiare molteplici crisi, da quella energetica a quella climatica.
Ma la sfida che abbiamo di fronte non si sostanzia in una mera resistenza agli impatti delle crisi, va ben oltre e si proietta verso prospettive di crescita delle aziende, sia nelle dimensioni sia nella capitalizzazione, per rispondere alle domande di competitività e sostenibilità dettate dal presente.
CIDA ritiene che siano progressivamente da rimuovere i vincoli che, in tutta evidenza, disincentivano la crescita: specializzazione in settori poco dinamici, criticità legate al passaggio generazionale, riluttanza al capitale di rischio, scarsa capacità di innovazione tecnologica e di formazione del capitale umano.
È necessario proiettare le aziende verso prospettive di crescita, sia nelle dimensioni sia nella capitalizzazione, per rispondere alle domande di competitività e sostenibilità
Per compiere un effettivo salto di qualità, però, serve soprattutto una crescente managerializzazione del sistema industriale: la trasformazione imposta dalle transizioni in atto – su tutte quella ambientale e quella digitale – richiede che siano inserite in azienda figure manageriali capaci di guidare il cambiamento. Figure dotate cioè di competenze innovative che incidano sui processi produttivi e sui modelli organizzativi, accompagnando le diverse realtà imprenditoriali verso il traguardo della modernizzazione.
In questa prospettiva, CIDA offre a istituzioni e stakeholder il proprio contributo propositivo per le seguenti azioni da attuare:
• Introdurre un credito d’imposta sulle assunzioni di manager da parte di soggetti titolari di reddito d’impresa, vincolando l’inserimento professionale all’avvio di progetti finalizzati ad accrescere la produttività e la competitività delle aziende (progetti di innovazione di processo o di prodotto, ovvero legati all’export, alla sostenibilità ambientale, etc…).
• Prevedere una decontribuzione degli oneri previdenziali per le imprese che assumono personale con qualifica dirigenziale in stato di disoccupazione da almeno 6 mesi, o che inseriscano profili manageriali, anche sotto forma di temporary management, per la realizzazione di specifici progetti o per determinate fasi gestionali della vita dell’azienda, dando precedenza ai profili che dispongono della certificazione delle competenze manageriali.
• Contemplare incentivi fiscali a favore dei manager che investono le somme percepite a titolo di incentivazione all’esodo in start-up o in partecipazioni nel capitale sociale delle piccole e medie imprese, sotto forma di agevolazioni sull’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche.
• Elevare l’importo massimo detassabile della retribuzione variabile legata alla produttività e ai risultati ottenuti e la soglia di reddito agevolato, rendendo tale misura vantaggiosa per una platea più ampia di manager (rispetto a quanto finora solo marginalmente possibile).
• Sostenere la nascita e il consolidamento delle start-up puntando allo sviluppo delle competenze manageriali attraverso un servizio di mentoring manageriale.
• Prevedere formule che incentivino l’inserimento di specifiche figure manageriali dedicate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità aziendale (Esg) – ad esempio replicando una misura analoga al voucher per Innovation manager – in linea con i trend e i fabbisogni attuali, con l’obiettivo di avviare una profonda revisione e innovazione dei modelli/processi produttivi e organizzativi.