È dai tempi di Bush e Berlusconi che non si era vista una simile convergenza tra l’Italia e gli Stati Uniti e tra gli Stati Uniti e l’Europa. Erano evidenti, al recente vertice del G20 di Roma, il grande rispetto reciproco, valori comuni e priorità coincidenti tra il Presidente Joe Biden, il Primo Ministro italiano Mario Draghi e il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen su una serie di questioni, come il cambiamento climatico e importanti temi sociali.
Prendiamo il cambiamento climatico. Alla Cop26, la delegazione americana è arrivata con 13 membri del Gabinetto, mostrando l’approccio trasversale di Biden sul cambiamento climatico e sugli impegni degli accordi di Parigi. Il 5 novembre, il Congresso lo ha aiutato a compiere la sua promessa di trasformare gli Usa in un Paese più verde e più equo approvando una prima legge sulle infrastrutture – un investimento di 1.200 miliardi di dollari (di cui 50 destinati alla lotta contro il cambiamento climatico, 66 per investimenti in trasporti pubblici verdi, etc…). La seconda tranche della legislazione, il Build back better act, è uno stanziamento di 1.750 miliardi di dollari, di cui 555 per rendere l’economia più verde. Insieme queste due leggi possono creare 650 mila posti di lavoro, un programma di investimenti che non si vedeva dagli anni ‘30.
Alla Cop26, la delegazione americana è arrivata con 13 membri del Gabinetto, mostrando l’approccio trasversale di Biden sul cambiamento climatico e sugli impegni degli accordi di Parigi
In materia di politica sociale c’era stata l’iniezione, nel marzo 2021, di un blocco di 1.9 miliardi di dollari per stimolare la ripresa, comprendente tra l’altro un credito fiscale mensile di 300 dollari per ogni figlio che ha dimezzato la povertà infantile nel Paese e ha aiutato molte donne a tornare sul mercato del lavoro, riducendo la disoccupazione al 4,6% in ottobre (durante la pandemia, 3 milioni di loro avevano dovuto rinunciare a lavorare). Anche il Build back better act ha una forte componente sociale e comprende tra l’altro una riduzione del costo dell’assicurazione sanitaria, 400 miliardi di dollari per le scuole materne, nonché 4 settimane di congedo di maternità pagate e congedo di malattia. Ciò sarà un altro stimolo per ridurre la disoccupazione femminile. È previsto che questo provvedimento sia finanziato aumentando le imposte sul reddito dei più ricchi e con l’imposta minima del 15% sugli introiti delle società appena concordata dal G20.
Biden ha anche mostrato di essere pronto a impegnarsi nuovamente sul fronte regolamentare attraverso il dipartimento del Lavoro, la Occupational safety and health administration (Osha), per allineare meglio gli Usa con gli standard di protezione dei lavoratori, e con la Security exchange commission (Sec) per tutelare meglio gli investitori sui rischi ambientali e sociali delle aziende quotate, arrivando a una maggiore convergenza con l’Europa su queste tematiche.
Cosa significherà tutto ciò per l’Italia e per l’Europa?
Per cominciare, una ripresa americana aiuterà il resto dell’Europa – e l’Italia- a emergere più rapidamente dalla recessione post-pandemica. Vista l’importanza per l’economia italiana dell’industria turistica e dei servizi, il ritorno degli americani in uno dei loro Paesi preferiti è destinato ad avere un effetto rilevante. Gli americani hanno seguito con apprensione i primi mesi della pandemia in Italia e si sono dimostrati molto solidali.
Perciò, aspettatevi che gli americani ritornino e contribuiscano ad alimentare la ripresa in Europa, ma soprattutto in Italia. Possiamo anche ringraziare la Cnn e la serie di Stanley Tucci, “In cerca dell’Italia: cosa c’è sul menù?”, filmata in luoghi straordinari, che ha rinfocolato il desiderio di visitare l’Italia. Investimenti nell’espansione dell’internet veloce in entrambi i Paesi, stimoleranno sicuramente anche la crescita del mercato online di prodotti di nicchia delle tante piccole imprese italiane. Infine, in tema di sentimenti verso l’Italia, non si può trascurare l’ammirazione e il rispetto degli americani per la persona che li ha guidati attraverso la pandemia, l’italo-americano Anthony Fauci, ora consigliere medico principale del Presidente degli Stati Uniti.
In secondo luogo, dato l’impegno italiano pionieristico in tema di fonti rinnovabili (l’Italia è il terzo Paese europeo sia per produzione che per consumo di elettricità da fonti rinnovabili) la nuova enfasi americana sulle energie rinnovabili e sulle auto elettriche favorirà le aziende che hanno investito per tempo negli Usa – come ha fatto l’Enel molti anni fa – scommettendo su un crescente interesse americano per le fonti rinnovabili, a partire dall’avvento della presidenza Obama, e creando poli di innovazione in Italia e negli Stati Uniti. La Stellantis pure beneficerà della sua posizione consolidata con la Chrysler e del maggior impegno americano per la diffusione dei veicoli elettrici, compreso nella nuova legge sulle infrastrutture (7.5 miliardi di dollari per la diffusione sul territorio di punti di ricarica).
Infine, non dimentichiamo le aziende Italiane con tecnologie di punta nel settore della sostenibilità, come dimostra una vasta gamma che va dalla Snam con i suoi importanti investimenti nell’idrogeno come fonte rinnovabile, alle Pmi italiane con proposte sostenibili, come la Cmc Machinery di Perugia, nella quale Amazon ha appena investito con il suo Climate fund, data la loro expertise in imballaggio sostenibile (una necessità fondamentale con la crescente domanda in e-commerce).
Si prospettano quindi sinergie tra Ue e Usa su temi di politiche sociali. Si attende la direttiva Ue che richiederà a tutte le imprese dell’Unione e non, che operano sul mercato europeo, di rispettare una “due diligence” obbligatoria su impatti ambientali e sui diritti umani dei loro prodotti e servizi, per tutta la loro catena di valore, e di rimediare agli impatti negativi.
Si prospettano sinergie tra Ue e Usa su temi di politiche sociali. È attesa la direttiva europea che richiederà una “due diligence” su impatti ambientali e diritti umani
Con una maggiore convergenza sui principi centrali del diritto del lavoro, potrebbe esserci uno sforzo comune tra Usa ed Europa per sradicare il lavoro forzato e il lavoro minorile dalle catene di approvvigionamento delle aziende, e indurre maggiore cautela per l’approvvigionamento da regioni (come il Xinjiang in Cina) dove esistono documentati problemi di lavoro forzato. I pannelli solari possono essere il primo test, dato che in tutto il mondo il 45% del polysilicone adoperato nella loro fabbricazione proviene dal Xinjiang. Il caso del cobalto usato nelle batterie per le auto elettriche ricorrendo al lavoro minorile, nella Repubblica Democratica del Congo, potrebbe rappresentare un altro test interessante, così come quello del litio ricavato in aree desertiche usando le limitate risorse idriche dei popoli indigeni.
Pertanto, nelle politiche climatiche così come in quelle sociali, troveremo nei prossimi anni un gran numero di sfide per Usa, Europa e Italia, ma con questo allineamento politico, alimentato dalla ripresa economica americana e da amicizia e rispetto reciproco, i prossimi anni potranno essere caratterizzati da nuovi progetti transatlantici pubblici e privati.
Un’ultima considerazione: le elezioni congressuali di mezzo termine, l’anno prossimo, potrebbero intaccare la capacità del governo di legiferare; tuttavia, una volta approvati gli stanziamenti attualmente sul tappeto, l’attuazione del programma potrà essere assicurata in via amministrativa.