Quando si parla di reti, nel settore dell’energia, si tende a focalizzare l’attenzione sulle reti di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica e sulle reti per il trasporto e distribuzione degli idrocarburi e del gas in particolare.
Ma in realtà bisognerebbe approcciare l’argomento in maniera più ampia, guardando anche ad altre tipologie di reti. Ad esempio, le reti di distribuzione dei carburanti, le reti per il teleriscaldamento ed il teleraffrescamento o guardando verso il futuro, le reti per le ricariche delle auto elettriche piuttosto che per la sostituzione delle batterie.
Tuttavia, non c’è dubbio che, con il progredire della transizione verso l’energia green e la decarbonizzazione, le sfide più importanti saranno quelle che dovranno affrontare proprio le reti per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica e del gas. Peraltro, con obiettivi tendenziali opposti, a parte la comune massimizzazione dell’impronta tecnologica. Infatti, le prime avranno esigenze legate alla forte crescita dei consumi e ad un sistema di servizi sempre più complesso e diversificato, mentre le seconde, dovranno fare fronte ad un futuro, progressivo ridimensionamento del consumo del gas naturale e alla sua parziale sostituzione con nuovi gas, quali l’idrogeno, i gas sintetici, i gas rinnovabili.
Le reti elettriche in particolare saranno chiamate a gestire una pluralità di fattori assai complessi, quali:
– il forte aumento dei consumi elettrici indotto dalla spinta verso l’elettrificazione;
– lo sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili come solare ed eolico;
– la profonda trasformazione del sistema produzione-distribuzione-consumo, sempre più influenzato dal crescente numero delle piccole e micro-unità di produzione e dal diretto accesso al mercato del consumatore-produttore come soggetto attivo (prosumer).
– la diffusione e la necessaria integrazione degli accumuli di energia, direttamente correlati alla crescita delle rinnovabili intermittenti;
– la sempre più marcata penetrazione delle nuove tecnologie nei sistemi di gestione della rete sotto la spinta della digitalizzazione, dello sviluppo delle smart grid, delle tecnologie bidirezionali come, ad esempio, la vehicle-to-grid; in altre parole, delle reti flessibili e intelligenti.
L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), monitora ed esprime le sue raccomandazioni su questi temi, che ritiene essenziali per accompagnare la transizione energetica verso obiettivi coerenti con il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 e la limitazione dell’aumento della temperatura media globale al 2100 possibilmente entro 1,5°C. In particolare, per le reti elettriche Iea valuta che, a livello globale per il 2040, occorreranno 80 milioni di km di linee nuove e/o potenziate, rilevando però che già sui target intermedi al 2030 si registrano notevoli ritardi, a causa dei colli di bottiglia dovuti, soprattutto, alla lentezza dei processi autorizzativi ed alle opposizioni locali. In termini di investimenti questi obiettivi richiederanno un raddoppio dei valori annuali impiegati dell’ultimo decennio, passando dai 330 miliardi di dollari ai 750 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.
In merito alle reti elettriche, l’Agenzia internazionale dell’energia valuta che, a livello globale per il 2040, occorreranno 80 milioni di km di linee nuove e/o potenziate
Per le reti gas, l’Iea rileva un altro ordine di problematiche, legate agli scenari sull’andamento della domanda globale di gas naturale, che influiranno sulla tempistica degli interventi di chiusura e trasformazione delle infrastrutture. Nel 2024 è stato infatti raggiunto un nuovo massimo storico di 4.200 miliardi di metri cubi, con un aumento del 2,7% sull’anno precedente. Questo trend, sia pure parzialmente ridimensionato, proseguirà anche nel 2025 e, secondo lo scenario Iea basato sulle politiche attuali degli Stati (Steps), potrebbe continuare ancora per alcuni anni, richiedendo in questo caso un ulteriore sviluppo anche delle reti per il trasporto e la distribuzione del gas naturale. Diverse sarebbero invece le prospettive nell’ipotesi che trovassero attuazione gli altri scenari Iea, basati, rispettivamente, sull’evoluzione della domanda gas secondo gli impegni presi dai vari Stati per la decarbonizzazione (Aps) e sul raggiungimento delle emissioni globali nette zero al 2050 (Nze).
In entrambi questi scenari, si arriverebbe infatti molto più rapidamente ad un ridimensionamento delle reti dedicate al gas naturale e ad una concentrazione degli investimenti per la loro riconversione e l’adattamento ai nuovi gas decarbonizzati. Peraltro, va detto che appaiono di difficile attuazione sia il primo, anche per la nuova politica Usa, sia soprattutto il secondo, per le dichiarazioni di Cina ed India di puntare alla neutralità energetica, rispettivamente nel 2060 e nel 2070.
Tutto ciò vale ovviamente a livello globale, ma è da attendersi che, a livello di aree geografiche ed in particolare per i Paesi appartenenti all’Unione europea, la tempistica sia diversa, tenuto conto degli impegni già presi e ribaditi rispetto all’obiettivo 2050.
A questo fine, per quanto riguarda le reti elettriche, la Commissione europea ha presentato, alla fine del 2023, un Action Plan for Grids che prevede 584 miliardi di euro di investimenti al 2030, per migliorare la pianificazione a lungo termine, ammodernare e raddoppiare le infrastrutture, raddoppiare la capacità di trasmissione transfrontaliera, sviluppare progetti di interesse comune e realizzare gli interventi tecnologici necessari per gestire con reti intelligenti e flessibili tutte le nuove sfide di cui si è già parlato, relative ai cambiamenti in atto ed in fieri.
Analogamente, per le reti gas, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la strategia Ue si è sviluppata su tre pilastri principali: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, rafforzamento delle interconnessioni e degli stoccaggi e transizione verso i gas decarbonizzati. Anche con riferimento al gas i target europei sono rimasti quelli base. Ma proprio gli effetti della crisi ucraina e l’impatto dovuto alla concorrenza particolarmente aggressiva della Cina per alcuni importanti segmenti dell’industria europea hanno aperto un dibattito sulla sostenibilità di alcuni dei target imposti dal Green Deal, che potrebbe incidere quanto meno sulla tempistica di alcuni degli obiettivi relativi alla scadenza intermedia del 2030.
Per le reti gas, la strategia Ue si è sviluppata su tre pilastri principali: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, rafforzamento delle interconnessioni e degli stoccaggi e transizione verso i gas decarbonizzati
In questo quadro, certamente complesso e sfidante, l’Italia si pone in una posizione di avanguardia per le qualità dei sistemi di rete sui quali già oggi può fare affidamento ed il livello tecnologico e di competenza delle aziende che li gestiscono, sia per l’energia elettrica che per il gas, sia a livello trasmissione che distribuzione.
Nondimeno, entrambi i Tso (Terna e Snam), ma è opportuno citare anche le altre aziende che gestiscono reti, sulla base degli scenari concordati in funzione del Piano nazionale integrato energia clima (Pniec) inviato a Bruxelles, in versione definitiva, a giugno del 2024, hanno impostato i propri piani di investimento sulla della road map per la transizione energetica, secondo gli impegni presi come Paese.
In particolare, Terna ha approvato il proprio Piano strategico 2025-2034 che prevede 23 miliardi di euro di investimenti finalizzati al perseguimento degli obiettivi nazionali ed europei di transizione energetica, indipendenza, resilienza ed efficienza del sistema, sviluppo di infrastrutture funzionali ai fabbisogni, maggior integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, maggiore prontezza di risposta efficiente alle richieste di connessione alla rete.
A sua volta Snam ha varato il suo piano quinquennale 2025-2029 di 12,4 miliardi di euro, che potrebbero salire a 27 miliardi di euro al 2034 se la realtà dei prossimi anni confermerà la visione attuale per quella data.
In questo primo quinquennio l’impegno di Snam si svilupperà su due direttrici:
– gli investimenti in infrastrutture gas, comunque coerenti con l’obiettivo dello sviluppo sostenibile;
– gli investimenti nel business della transizione.
L’obiettivo di fondo sarà quello di guidare l’evoluzione verso un sistema interconnesso, multi-molecola e paneuropeo, tenuto conto anche del ruolo cruciale di Snam per la sicurezza energetica dell’Europa attraverso il Gas sea corridor, che veicola il gas importato dal Nord Africa.
In questa ottica, accanto ai progetti relativi ad esigenze più attuali, riguardanti ad esempio le navi per le rigassificazione del Gnl, vanno citati quelli che guarderanno ad un futuro meno prossimo, quali: la sostituzione di 850 km di condotte con standard hydrogen-ready, la installazione di stazioni di compressione dual-fuel, il collegamento di impianti di bio-metano, lo sviluppo del trasporto e dello stoccaggio di CO2, la partecipazione a progetti d’interesse comune europeo (Pci) come il South 2 Corridor per il trasporto dell’idrogeno.
Tutto ciò perché Snam vede un futuro in cui, passando dal gas naturale a molecole alternative come idrogeno e CO2, non diminuirà ma anzi aumenterà i volumi trasportati attraverso la propria rete, servendo efficientemente la transizione.
Concludendo, visto che parliamo di reti, un accenno al recentissimo blackout che ha colpito Spagna, Portogallo e una limitata area della Francia, che secondo le ultime notizie ha causato anche delle vittime.
Non per fare commenti sulle cause, che al momento non sono ancora note, né per tornare sulla complessità dei sistemi-rete di cui si è ampiamente parlato, ma solo per sottolineare quanto il loro corretto funzionamento sia oggi essenziale per il funzionamento di un Paese e per la stessa vita delle persone.