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Filantropia e attivismo

Emancipazione femminile e sostegno ai più deboli: le nobili cause di una vita straordinaria, quella di Sofia Ravasi. Protagonista del fermento culturale milanese, amica di Maria Montessori e mente rivolta al futuro.

Nel 1983 l’imprenditore Livio Garzanti, in ricordo della madre Sofia Ravasi, istituisce la Fondazione Ravasi, che dal 2018 diventa “Fondazione Ravasi Garzanti”.

Mentre la biografia dell’editore è nota, la figura della madre merita di essere approfondita per capire meglio il suo impegno sociale e culturale nella Milano della prima metà del Novecento e il suo ruolo nella filantropia femminile italiana.

Sofia Ravasi nasce a Milano il 5 dicembre 1886 da una famiglia di industriali della seta. Dopo gli studi classici, perfeziona la conoscenza della lingua e letteratura francese e nel 1910 pubblica il saggio “Leopardi e M.me de Staël” che mette in luce le influenze reciproche delle loro opere. Accanto all’attività di insegnante, inizia a collaborare con l’Institut français di Milano, facilitando lo scambio tra artisti e intellettuali dei due Paesi.

In questi anni inizia il suo percorso di impegno sociale per la promozione dell’istruzione e dell’emancipazione delle donne collaborando a riviste come “Vita fraterna“, periodico milanese che Piero Gobetti descrive come “rivista di apostolato mazziniano, specialmente indirizzata alle lettrici”, e il “Bollettino” dell’associazione femminile milanese Lyceum.

Durante la Prima Guerra mondiale si dedica all’assistenza alle persone più fragili, fornendo sostegno morale e materiale alle famiglie colpite dalla guerra.

Questa esperienza la porta a incrociare l’Unione femminile nazionale, fondata nel 1899 a Milano per portare avanti i temi dell’emancipazione delle donne.  Nel 1917 assieme a Paola Tarugi dirige il settimanale “La voce nuova. Giornale delle donne italiane”. La rivista è tra i sostenitori del congresso per il suffragio femminile del 1919 a Milano.

Nel 1920 sposa l’imprenditore Aldo Garzanti e l’anno successivo nasce il figlio Livio.

Seguono anni di grande attivismo, in cui viene chiamata dal Comitato di assistenza presso la Corte d’appello di Milano per condurre un’inchiesta sulle condizioni dell’infanzia in Lombardia. Il suo interesse per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni continua con l’organizzazione del ciclo di conferenze “Il giornale parlato” presso la casa editrice Garzanti.

Nel 1946 dà vita alla Scuola per assistenti sociali presso la Società umanitaria di Milano, contribuendo a fornire formazione e competenze necessarie per lavorare alle fasce svantaggiate della società

Dopo la fine del conflitto aderisce alla Federazione italiana donne nelle arti e nelle professioni (Fidapa). Nel corso del suo mandato come Presidente nazionale dal 1953 al 1956, organizza conferenze e seminari su tematiche come l’istruzione, la formazione professionale, la parità di genere e i diritti delle donne.

Nel 1946 dà vita alla Scuola per assistenti sociali presso la Società umanitaria di Milano, contribuendo a fornire formazione e competenze necessarie per lavorare alle fasce svantaggiate della società.

Uno dei suoi contributi più significativi alla cultura italiana è legato all’amicizia con Maria Montessori, con cui dal 1948 intraprende una fitta corrispondenza, divenendo una convinta sostenitrice dei suoi metodi pedagogici. Dal 1949 fa pubblicare da Garzanti tutte le sue opere e in pochi anni promuove l’apertura di tre “Case dei bambini” in diverse zone di Milano.

Sofia Ravasi si spegne nel capoluogo lombardo il 23 ottobre 1977.

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