Il 6 giugno scorso, a Milano, sono intervenuto all’evento “Innovazione e sostenibilità: manager per il futuro dell’Europa”, organizzato da CEC European Managers, in collaborazione con Cida e Regione Lombardia.
L’iniziativa ha rappresentato un importante momento di riflessione sui tumultuosi cambiamenti a cui il nostro continente deve far fronte e sull’importanza di valorizzare il ruolo della managerialità nel vivo del dibattito sul futuro dell’Ue.
Oggi, infatti, siamo chiamati a operare in un contesto dagli equilibri geopolitici quantomai fragili e da sfide in termini industriali, sociali e ambientali che, per essere vinte, non possono prescindere da una visione manageriale strategica e competente.
Federmanager, come principale federazione all’interno di Cida, membro nazionale di CEC, è convinta che oggi più che mai serva dare consistenza a una voce manageriale europea forte, coesa e autorevole.
Una voce che sia capace di incidere nel dibattito istituzionale e nella definizione di quelle politiche industriali che hanno impatti diretti sulle imprese.
Sappiamo infatti che è a Bruxelles che si giocano le partite decisive per rilanciare la competitività industriale e, di conseguenza, il lavoro di milioni di persone. In questa prospettiva, il contributo delle competenze manageriali è, una volta di più, fondamentale.
Perché sono i manager, protagonisti nelle imprese, a dover far comprendere quali politiche stimolare per tutelare filiere industriali che si dimostrino resilienti e al contempo innovative.
Ma tanti altri sono anche i temi di interesse dell’agenda Ue su cui i manager devono far sentire la loro voce, senza sterili tatticismi: dalla transizione digitale che impone una governance dell’IA che sia etica, inclusiva e funzionale alla crescita umana e del business, alla transizione green, che deve definire soluzione di decarbonizzazione credibili.
E, anche sotto questo profilo, come non pensare alla questione dei costi dell’energia! Senza una vera riforma del mercato e una gestione più equa dei prezzi, vi è il rischio di frenare irrimediabilmente la crescita dell’Unione. E non possiamo permettercelo.
Vi sono altresì questioni a immediato impatto per noi manager. Pensiamo a quella del mercato del lavoro manageriale, che deve essere reso più dinamico, favorendo una mobilità transfrontaliera finalizzata a premiare il merito “oltre i confini”;
e poi al rafforzamento del welfare contrattuale integrativo, a partire dalla sanità integrativa e dalla previdenza complementare: pilastri-chiave per garantire stabilità e inclusione sociale in una fase di profondo mutamento demografico.
Abbiamo di fronte ambiziosi traguardi, ma è impossibile raggiungerli in solitaria. Per tale ragione, Federmanager intende lavorare con CEC e le organizzazioni partner al fine di strutturare solide posizioni comuni che, con una voce una voce unitaria, sappiano parlare a istituzioni, cittadini e imprese.