Incertezza del quadro normativo e ideologia: sono queste le due sirene che, da sempre, distraggono i timonieri della governance nazionale per l’energia, allontanando il nostro Paese dalla rotta verso la competitività, l’efficienza e la sostenibilità del sistema.
Il comparto italiano dell’energia si misura, da anni, con una legislazione plurale, mutevole e contraddittoria, mentre il mercato, la tecnologia e le aspettative dei consumatori evolvono verso una complessità, da governare come opportunità o da subire come ostacolo.
Non solo. La valutazione di merito delle diverse fonti energetiche sembra essere, spesso, affidata alle categorie del Giusto o dello Sbagliato, del Buono o del Cattivo: implicazioni di natura ideologica – più che tecnologica, scientifica, economica – entrano prepotentemente nel dibattito mediatico e istituzionale, finendo con il condizionare le scelte del legislatore e le opinioni del cittadino.
Su questo scenario si riflettono gli inevitabili riverberi provenienti dai palcoscenici internazionali. Ne è un esempio la mesta conclusione del G7 Energia, che, a Roma, ha fornito un assaggio del nuovo approccio dell’amministrazione Trump in fatto di climate change.
Il ritiro, ampiamente annunciato, della maggiore economia globale da un impegno concreto per la riduzione delle emissioni da combustibili fossili fa il paio con un riassetto senza precedenti della geopolitica dell’energia.
Un capovolgimento che vede Africa, Sud America e Cina intraprendere percorsi strutturati e convincenti di riconversione sostenibile dell’economia, insidiando Europa e Stati Uniti nel ruolo di nuovi “continenti verdi”.
Il risultato di questi sommovimenti è molto concreto e assai poco speculativo: burocrazia lenta, incertezza regolatoria e quadro internazionale spingono l’industria energetica nazionale a investire all’estero.
Nel 2016, le grandi utility italiane ed europee hanno concentrato gli investimenti in Brasile, Cile, Perù e Messico, attrattivi per l’abbondanza delle risorse naturali e la presenza di una legislazione stabile e intellegibile.
La digitalizzazione del sistema elettrico e la ripresa delle rinnovabili si candidano a essere i motori di un reale rilancio del comparto elettrico che, tuttavia, sta imboccando la strada dell’estero, privando l’economia italiana di capitali e occupazione.
Dalla SEN – Strategia Energetica Nazionale – ci attendiamo nulla di meno che una direzione di marcia. Un indirizzo chiaro che realizzi la transizione energetica, attraverso lo sviluppo di mercati basati su tecnologie energetiche innovative e pulite e attraverso misure di sostegno non distorsive.
L’approccio anticipato dal Ministro Calenda contiene elementi ampiamente condivisibili ma altrettanto difficili da combinare: conseguimento degli obiettivi derivanti dai trattati internazionali (Conferenza di Parigi), sicurezza degli approvvigionamenti e della rete ed efficienza energetica.
Dall’articolazione effettiva di questi capisaldi all’interno della SEN dipenderà la sua reale capacità di essere strumento concreto al servizio delle imprese italiane e dei consumatori.
Che la prospettiva sia nazionale o internazionale, è evidente che “energia” è sempre più sinonimo di economia, sostenibilità, innovazione, sicurezza.
Attorno a questi temi si snoderà, anche quest’anno, il programma del Festival dell’Energia, che torna per la decima edizione a Milano (UniCredit Pavilion), dal 7 al 10 giugno.
Con il patrocinio di Commissione europea, Presidenza del consiglio dei ministri, ministero dell’Ambiente, Camera di commercio di Milano e Fondazione Cariplo, la manifestazione esplorerà i tanti volti dell’“Energia Responsabile”, dalla mobilità del futuro ai nuovi modelli di produzione e consumo di energia.
Il Festival dell’Energia è un evento gratuito. Tutte le informazioni sul sito www.festivaldellenergia.it.
* Presidente Festival dell’Energia