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Formazione digitale, cosa chiedono manager e imprese

I manager italiani sono tra i migliori al mondo, fra i più richiesti in molti settori, hanno ottime doti di flessibilità e competenze, ma una cultura non ancora sufficiente specialistica sui contenuti di Industria 4.0. Per questo, con Fondirigenti, abbiamo deciso di scommettere, già dallo scorso anno su questi temi. L’ultima iniziativa in ordine di tempo, l’Avviso 1/2017 ha previsto 6,5 milioni di euro – 15 mila euro ad azienda – per la formazione manageriale, su quattro diverse aree di intervento: 1) raccolta, gestione, integrazione e analisi dati a supporto del business aziendale; 2) sicurezza e privacy dei dati e delle informazioni aziendali; 3) e-reputation, promozione/vendita dei propri prodotti e servizi; 4) processi organizzativi e/o produttivi.

Alla scadenza prevista per l’Avviso, il 20 settembre scorso, abbiamo ricevuto richieste per oltre 10 milioni 460 mila euro, equamente distribuiti tra grandi e piccole imprese, a conferma di un’esigenza sentita a tutti i livelli e settori, a prescindere dalla classe dimensionale delle imprese. Sui temi legati allo sviluppo digitale, le nostre imprese manifestano una forte volontà di recupero rispetto del ritardo che da molte parti ci viene imputato sulle competenze per la globalizzazione, la digitalizzazione, l’innovazione.

Non da ultima l’Ocse, nel recente rapporto sulle competenze, ha dichiarato che l’Italia è intrappolata in un low-skills equilibrium, un basso livello di competenze generalizzato: una situazione in cui la scarsa offerta di competenze del sistema formativo è accompagnata da una debole domanda da parte delle imprese. In altre parole, la formazione è uno strumento cui ancora le imprese ricorrono poco, anche per la difficoltà a individuare le competenze giuste, dovuta in parte allo scarso collegamento tra ricerca, formazione e industria.

A salvare la situazione intervengono il problem solving e la velocità di apprendimento dei nostri lavoratori e dirigenti, la proverbiale arte di arrangiarsi, che in un futuro molto prossimo potrebbe rivelarsi non più sufficiente. E’ Il fenomeno dello skills mismatch, il disallineamento delle competenze rispetto alle richieste del mondo produttivo, che penalizza la crescita economica dell’intero Paese, per cui una crescita più forte e più stabile potrà avvenire solo se le imprese saranno capaci di usare pienamente ed efficacemente le risorse e professionalità a loro disposizione.

L’importanza della formazione è stata recentemente ribadita anche dal Piano nazionale Impresa 4.0, che ha previsto anche strumenti di defiscalizzazione per interventi formativi alle imprese, visto il gap dell’Italia, di 2,5 punti percentuali rispetto alla media dell’Ue, per ricorso alla formazione continua. Dal nostro osservatorio possiamo dichiararci ottimisti. Anche per quest’ultimo Avviso 1/2017 la richiesta è risultata di molto superiore alle risorse stanziate, a conferma del forte interesse di imprese e manager, a ‘riallinearsi’ su questi temi.

La domanda è, come sempre, più concentrata nei territori con il maggior numero di aderenti: l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia rappresentano il 60% dei Piani formativi presentati, mentre si conferma la difficoltà del Sud ad accedere a questo strumento di finanziamento, per cui andranno studiate specifiche iniziative per favorire la disseminazione delle nostre attività in quei territori. Rispetto ai contenuti, lo sviluppo dei processi organizzativi e produttivi è risultato il tema più ‘gettonato’, seguito a poca distanza dallo sviluppo del business e digitalizzazione dei processi, e alla promozione e commercializzazione dei prodotti/servizi.

Si apre ora la fase di valutazione, rispetto alla quale dallo scorso anno, abbiamo introdotto un sistema basato sul merito, per premiare la qualità. La valutazione è infatti affidata a una Commissione esterna di esperti, che proporrà al Consiglio di Amministrazione la graduatoria dei Piani ammessi al finanziamento, per la successiva pubblicazione sul sito di Fondirigenti. Il successo dell’iniziativa ci dimostra comunque che imprese e manager rispondono con entusiasmo, se si individuano giusti strumenti e obiettivi.

I fondi interprofessionali rappresentano, nel nostro Paese, il principale strumento per ridurre i gap formativi. Fondirigenti si conferma il maggiore tra i Fondi per i dirigenti (conta oltre 13 mila imprese aderenti per 76 mila manager) e il quinto, tra tutti i Fondi attivi in Italia, in termini di risorse raccolte.  Le indagini condotte da Fondirigenti sui fabbisogni delle imprese e dei dirigenti, hanno permesso di evidenziare per il futuro alcune priorità d’azione.

La prima è l’importanza di sviluppare strategie e piani di trasformazione digitale, anche attraverso la messa in rete di informazioni e buone pratiche. La parola d’ordine è integrazione tra i diversi attori dello sviluppo, un’esigenza ancora più sentita in uno scenario come il nostro, in cui le piccole imprese rappresentano più dell’85 per cento del totale, e circa il 70 per cento dell’occupazione del Paese.

Un’altra priorità è disporre di strumenti di diagnosi accurati del grado di “maturità” tecnica e organizzativa, per definire le strategie di intervento. Industria 4.0 rappresenta un nuovo modo di fare impresa e le scelte di transizione al digitale, devono saper cogliere i legami stretti tra le dimensioni hard e soft, tra tecnologia e competenze, da sviluppare contestualmente.

La terza priorità riguarda l’identificazione di fonti qualificate a cui rivolgersi per conoscere i trend dell’innovazione, i famosi centri di competenze o Digital Innovation Hub, deputati ad integrare i diversi soggetti sul territorio, le cinghie di trasmissione indispensabili tra il mondo della ricerca e quello dell’industria. Questi i temi portanti dello sviluppo, su cui Fondirigenti continuerà in futuro ad investire.

*   Presidente Fondirigenti