Il mondo dell’automobile guarda sempre di più verso la sostenibilità. Se il 2017 è stato l’anno dell’auto elettrica, con Paesi come Francia, Germania e Cina che hanno dichiarato di voler mettere al bando entro i prossimi 20 anni le auto a diesel e benzina, e con l’arrivo sul mercato di decine di modelli a prezzi finalmente accessibili, il 2018 potrebbe essere l’anno dell’economia circolare.
Quello dell’automotive è indubbiamente un mondo di sprechi: per unità di persona trasportata richiede immense quantità di petrolio per muoversi ma anche una ampia quantità di materia, sotto forma di componenti destinate a finire schiacciate dallo sfasciacarrozze, dopo essere state – nel migliore dei casi – disassemblate.
Secondo l’ultimo report dell’unità di Accenture sull’economia circolare, “Redefining competitiveness through the circular economy”, ci sono opportunità concrete per i big dell’automobile. Si tratta di innovare i propri modelli di business e tagliare i costi su materiali e risorse, promuovendo la life-extension di tante componenti. Non solo: economia circolare significa anche minimizzare lo spreco di materia. Un’auto infatti giace per circa il 95% del suo tempo vita inutilizzata. Un mezzo car-sharing invece è attivo per oltre il 40% del suo tempo.
Economia circolare significa quindi passare dall’auto di proprietà al prodotto-come-servizio. Secondo il manager Paolo Lugiato, esperto di mercati energetici, «nelle grandi città l’automazione e i costi ridotti delle auto elettriche aumenteranno sempre di più la diffusione del car-sharing. Il self-driving potrà rendere le flotte “regionali” o addirittura nazionali. Questo comporterà la lenta fine dell’auto di proprietà. Saranno le stesse case automobilistiche a offrire servizi di car-sharing».
A breve termine le aziende dovranno investire invece sulla trasformazione della linea di produzione, puntando al recupero degli scarti e alla rigenerazione (remanufacturing) delle automobili a fine vita.
A guidare questa rivoluzione c’è il gruppo francese Renault, il primo ad aver realizzato una fabbrica di remanufacturing di automobili. Nella factory, sita a Choisy-le-Roi, nella periferia di Parigi, 325 addetti lavorano per reingegnerizzare componenti usate che vengono venduti come pezzi di sostituzione al 50-70% del loro prezzo originale, con una garanzia di un anno, generando entrate per circa 250 milioni di euro l’anno. Qua ci si occupa di reingegnerizzare alcuni sottogruppi meccanici fuori uso (come pompe dell’acqua o parti del motore) e di gestire e trattare un ampio spettro di materiali dismessi da veicoli portati alla rottamazione.
Il processo è interamente pensato per potenziare gli attuali processi di riciclo componenti minimizzando il lavoro di modifica o trasformazione delle parti. Dunque i nuovi volanti, ad esempio, sono disegnati partendo da quelli delle generazioni di auto precedenti, dove le migliorie tecniche diventano addizionalità sui pezzi esistenti recuperati. Rigenerati, sono quindi testati ampiamente per certificarne la sicurezza e montati sui veicoli di ultima generazione.
In questo modo si favorisce un ciclo ristretto (closed loop) della materia, trasformando rottami in pezzi di alta qualità, evitando completamente il downcycling. Renault facendo così ha ridotto i consumi di elettricità dell’80%, quasi il 90% di quelli idrici, e una riduzione dei rifiuti del 77%.
Anche Fiat-Chrysler Automobiles (FCA) ha deciso di investire verso la circular. Il Gruppo ha creato una vera e propria strategia di design di processo circolare puntando su numerosi elementi. Come la scelta di materiali per alcuni veicoli bio-based, facilmente riciclabili, fibre naturali come il kenaf e la juta, o materia rinnovata come il nylon riciclato oppure la riduzione del consumo di acqua nella filiera (-27,5% dal 2010) e di scarti (-18,7%), con taglio delle emissioni di quasi un decimo. Il remanufacturing si concentra soprattutto per i ricambi, riducendone così i costi per i consumatori e il volume di scarti destinati alla discarica.
Per toccare da vicino l’impegno del Gruppo bisogna visitare lo stabilimento di Cassino, in Italia, uno dei più avanzati al mondo, con 4.300 dipendenti che producono le Alfa Romeo Giulietta, Giulia e Stelvio.
Lo stabilimento laziale di FCA è “zero waste” (obiettivo raggiunto dal 2000): neanche un grammo di scarti o rifiuti industriali viene inviato a discarica. Dato che il 100% dell’energia elettrica utilizzata dallo stabilimento proviene da fonti rinnovabili e il 100% delle emissioni legate all’uso di energia termica sono compensate, lo stabilimento di Cassino è anche “zero CO2 emission”.
Tanta attenzione anche al recupero dell’acqua utilizzata nelle cabine di verniciatura per raccogliere le particelle di colore che non si depositano sulla carrozzeria. Questa viene raccolta, depurata e ricircolata nella medesima cabina.
Ma ancora più innovative sono le tecnologie usate per la stesura della mano di fondo: per non impiegare nemmeno una goccia d’acqua sono state adottate delle cabine che impiegano una tecnologia rivoluzionaria “a secco”. Le particelle di vernice in eccesso sono raccolte da un flusso d’aria e assorbite da speciali filtri, che vengono poi avviati ad attività di recupero, rendendo anche la vernice “circolare”.
Secondo il report di Accenture i vantaggi economici per chi non rimarrà indietro dalla rivoluzione imposta dall’economia circolare potrebbero essere ingenti: le aziende che investiranno in disruptive tecnologies e innovazioni di business circular vedranno un valore aggiunto di 400-600 miliardi entro il 2030. «La profittabilità delle auto uscite da processi di economia circolare e messe sul mercato con nuove linee di business (Uber car, regional automated car-sharing, ecc.) potranno avere una profittabilità tre volte più alta delle classiche auto vendute al concessionario», si legge nella conclusione del report.
Quando stava per uscire l’iPhone nessuno immaginava come il telefonino sarebbe divenuto l’oggetto più importante delle nostre vite. Lo stesso potrebbe accadere oggi con la rivoluzione elettrica, automatizzata e circular dell’automobile. L’auto di domani sarà qualcosa d’altro.
* giornalista e autore del libro “Che cosa è l’economia circolare”, edizioni Ambiente, 2016