La sanità pubblica del nostro Paese, fondata sul principio dell’universalismo, dell’uguaglianza e della solidarietà, rappresenta il più importante settore produttivo di beni e servizi con 113 miliardi di euro di spesa pari al 77% circa del totale della spesa pubblica e al 7.3% del PIL, inferiore alla media OCSE tendente al 9.6%.
Sempre secondo l’OCSE, la componente pubblica mostra un sostanziale stallo in termini di crescita mentre quella privata, seppur in forte aumento negli ultimi anni, non riesce a raggiungere il livello di finanziamento dei cosiddetti Paesi occidentali, molto probabilmente perché siamo un paese nel quale il risparmio stenta a generare orientamenti di welfare sanitario e previdenziale per mancanza di cultura del rischio.
Tutto ciò genera un fenomeno paradossale: sempre più cittadini, sia per le lunghe attese di accesso alle cure sia per la tendenziale equiparazione dei costi tra sanità pubblica e privata, stanno ricorrendo di tasca propria alla sanità privata, percepita come servizio più veloce, efficiente e di qualità.
Di contro, tante famiglie, le più disagiate o più esposte a rischio, rinunciano o pospongono il ricorso alle cure per difficoltà economiche o perché aggravate dal fardello di assicurare l’assistenza ai propri anziani non autosufficienti o con patologie gravi (stimati in 3.2 milioni e per un spesa di 9.9 miliardi di euro).
Per fortuna, in questo quadro non certamente rassicurante, il welfare contrattuale sta consolidando il proprio ruolo, la propria identità e funzione sociale poiché sta dando risposte positive a differenti stadi e condizioni di bisogno socio-sanitario, seppur ai soli dipendenti delle aziende che vanno sempre di più incentivati fiscalmente, poiché quasi il 50% di questi non ha ancora aderito ad alcun piano sanitario integrativo.
È chiaro che la potenziale domanda di tutela sanitaria, nell’area della gestione prevalentemente collettiva, andrà intercettata offrendo piani sanitari ancora più interessanti per ampiezza e flessibilità.
Andiamo verso un modello di erogazione delle prestazioni supportato da una struttura sanitaria e professionale convenzionata di primo livello e tale da fare la differenza con quelle casse, mutue o assicurazioni che limitano la loro attività al solo rimborso spese mediche.
Noi di Praesidium, come broker di riferimento del fondo Assidai di Federmanager, abbiamo generato in quindici anni una positiva attività di promozione e sviluppo di programmi di welfare aziendale, sviluppando sempre di più la presenza sul territorio attraverso una rinnovata e ampliata rete di welfare manager con il mandato di diffondere la cultura del rischio e di promuovere proposte di coperture sanitarie customizzate.
La nostra rete di welfare manager svolge, per certi versi, un ruolo sociale di alfabetizzazione della cultura assicurativa e di “semplificazione linguistica” della complicata terminologia del mondo assicurativo e della sua normativa, guadagnandosi, così, la fiducia dei propri interlocutori, generalmente HR delle aziende, che percepiscono il mondo assicurativo non sufficientemente chiaro.
C’è certamente molto da fare, ma con una mission di consulenza personalizzata a salvaguardia della salute e della vita degli iscritti che svolgiamo in favore dello stesso sistema Federmanager, siamo forti dei nostri valori ispiratori di people care e di ascolto dei bisogni espressi dal management italiano e dalle aziende industriali.
*Presidente Praesidium SPA