Corre su quattro ruote dall’età di otto anni. Vicky Piria, classe ‘93, spirito determinato e competitivo, oggi è pilota istruttrice per la Scuderia Ferrari, a soli 25 anni. Ha raggiunto molti traguardi alla guida delle monoposto. La sua passione per questo sport inizia da piccola, in un’età in cui contano poco le differenze di ruolo tra maschio e femmina. L’abbiamo raggiunta pochi giorni dopo la sua partecipazione al meeting di Federmanager Lombardia, a Lecco.
Da dove viene la sua passione per l’automobilismo?
Tutto è nato inaspettatamente, in modo naturale, da bambina. Già facevo equitazione a livello agonistico quando, da fantino, mi sono lanciata su un kart per dimostrare a mio padre che avrei guidato meglio dei miei fratelli. La competizione fa parte di me, ho sempre gareggiato per vincere.
E cosa significa, oggi, essere in una posizione di comando?
Mi sento privilegiata ad essere arrivata a questo traguardo ma sento anche di meritarlo.
Da istruttore, riuscire a mettere un pilota nella situazione di saper correre in qualunque condizione, anche metereologica, è un successo, come anche essere in grado di trasmettergli la sicurezza di potercela fare. Lavorare per una realtà come Ferrari, poi, ti dà quel quid in più, quella pressione che permette di poter alzare l’indice di attenzione e concentrazione.
Nel management emerge sempre più spesso il valore aggiunto delle soft skills che le donne in posizioni apicali hanno saputo dimostrare. Quali abilità utilizza per esprimere al meglio la professionalità nel tuo ruolo di comando?
Credo che le donne siano più attente ai particolari, rispetto agli uomini, e ritengo che questo sia un valore aggiunto. Lavoro in un mondo tipicamente maschile e spesso può capitare di scoraggiarsi, soprattutto nel confronto con il sesso opposto, quando ad esempio sai che le persone che ti circondano vorrebbero o potrebbero stare al tuo posto. Credo che uno dei punti di forza sia quello di non lamentarsi e di non mostrarsi deboli davanti alle difficoltà.
Come riesce a trasferire le competenze ai piloti?
Il metodo della Ferrari è molto tecnico. Quando lavori per l’eccellenza, hai la consapevolezza che le persone intorno pretendono l’eccellenza. Gli standard sono altissimi. C’è ad esempio molta cura della relazione che l’istruttore instaura con il cliente, molta attenzione a quello che dici e a come lo dici.
E quanto c’è di Vicky nell’attività di formazione, quanto investe di se stessa per motivare le persone, anche nelle situazioni più difficili?
Il modo migliore per essere ascoltati dalle persone è trasmettere la passione nel proprio lavoro. Esprimere anche il divertimento è funzionale al raggiungimento di un obiettivo e di un risultato. In questo modo, scatta nell’altro una forte motivazione e la voglia di migliorare le proprie prestazioni. Credo che il segreto sia metterci il cuore.
* Giornalista