L’inquinamento atmosferico, una pandemia silenziosa che ci è stata rivelata da una pandemia vera. Nel periodo di lockdown abbiamo toccato con mano i cambiamenti dell’aria nelle nostre città: lo confermano i risultati del terzo rapporto “MobilitAria 2020” presentato recentemente da Kyoto Club e CNR IIA (Istituto sull’inquinamento atmosferico), che ha analizzato i dati della mobilità e della qualità dell’aria nelle 14 città metropolitane nel 2019 e nei primi 4 mesi del 2020, in piena emergenza Covid-19.
In particolare a Roma, Milano, Torino e Napoli il livello di emissioni e di inquinamento hanno segnato, nei mesi di marzo e aprile 2020, una battuta d’arresto. Il crollo principale di biossido di azoto (NO2) è avvenuto a Roma, dove le concentrazioni medie, rispetto agli anni precedenti, sono -59% a marzo e -71% ad aprile. A Torino il calo è del -43% e -51%, a Milano si è avuta una riduzione del -29% e -43%, Napoli registra una riduzione del -33% a marzo e -57% nel mese di aprile.
«Il lockdown ha ridotto traffico, inquinamento ed emissioni di CO2, ma noi vogliamo tornare a muoverci senza inquinare e congestionare le città. Questo è possibile se acceleriamo gli investimenti e le misure per spostarci con la bicicletta, a piedi, con la sharing mobility e la micromobilità, se innoviamo i servizi di trasporto pubblico e puntiamo sull’elettrificazione dei veicoli» ha sostenuto Anna Donati, coordinatrice del gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club. «Rischiamo altrimenti di vanificare 20 anni di impegno sul minor uso dell’auto».
Durante il lockdown, si è avuto un crollo del biossido di azoto (NO2) in tutte le principali città: a Roma – 71% nel solo mese di aprile
L’emergenza ha messo in evidenza una fragilità che possiamo sconfiggere, l’obiettivo di miglioramento dell’aria non è solo perseguibile ma è possibile: siamo tutti consapevoli che ci dovremo “muovere” in modo compatibile con l’abbattimento dell’inquinamento. Il dibattito seguito alla presentazione dei dati ha sottolineato proprio la maggiore coscienza ottenuta ormai verso certe problematiche e un consenso più ampio per la ricerca delle migliori soluzioni. «È lecito sostenere che l’abbattimento dell’inquinamento delle nostre città e la decarbonizzazione dell’industria non rappresentano più una scelta, ma una necessità e un’opportunità anche di tipo economico-industriale. In questo progetto ambizioso la mobilità gioca un ruolo determinante» ha detto Dino Marcozzi di Motus-E. «A chi continua a ripetere: “nulla sarà come prima” occorre rispondere: “speriamo che nulla sarà come prima”».
È in atto una rivoluzione culturale che dovrà dare un nuovo senso al nostro modo di vivere la città. «Il fermo dei trasporti ha sprigionato benefici sorprendenti e impensabili come aria pulita, città silenziose, strade sicure», ha affermato Paolo Gandolfi di Italian Cycling Embassy. «Il dopo Covid-19 è la grande sfida che il mondo si trova ad affrontare e che dovremo trasformare in una grande opportunità di cambiamento per la mobilità delle città italiane. Sarà un cambio di paradigma, un momento per ripensare la mobilità come la conosciamo oggi».
La mobilità alternativa ma anche la mobilità sostenibile, la mobilità dolce o attiva dovranno uscire dal sistema di nicchia dove sono state finora relegate. Scelte e tempistiche per porre mano al problema vanno programmate subito, da qui a sei mesi vanno individuate soluzioni che incideranno sulla nostra vita per i prossimi dieci anni. D’altra parte il rapporto MobilitAria lo ribadisce: «Le risorse pubbliche che destineremo al sostegno e ripartenza del sistema economico e produttivo, gli incentivi ed i vantaggi fiscali, dovranno essere condizionati alla logica del green deal, perché impegneranno ingenti risorse e produrranno effetti nei prossimi anni su tutto il sistema».
A questo scopo Kyoto Club e CNR IIA hanno avanzato proposte concrete per la ripartenza: limitare traffico e spostamenti con lo smart working e i servizi di prossimità, un piano degli orari della città, sharing mobility e servizi MaaS (Mobility as a Service), avanti tutta con la bicicletta e la pedonalità, sostegno al trasporto pubblico, servizi di logistica urbana sostenibile, elettrificazione dei veicoli e dei servizi, ripristino della “Ztl” e “Low emission zone”, potenziamento della figura del mobility manager con l’introduzione di misure, incentivi e agevolazioni fiscali per le aziende e i lavoratori che realizzano, attraverso questa figura, piani di spostamento sostenibili.
Smart working, servizi di prossimità, un piano degli orari della città, sharing mobility, servizi MaaS, ripristino delle Ztl sono alcuni dei provvedimenti richiesti
Intanto molte amministrazioni comunali hanno predisposto e iniziano ad attuare piani per rimodulare gli orari, incoraggiare la crescita degli spostamenti ciclopedonali in sicurezza e riorganizzare i servizi di trasporto pubblico locale, asse portante delle nostre città se usato al massimo delle proprie capacità e con i dovuti accorgimenti. Entro ottobre 2020, le città metropolitane dovranno approvare il cosiddetto Pums (Piano urbano per la mobilità sostenibile). Il direttore del CNR IIA, Francesco Petracchini, ha precisato che «l’analisi condotta sulla qualità dell’aria nel 2019 ha mostrato la persistenza per alcune città italiane di valori di concentrazioni elevati, occorre pertanto maggiore impegno da parte delle amministrazioni locali per ridurre le concentrazioni e i superamenti al valore limite».
Le città quindi provano ad attrezzarsi per essere più sostenibili, mentre il Decreto Rilancio appena licenziato dal Governo, secondo gli autori del rapporto, si dimostra “timido e insufficiente” a contrastare la congestione e il traffico che in modo progressivo, forse torneranno a invadere le città. Si chiede un miglioramento del Decreto e una maggiore efficacia nei prossimi provvedimenti: dalla scarsità delle risorse per il bonus mobilità in grado di soddisfare solo 300 mila utenti, al mancato sostegno negli investimenti per la mobilità ciclabile, pedonale e per la micromobilità, incrementi delle risorse del fondo per la rottamazione, incentivi per l’acquisto dei motoveicoli e scooter elettrici, fino alle misure per la logistica urbana delle merci e per la riorganizzazione delle consegne. Proprio il tema della logistica è stato affrontato nel dibattito da Massimo Marciani, presidente del Freight Leaders Council: «È sempre stata considerata il “parente povero” della mobilità sostenibile. La logistica è invece un elemento complesso e articolato nel sistema dei trasporti e il lockdown ce ne ha dato conferma».
«Sembra evidente che l’uscita dalla crisi pandemica ci pone di fronte a un bivio», ha commentato Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club. «Prevarrà la spinta “conservatrice” di chi pensa che la migliore risposta alle esigenze di distanziamento sociale sia quella di rinchiudersi nella propria auto privata magari incentivando l’acquisto dei modelli rimasti invenduti in questi mesi, o piuttosto vincerà un modello più moderno che si basa sul forte potenziamento del trasporto pubblico locale, dello sharing, delle forme di mobilità dolce e sostenibile e che incentivi l’innovazione tecnologica accelerando l’uscita dall’“era fossile” anche nei trasporti? Solo se saremo in grado di far vincere la seconda opzione potremo tornare a vivere in città di nuovo belle, accoglienti, piene di vita e di aria pulita».
Alternativa o sostenibile, dolce o attiva, la nuova mobilità chiede di uscire dall’apparato di nicchia dove è stata finora relegata
Siamo sulla strada di un cambiamento che ormai si è innestato e, benché alcune città siano più indietro di altre, gli effetti della transizione verso la mobilità sostenibile saranno esponenziali, anche se per nulla scontati.