«Non abbiamo visto ancora nulla di quello che sarà l’impatto della tecnologia sulla forza lavoro», ripete durante le sue conferenze Andrew McAfee, l’economista del Massachusetts Institute of Technology autore con Erik Brynjolfsson del saggio “Race against the machine”.
Se infatti un secolo fa l’automazione ha ridefinito il lavoro degli operai e rimodellato l’economia globale, sostengono i due docenti del Mit, ora la tecnologia sta rimpiazzando le categorie di lavoro con competenze più qualificate aumentando le capacità dell’intelligenza umana nella stessa maniera in cui il motore a vapore ha incrementato il lavoro degli uomini.
Una quarta rivoluzione industriale l’Industry 4.0, di fronte alla quale il mondo del lavoro oggi più che mai ha bisogno di prepararsi ridefinendo competenze, approcci teorici e applicazioni pratiche al passo con le trasformazioni che la tecnologia produttiva imporrà al mondo delle aziende.
Per questo Federmanager, nella cornice del Progetto “Industry 4.0 all inclusive” che punta a formare nel biennio 2017-2018 le figure manageriali in grado di trasformare in realtà gli obiettivi del piano Industria 4.0 del Mise, ha lanciato attraverso la propria Academy lo short master di eccellenza con cui saranno certificate le competenze di 300 dirigenti in tutta Italia.
Quattro i profili dirigenziali che saranno formati: Innovation Manager, Temporary Manager, Export Manager e Manager di rete.
«Quello su cui puntiamo è un percorso che trovi un equilibrio fra verticalità e trasversalità perché industria 4.0 presuppone figure manageriali che abbiano sì competenze verticali sulle materie ma al tempo stesso anche un approccio orizzontale alle questioni.
Direi una sensibilità strategica trasversale», spiega Federico Mioni, direttore di Federmanager Academy. «Spetterà a questi nuovi manager far lavorare in squadra figure professionali tradizionali e profili specialistici più moderni».
E se davvero l’avvento di Industria 4.0 metterà a rischio milioni di posti di lavoro come sembrano indicare tutti gli analisti (secondo The European House – Ambrosetti il 14,9% degli occupati italiani, 3.2 milioni, sono a rischio “sostituzione uomo macchina”) allora è la formazione e l’acquisizione di competenze avanzate l’arma più efficace.
Un concetto che sembra condiviso anche dai manager che frequentano lo short master. Una platea di dirigenti variegata per sesso, età anagrafica e posizione lavorativa visto che fra loro c’è anche chi cerca nuove occasioni di rilancio professionale.
«Oggi più che mai il mondo professionale e industriale evolvono rapidamente e altrettanto rapidamente deperiscono le competenze», commenta Marco Mosciatti, 56 anni, che si occupa di progetti di informatica gestionale e segue il corso per avere la certificazione come Innovation Manager. «I cambiamenti che saranno imposti dall’Industria 4.0 renderanno imprescindibili nuove conoscenze e capacità che supportino, sviluppino e gestiscano questi processi evolutivi», ci dice.
Paola Fiorentino, invece, è una imprenditrice cinquantacinquenne che fa consulenza vendite e punta a una formazione come Temporary Manager. «La certificazione ha un valore fondamentale – spiega -. Di fronte alle evoluzioni tecnologiche che stanno investendo il mondo del lavoro, le aziende rischiano di farsi trovare impreparate e aver messo a punto queste nuove “abilità” e conoscenze può essere fondamentale per fare la differenza. L’offerta formativa di queste lezioni è molto approfondita e rappresenta una grande occasione per fare quella formazione per cui di norma le aziende hanno pochi fondi e ancora meno tempo».
Andrea Pellegrini ha 56 anni ed è un ingegnere attualmente inoccupato. «Per chi si trova nella mia condizione investire nella formazione per ampliare e certificare le proprie conoscenze è doppiamente importante», dice al termine di una lezione di formazione da Temporary Manager. «È un investimento fondamentale che si fa oggi ma serve a progettare il futuro sulla base di competenze e preparazioni di cui forse facciamo ancora fatica a misurare l’efficacia nel breve periodo».
«Servono strumenti come questi per riuscire a gestire il cambiamento e farne un’occasione di crescita», aggiunge Claudio La Torre, 34 anni, Head of Business Development & performance Management di Ericsson. «Però dobbiamo fare in fretta perché gli altri Paesi si stanno già muovendo e rischiamo di perdere il treno. Per questo è fondamentale fare formazione sia all’interno delle aziende che all’esterno e coniugarla con il job training, con il confronto con esperti di settore».
Raffaella Rossi, invece, di anni ne ha 47 anni ed è consulente marketing e ricerche aziendali. Attraverso le lezioni dello short master conseguirà una certificazione come Innovation Manager. «È sicuramente molto utile avere la possibilità, attraverso questo percorso, di essere al passo con i cambiamenti tecnologici che indirizzeranno lo sviluppo del mercato e dell’industria – commenta -. Al mondo produttivo di cui facciamo parte forse manca ancora quel salto in avanti culturale e di analisi per riuscire ad ottimizzare sistemi integrati che forse esistono già».
* giornalista professionista