Quali sono le figure professionali necessarie alle aziende per affacciarsi sui mercati esteri? Una su tutte, l’export manager, il professionista che aiuta l’azienda a porre le basi di una solida strategia internazionale. Un ruolo cruciale per l’esportazione, a prescindere dalle dimensioni della società. Il compito delicato di un professionista preparato e fondamentale come l’export manager è curare gli interessi dell’azienda prima e dopo il grande passo all’estero.
Curare gli interessi dell’azienda prima e dopo il grande passo oltreconfine è un’attività che richiede esperienze e formazione specifiche
«Look before you leap» come recita il modo di dire anglofono. «Prima di spiccare un balzo è opportuno considerare tutte le possibili conseguenze, le variabili in atto e la giusta direzione in cui muoversi per atterrare al meglio», si legge nel sito di Sace Simest, società del gruppo Cassa depositi e prestiti, specializzata nel sostegno alle imprese italiane, in particolare le Pmi, che vogliono crescere nel mercato globale.
Federmanager ha sviluppato e aggiornato, nel corso degli anni, BeManager, il servizio di certificazione delle competenze manageriali individuando fin dall’inizio i profili dell’export manager e del manager per l’internazionalizzazione.
Perché due figure?
Vediamo di comprenderne le differenze. L’export manager è il professionista che ha la responsabilità di sviluppare il mercato estero dell’organizzazione. Il suo compito principale è quello di individuare, in base alle direttive della politica di export fissate dalla direzione aziendale, nuovi mercati esteri e di elaborare le strategie più efficaci per l’avvio delle attività di vendita e per il loro consolidamento. Definisce quindi le linee d’azione, identifica e seleziona le principali opportunità di business, programma e coordina il piano di promozione sul mercato internazionale dei prodotti/servizi dell’organizzazione.
Il manager per l’internazionalizzazione ha il compito di portare l’organizzazione ad operare in campo internazionale, identificando non solo partnership commerciali, ma anche di sviluppo e produttive, tramite accordi e, ove strategico, attraverso acquisizioni di aziende estere.
Entrambe queste figure professionali devono avere maturato esperienze e formazione internazionali, che le portino a possedere capacità relazionali e linguistiche di spicco. Devono infatti avere conoscenze approfondite, della cultura dei paesi in cui vanno ad operare e devono essere in grado di comunicare professionalmente in diverse lingue.
Devono inoltre avere una sostanziale esperienza di operazioni in contesti internazionali nuovi e non ancora strutturati e l’attitudine a lavorare per progetti. Oltre alla conoscenza delle strategie di marketing, delle tecniche di transazione e di negoziazione, delle formule assicurative, delle procedure bancarie e contrattualistiche, devono possedere una elevata padronanza della legislazione e delle norme che regolamentano l’esportazione e la creazione di attività all’estero.
Oltre allo strumento della certificazione, che vede nella Norma Uni 11369 la base concettuale e nella società Rina l’ente certificatore, Federmanager ha predisposto tramite le sue società di scopo, Federmanager Academy e CDi Manager, rispettivamente percorsi formativi e un canale di raccordo con il mercato delle Pmi, che sostanziano l’impegno della Federazione nelle politiche attive per il lavoro a supporto dei propri iscritti.