Il rilancio del turismo deve necessariamente passare attraverso quello dell’informazione. I giornalisti specializzati ne sono fortemente convinti, perché ritengono che per la ripresa di un settore industriale strategico, qual è quello del turismo, sia necessario potenziare la comunicazione e il flusso di notizie, che rappresentano nel mondo le eccellenze italiane.
Il danno arrecato all’immagine del nostro Paese nel periodo di lockdown è di proporzioni difficilmente quantificabili e gli operatori dell’informazione lo hanno verificato di giorno in giorno, sia nei canali online che offline. All’ondata, anche comprensibile, di notizie negative sul nostro Paese, non è corrisposta ad oggi una seria strategia di recupero dell’immagine compromessa. Nessuna campagna di promozione in grado di ridare fiducia alle aziende e all’intero comparto, che rappresenta circa il 13% del Pil nazionale, migliaia di imprese e un valore di circa 250 miliardi.
Sembra quasi che non si consideri il fatto che l’informazione rientra a pieno titolo nella filiera turistica, al pari di istituzioni, agenzie, tour operator, strutture ricettive e di ristorazione, vettori e servizi. Ciascun protagonista, infatti, rappresenta la best practice e la qualità del settore.
Tutte le componenti della filiera devono poter risorgere: sia l’incoming, che faccia della “destinazione Italia” il nuovo baricentro strategico; sia l’outgoing, che esporti il mood italiano di viaggiare nel mondo. Obiettivo che può essere raggiunto con la rivitalizzazione strategica degli investimenti, l’innovazione e il rilancio dell’informazione. In tempi in cui i confini tra informazione, propaganda e fake news si fanno sempre più labili, i giornalisti di turismo rappresentano una voce competente e affidabile, in grado affiancare i player nazionali nel rilancio del turismo.
L’industria turistica è l’unica in grado di far ripartire l’economia italiana, sia per numeri che per capacità di rappresentare nel mondo e nella sua interezza l’Italian style. Sarà molto difficile ritornare ai livelli del 2019, quando il nostro Paese era tra i primi al mondo per arrivi e presenze, ma certamente si potrà recuperare nel 2021 almeno il 30-35% del fatturato. A patto che si lavori per la creazione di un’offerta di turismo sostenibile, rispettoso del paesaggio e della bellezza. Nel dopo Covid, infatti, tutti concordano nel dire che si passerà dalla brand reputation alla love reputation, quindi nell’affermazione delle destinazioni che sapranno trasmettere al cliente unicità, intimità, valori. Che sapranno suscitare sentimenti di vero amore o innamoramento, empatia e condivisione. Territori sicuri, ricchi di bellezza e gioia di vivere. E in questo tipo di offerta l’Italia può fare davvero la differenza, perché dispone di un patrimonio materiale e immateriale unico al mondo. Non è un caso che la maggior parte delle ricerche sui social, durante e dopo il lockdown, si sia concentrato sul travel Italia, con oltre 162 milioni di interazioni. Dobbiamo solo approfittare di questa posizione privilegiata e promuovere al meglio le nostre eccellenze.
Le ricerche sui social, durante e dopo il lockdown, si sono concentrate sul “travel Italia”, con oltre 162 milioni di interazioni
I giornalisti del settore faranno la loro parte ma dovrà esserci una strategia puntuale e veloce di sostegno delle aziende e dell’editoria turistica. Nel manifesto promosso dal Gruppo italiano stampa turistica si chiedono attenzione e azioni concrete al Governo, al ministero del Turismo, alla conferenza Stato-Regioni e all’Enit.