L’Unione europea è alle prese con una serie di complessità e variabili difficili da anticipare. Diversi interlocutori lamentano le lentezze di Bruxelles in decisioni chiave. A distanza di un anno dall’aggressione russa dell’Ucraina, le istituzioni europee cercano comunque di gestire il carico di lavoro, inevitabilmente aumentato, nonostante alcune difficoltà strutturali.
Da una parte il Parlamento europeo continua nel suo tentativo di rivedere al rialzo le ambizioni europee. Questo nonostante la crisi interna che ha portato alla sostituzione della ex vicepresidente Eva Kaili dopo le accuse di corruzione.
Il Consiglio continua a cercare di capire come superare l’opposizione di alcuni Paesi, in primis dell’Ungheria. Il tentativo di passare a meccanismi di decisione a maggioranza, e non più a unanimità, raccontano fonti interne al governo tedesco, rimane un punto spinoso anche per la principale economia continentale. Le discussioni politiche e accademiche intanto continuano.
Il Parlamento Ue continua nel tentativo di rivedere al rialzo le ambizioni europee. Questo nonostante la crisi che ha portato alla sostituzione della ex vicepresidente Eva Kaili dopo le accuse di corruzione
A termine del semestre della Repubblica Ceca, che ha ricevuto un meritato plauso per la calendarizzazione degli impegni sull’energia, tocca ora alla Svezia. Il Paese scandinavo ha fatto richiesta di aderire alla Nato, ma trova l’opposizione della Turchia. Il braccio di ferro diplomatico tra i due Paesi potrebbe complicare il lavoro svedese al Consiglio. Per ora, comunque, le priorità rimangono sicurezza, competitività, transizione energetica, valori democratici e Stato di diritto.
Da luglio poi la presidenza spagnola. Nonostante le posizioni europeiste del governo attuale, non è comunque possibile prevedere le priorità del Consiglio durante il semestre spagnolo perché, ancora una volta, un Paese europeo alle prese con elezioni nazionali sarà presidente di turno del Consiglio.
La situazione complessa europea è comunque da relativizzare: simili le complessità in altre aree geografiche. Rimane che l’Unione europea si trova in un momento di scossoni geopolitici a gestire crisi nuove a una velocità a cui, storicamente, non è abituata.
Sarà ora centrale trovare una soluzione sistemica per risolvere le crisi in corso che sembrano dover rimanere per diversi mesi: crisi energetica, spirali inflazionistiche e possibili rischi di recessione in alcuni Paesi europei, tensioni con la Russia, necessità di aumentare la sicurezza del continente, non solo a livello militare, ma anche digitale.
La crisi energetica è per ora in pausa. I prezzi sono a livelli accettabili, per via di una serie di fattori, tra cui le temperature più alte della media stagionale in Europa e stoccaggi a livelli record. Sarà ora necessario evitare impennate improvvise come durante l’estate scorsa, quando i Paesi membri si sono trovati a competere tra di loro per le forniture di gas da Paesi terzi, spingendo i prezzi al rialzo. Storicamente è l’inverno il periodo di tensione per i mercati energetici. Anche nel 2023, come nel 2022, però, il periodo estivo sarà quello più importante per capire se l’Europa riuscirà a trovare una quadra. Da capire soprattutto come l’Ue riuscirà a coordinarsi internamente e a parlare con partner strategici.
Tra questi chiaramente gli Stati Uniti sono quelli più importanti. Ma anche in questo caso la situazione non sembra rosea: l’Inflation reduction act (Ira) sta creando una competizione tra Ue e Usa in campo di rinnovabili e idrogeno. L’Ira sarà lanciato ufficialmente a marzo. Il rischio è un’ulteriore de-industrializzazione dell’Europa; l’opportunità invece deriva dai nuovi meccanismi di supporto pubblico a cui chiaramente l’Ue sta lavorando.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha spiegato a inizio febbraio che gli investimenti presenti, nel quadro di NextGenerationEU e RePowerEU, sono “disponibili già da ora, un ponte fino a quando abbiamo una risposta sugli investimenti comuni europei di lungo periodo,” aggiungendo che le negoziazioni continueranno per nuovi schemi che potrebbero essere presentati già prima dell’estate. Nel frattempo, il primo febbraio, l’esecutivo europeo ha presentato il piano industriale del Green Deal. “I quattro pilastri del piano sono: un contesto normativo prevedibile e semplificato, un accesso più rapido ai finanziamenti, migliori competenze e commercio aperto per catene di approvvigionamento resilienti,” ha scritto la Commissione.
L’idrogeno sembra essere un tema importante a livello europeo, anche perché lo è in Germania, chiamata a trovare una soluzione di lungo periodo per conciliare le diverse anime del governo in carica: le ambizioni verdi, le ambizioni sociali e quelle economiche.
La Germania ha però travisato altre forme d’energia, come il biogas e il biometano. Pur essendo il primo produttore in Europa, sta diminuendo i sussidi per la produzione di biogas da prodotti agricoli. Al momento l’Italia ha buoni margini di manovra e la potenzialità di diventare il primo produttore di biogas in Europa. Questo dipenderà da politiche nazionali e da una serie di norme a cui le istituzioni europee stanno lavorando, tra cui la Direttiva Rinnovabili e la Direttiva che ristruttura il quadro sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità.
Le “energie verdi” non sono più solo oggetto di politiche climatiche, ma una necessità strategica. Ancora più chiaro il caso del fotovoltaico. La presidente von der Leyen ha sottolineato che a metà marzo la Commissione presenterà la propria proposta per il Net Zero Industry Act. Le novità in arrivo, unite a una maggiore guidance da parte della Commissione e una semplificazione per procedere con gli aiuti di Stato, potrebbero tamponare le difficoltà. I nuovi fondi, e le relative negoziazioni, definiranno poi gli strumenti di lungo periodo del Vecchio Continente. Questo il nodo principale dell’anno.
Da non sottovalutare poi il rischio di nuove crisi. I rapporti con la Cina, con il Regno Unito e i Balcani sono al momento complessi, ma sotto controllo. Ma l’aggressione russa all’Ucraina ha dimostrato che smottamenti inaspettati sono spesso dietro l’angolo.