Segni particolari: 20 anni, viene da Chieri in provincia di Torino, studia Scienze forestali ed è una dei sei portavoce in Italia di “Fridays for future”, il movimento che riunisce i giovani del pianeta in nome della lotta ai cambiamenti climatici che minacciano il nostro avvenire. Si chiama Laura Vallaro e le abbiamo rivolto alcune domande per comprendere le ragioni della protesta che ha conquistato le piazze di mezzo mondo.
Laura Vallaro, portavoce Fridays for future
Tu sei molto giovane, come e quando è nata la passione per l’ambiente?
Ho sempre amato la natura, in particolare la montagna e con mio fratello ci andavamo spesso. Conoscevo il problema del cambiamento climatico, ma solo grazie a Fridays for future ho realmente compreso gli elevati rischi ed i tragici effetti di una crisi climatica e ambientale. Per questo motivo ho condiviso fin da subito le motivazioni e l’impegno del movimento nel combattere questo fenomeno.
Quale è il tuo impegno come portavoce di Fridays for future?
Insieme ad altri ragazzi, il mio compito è quello di parlare con la stampa, nelle scuole e con i sindacati, contattare e coinvolgere gli enti meno attivi, portare fino alle più alte cariche istituzionali un unico messaggio chiaro e coerente del movimento e delle persone che ne fanno parte.
Il 22 ottobre ci sarà un nuovo sciopero globale per il clima e poi anche a Roma, il 30 ottobre, in vista della Cop26 e del G20. Che ruolo avrete negli scioperi?
Scendiamo in piazza per chiedere ai governi riuniti, anche per il G20, di agire per il clima ora e realmente. Vogliamo che facciano la loro parte per garantire le condizioni climatiche ed ambientali che ci permettano di vivere sulla Terra. Non possiamo più aspettare, l’urgenza è quella di contenere l’aumento della temperatura media globale entro +1,5°C rispetto all’era pre-industriale. Per farlo, dobbiamo dimezzare le emissioni globali di CO2 entro il 2030, e azzerarle entro il 2050 evitando così le peggiori conseguenze. Un cambiamento quindi è davvero necessario, ma non viene solo dai parlamenti o dalle conferenze. C’è bisogno che tutti quanti si uniscano per rompere il silenzio e che riempiano le strade per far sentire la propria voce.
Scendiamo in piazza per chiedere ai governi riuniti, anche per il G20, di agire per il clima ora e realmente. Vogliamo che facciano la loro parte
Durante la pandemia, con il distanziamento sociale, come siete riusciti a mantenere in vita le attività? In che modo vi siete riorganizzati per continuare comunque a farvi sentire?
I social sono stati il nostro punto di forza. Abbiamo cercato il più possibile di essere presenti e attivi, infatti ogni venerdì organizzavamo uno sciopero digitale in cui le persone caricavano una loro foto con un cartello dedicato al clima. Nella primavera del 2020 abbiamo anche lanciato la campagna “Ritorno al futuro”, con la realizzazione di un piano di proposte, scritto insieme a scienziati ed esperti italiani e presentato ai politici nazionali, per fornire soluzioni utili a un rilancio del nostro Paese basato sulla transizione ecologica, che metta al primo posto le persone e gli ecosistemi ai quali apparteniamo.
C’è un termine che mi piacerebbe approfondire e che negli ultimi tempi viene utilizzato spesso: l’eco- ansia. In che cosa consiste e perché colpisce soprattutto noi giovani?
Quando parliamo di ansia, ci riferiamo ad un sentimento proiettato verso un futuro idealizzato in modo irrealistico. Il cambiamento climatico invece è una minaccia reale, passata e presente, che mette seriamente a rischio il futuro di tutti. Noi giovani siamo i più colpiti perché possediamo più strumenti che ci fanno essere costantemente informati e perché abbiamo più futuro da vivere. Questo stato d’animo è anche collegato all’idea di non saper come fare ad affrontare un problema che riteniamo insormontabile. L’attivismo in questo è molto utile perché ci fa sentire parte di un qualcosa di concreto e ci rende più consapevoli rispetto agli scopi da raggiungere.
Uno tra gli obiettivi per il quale lottate è il raggiungimento di una sostenibilità digitale. Parallelamente le imprese si stanno dotando, sempre di più, di figure come il manager per la sostenibilità, l’energy manager e il mobility manager. Pensi che ci sia più consapevolezza anche nei luoghi di lavoro?
Il livello di consapevolezza è ancora basso, anche se sta aumentando. È sicuramente utile che ci siano queste figure, l’importante è che il problema venga visto nella sua interezza e non solo in parte. Se partono esclusivamente dalle aziende, i cambiamenti non possono venire in tempi brevi. Servono anche una forte spinta e incentivi concreti da parte delle istituzioni pubbliche, in termini di fondi e regolamentazioni. Al contempo, le imprese, grandi e piccole, devono far tutto il possibile per ridurre le emissioni ed essere sempre di più sostenibili.
Se partono esclusivamente dalle aziende, i cambiamenti non possono venire in tempi brevi. Servono anche una forte spinta ed incentivi concreti da parte delle istituzioni pubbliche
Che consiglio ti senti di dare ai giovani che vogliono far sentire la propria voce, ma hanno paura di non essere ascoltati o capiti?
Il mio consiglio è quello di iniziare ad agire, senza pensarci troppo. Ci sono persone che ancora sottovalutano il problema, ma ce ne sono molte altre che iniziano a capire quanto sia importante cambiare rotta in breve tempo. Inoltre abbiamo moltissimi strumenti a disposizione per farci sentire, per informarci e informare, partendo dai social, grazie ai quali possiamo raccontare la nostra percezione rispetto alla crisi climatica e metterci in contatto con più persone. Anche scendere in piazza è necessario per coinvolgere l’intera società in questo cambiamento.
Come ti vedi in futuro? E quali sono i tuoi obiettivi come attivista e come persona?
Negli ultimi due anni, da quando sono entrata a far parte di Fridays for future sono cambiata molto, così come i miei obiettivi e la mia visione del futuro. Ho sempre considerato questa lotta alla crisi climatica come qualcosa di pesante e impossibile, ma ho capito, che con il sostegno e la partecipazione del maggior numero possibile di persone, giovani e adulti, si può e si deve affrontare. Io continuerò a fare la mia parte utilizzando la mia voce negli spazi che ho a disposizione per portare avanti la mission del movimento. Naturalmente senza tralasciare gli studi e la famiglia.