La gestione delle risorse umane è da sempre un punto nevralgico per le aziende. Tanto più oggi, con una crisi che prospetta orizzonti incerti e una ripresa da definire nelle tempistiche e nelle modalità organizzative. Per comprendere meglio la risposta sul campo delle imprese e le misure adottate per resistere e ripartire, Progetto Manager ha incontrato Chiara Tosi Ricci Oddi, global Hr director di Bolzoni Group, e Giovanni Tamburini, vice president Hr – Emea & global facilities ehs di Kemet electronics corporation e managing director di Kemet electronics Italia.
Chiara Tosi Ricci Oddi, global Hr director di Bolzoni Group
Giovanni Tamburini, vice president Hr – Emea & global facilities ehs di Kemet electronics corporation e managing director di Kemet electronics Italia
Bolzoni Group, azienda leader nella produzione di attrezzature per carrelli elevatori è parte del gruppo statunitense Hyster-Yale e ha la sua sede operativa italiana a Piacenza. «Abbiamo da subito percepito la gravità del coronavirus e dei suoi effetti devastanti, – spiega Tosi Ricci Oddi – anche perché allertati dai managing director e dal personale che opera tra Pechino e Shangai. Piacenza è vicinissima a Codogno, il piccolo centro che ha registrato la presenza del paziente-1, quindi già da venerdì 21 febbraio abbiamo rilasciato il primo protocollo di sicurezza. Il nostro management ha lavorato poi intensamente nel week end successivo affinché, da lunedì 24 febbraio, venissero adottate le iniziali procedure di emergenza. Abbiamo interrotto le riunioni in sede, chiuso gran parte degli accessi e fornito dispositivi di protezione individuale ai dipendenti. Siamo stati anche tra i primissimi ad avere i termo scanner in sede, proprio perché ci siamo basati sulle esperienze riportate dai colleghi in Cina».
«Allertati dal nostro personale in Cina, abbiamo da subito percepito l’emergenza: il 21 febbraio avevamo già il primo protocollo di sicurezza», spiega la global Hr director di Bolzoni Group
La tempestività di intervento ha caratterizzato anche la risposta di Kemet electronics che, nei pressi di Bologna, lavora alla produzione di componentistica elettronica d’eccellenza. «Dal 24 febbraio – racconta Tamburini – abbiamo messo in smart working circa il 20% del personale, che sta operando tuttora da remoto. Per i nostri manager ciò ha comportato la necessità di ripensare sostanzialmente alcune practice organizzative, ma le continue sinergie con la casa madre negli Usa e appositi business continuity plan, su cui ci esercitiamo semestralmente, hanno consentito che la nuova modalità lavorativa fosse gestita al meglio. Più in generale abbiamo cercato di operare con flessibilità nelle relazioni con tutto il personale, supportando i dipendenti sulle possibilità di ferie o cassa integrazione».
Alla luce delle peculiari attività imprenditoriali in cui le due società sono coinvolte, la “fase 2” per entrambe si può dire già gradualmente iniziata. Tosi Ricci Oddi sottolinea che «dai primi di aprile abbiamo ripreso con alcune linee produttive perché, tra le nostre attività, alcune riguardano la fornitura verso aziende strategiche per la filiera alimentare. In questo momento stiamo lavorando con la produzione in stabilimento, mentre gli impiegati, circa 100 unità, ruotano in smart working».
Kemet electronics Italia invece ha chiuso la parte produttiva dello stabilimento per una decina di giorni e ha avviato la ripresa in due fasi: «Abbiamo ripreso il 7 aprile con una trentina di dipendenti poiché produciamo componentistica per una filiera essenziale come quella medicale – dichiara Tamburini – e dal 20 aprile abbiamo riaperto ancor di più la produzione perché nel Dpcm del 10 aprile è stato inserito un codice Ateco che ci riguarda direttamente. Teniamo molto al fatto che il personale operi in piena sicurezza, a tal fine stiamo sottoscrivendo un accordo sindacale che includa essenziali interventi di prevenzione: distanziamento, rotazione dei turni in mensa, dispositivi di protezione per tutti, igienizzazione degli ambienti e termo scanner agli ingressi».
I prossimi mesi saranno caratterizzati dall’incertezza e il percorso di ritorno alla normalità sarà strutturato per step, probabilmente da definire in corso d’opera. Le aziende provano comunque a giocare d’anticipo cercando di contemperare la tutela delle risorse umane, a tutti i livelli, con le esigenze gestionali.
«Abbiamo fiducia che, nel corso del mese di maggio, la parte produttiva si rimetta ancor più efficacemente in moto, – dichiara Tosi Ricci Oddi – stiamo lavorando con un comitato di crisi per pianificare mitigation action che minimizzino l’impatto sociale degli effetti della crisi, cercando di ricalibrare le diverse voci di costo. Come Bolzoni Group, oltre ai circa 300 dipendenti di Piacenza, abbiamo più di 500 dipendenti negli Stati Uniti, 300 in Asia e tanti altri in Europa. Io faccio parte del comitato di crisi italiano e di quello globale di Hyster-Yale, cerchiamo quindi di recepire anche le best practice internazionali per ripartire al meglio».
Oltre alle evidenti difficoltà, la crisi ha fatto emergere capacità straordinarie in termini di adattabilità e resilienza. Spiega Tamburini: «Gestire l’emergenza ha rappresentato un esercizio manageriale importante per tutti, dal punto di vista delle Hr abbiamo registrato con soddisfazione dei risultati per certi versi sorprendenti. A gennaio avevamo avviato una decina di selezioni per posizioni di medio-alto livello in azienda e siamo riusciti a perfezionare l’assunzione di sei persone anche durante il periodo di chiusura dello stabilimento. È stato importante constatare come l’azienda fosse attrattiva persino in una fase obiettivamente critica. I neoassunti hanno da subito iniziato a lavorare in smart working, integrandosi rapidamente nelle dinamiche lavorative con l’obiettivo di assicurare la continuità aziendale».
Tamburini, Kemet electronics: «Siamo riusciti a perfezionare l’assunzione di sei persone anche durante il periodo di chiusura dello stabilimento»
Anche Tosi Ricci Oddi ritiene che si possa presentare la possibilità di includere nuove professionalità nelle aziende, proprio per le esigenze che questa crisi ha sollecitato: «Si apriranno posizioni interessanti nell’ambito della protezione sanitaria, per attuare misure di prevenzione, protezione e cura in favore dei dipendenti, e dell’innovazione tecnologica. Le nuove tecnologie si stanno rivelando indispensabili nella gestione dell’emergenza, come ognuno di noi può quotidianamente appurare, ma avranno sicuramente un ruolo ancor più strategico in futuro».
E per quel che riguarda le prospettive di business? C’è cautela e consapevolezza delle problematiche particolari e di sistema, ma non manca un approccio positivo.
«Business come il nostro subiranno dei contraccolpi, – dichiara Tamburini – perché lavoriamo moltissimo con le principali aziende tedesche del settore automotive e, ad esempio, la richiesta di componentistica per veicoli di mobilità elettrica potrebbe subire una flessione. Nonostante le difficoltà preventivabili e le limitazioni che, non solo sul lavoro, accompagneranno le nostre vite per un po’, credo che ci possa essere una forte reazione positiva da parte delle persone. Con il fine ultimo di riappropriarsi della normalità, se possibile migliorandola. La crisi si sta facendo duramente sentire soprattutto dalle piccole realtà imprenditoriali che, già in difficoltà prima del lockdown, potrebbero aver subito in questo periodo la spallata definitiva. Le Pmi caratterizzano fortemente il nostro tessuto produttivo e, per sostenerle, le istituzioni italiane stanno mettendo in campo importanti dotazioni finanziarie. Auspichiamo che si possano davvero limitare i danni e che l’intero sistema Paese possa superare anche questa prova».