I ministri dell’Energia e dell’Ambiente dei 22 Paesi che hanno sottoscritto l’iniziativa “Mission Innovation”, assieme a quelli che hanno aderito successivamente, saranno a Pechino dal 6 al 8 Giugno. Si tenterà un balzo in avanti in favore di energia, ambiente e clima. Un’operazione resa più ardua oggi, con l’Accordo di Parigi esposto a molti venti contrari.
A novembre 2015, quando a dominare era l’entusiasmo della COP21, il programma “Mission Innovation” (siglato tra gli altri da Italia, Unione europea, Stati Uniti, Messico, Brasile, India, Cina), si presentava già ambizioso: raddoppiare gli investimenti nazionali in ricerca energetica nel corso di 5 anni e collaborare con gli investitori privati che vantano una leadership nei settori chiave al fine di portare l’innovazione dal laboratorio di ricerca al mercato.
Per dare un’idea dello sforzo necessario, l’Italia, che presenta una baseline 2013 di investimenti in ricerca pubblica nei settori energetici di interesse prioritario pari a circa 220 M€/anno, dovrà gradualmente incrementarli fino a raggiungere i 440 M€ a fine 2020.
“Mission Innovation” è suddivisa in 7 “Innovation Challenges” (IC), ciascuna dedicata a un diverso per settore tecnologico strategico su cui far convergere gli investimenti aggiuntivi di ricerca e sviluppo.
Il nostro Paese è co-leader, assieme a Cina ed India, della IC 1 – Smart Grids (reti elettriche intelligenti).
In vista del workshop mondiale che si terrà – in concomitanza con gli impegni dei ministri nei lavori di CEM-8 e MI-2 – al China National Convention Center su questo tema, dove interverranno esponenti scientifici e rappresentanti governativi, abbiamo rivolto alcune domande a Luciano Martini, che guida la rappresentanza italiana su IC 1 Smart Grids.
Martini lavora presso RSE, il centro di ricerca sull’energia con sede a Milano che realizza numerosi progetti finanziati dal Fondo Italiano per la Ricerca sul sistema elettrico, ha una forte presenza in campo europeo ed è da molti anni alla guida del Joint Programme europeo di EERA (European Energy Reaseach Alliance), che comprende i principali centri di ricerca europei sulle smart grids.
Dr. Martini, cosa dobbiamo aspettarci da questa iniziativa internazionale per l’energia pulita e l’innovazione energetica?
Le infrastrutture energetiche europee rappresentano assets rilevanti e strategici per le economie nazionali e sono sempre più legate da interconnessioni importanti. È evidente che, pur in una situazione di mercato libero, gli Stati vogliano garantire agli utenti un accesso all’energia sicuro, economico e sostenibile anche da un punto di vista ambientale.
Si è però giunti a un punto in cui occorre pigiare sull’acceleratore per trovare soluzioni che attualmente non sono ancora disponibili, per poter sfruttare le fonti di energia rinnovabili meno impattanti e più diffuse (come l’energia solare ed eolica). Questo implica un cambio di marcia a livello globale e una fertilizzazione reciproca tra gli Stati che hanno deciso di impegnarsi.
Quanto è importante lavorare sulla rete elettrica per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo energetico?
Lo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia, specialmente quelle non programmabili come quella solare ed eolica, pone inevitabilmente il problema del bilanciamento tra la produzione e il consumo di energia, che deve essere sempre perfettamente in equilibrio per garantire la fornitura all’utente finale. Fortunatamente i progressi tecnologici nell’automazione di rete, nelle comunicazioni e nei dispositivi elettronici consentono di fornire soluzioni adeguate, anche se diverse da caso a caso, in moltissime situazioni.
Le tecnologie di rete sono quindi un fattore abilitante fondamentale per sistemi elettrici come quelli dei due colossi asiatici, in tumultuoso sviluppo, ma anche per il sistema italiano, che ci viene invidiato per affidabilità e qualità della fornitura, ma che necessita di una forte innovazione.
Quali sono gli interessi italiani sulle smart grids di cui si farà portavoce a Pechino?
Riteniamo che l’occasione sia propizia per testimoniare l’eccellenza italiana nel campo delle reti elettriche innovative e l’importanza della ricerca, che in Europa è fortemente integrata con le applicazioni e le dimostrazioni degli operatori di rete. Certamente le condizioni dei sistemi extraeuropei sono assai diverse, ma molta della nostra esperienza è stata accolta con entusiasmo dai colleghi cinesi e indiani con i quali condividiamo la guida del gruppo.
Possiamo sperare in un ciclo più consistente di investimenti per questo particolare settore energetico?
Il Fondo per la Ricerca sul sistema elettrico nazionale è una realtà importante che va sicuramente valorizzata e potenziata per questa sfida, estremamente importante per la nostra economia. Inoltre, abbiamo già segnali che le imprese italiane, alcune delle quali impegnate nel WEF, World Economic Forum (quello di Davos, per intenderci), sono pronte a costruire sinergie tra gli operatori economici e industriali rappresentati dal Forum e le rappresentanze dei paesi aderenti a “Mission Innovation”, proprio sul tema delle smart grids, la tecnologia abilitante per eccellenza quando si parla di energia pulita.