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Un secondo pilastro per la sanità

Tempi, costi e accessibilità risultano essere le variabili determinanti per definire l’immagine che i cittadini hanno del sistema salute in termini di giustizia. Questi tre aspetti influiscono sulla soddisfazione complessiva che essi esprimono nei confronti sia del sistema pubblico sia di quello privato; una soddisfazione che sfiora appena il livello di sufficienza, con un’elevata criticità manifestata in particolar modo nel Sud Italia e in riferimento al problema delle liste d’attesa.

Il giudizio proviene dai cittadini e dai medici intervistati dalla nostra indagine, presentata nell’ambito del convegno che abbiamo organizzato sul tema “la sanità giusta tra pubblico e privato”, all’interno del Salone della Giustizia, lo scorso 11 aprile.

Abbiamo scelto difatti di trasferire il dibattito dal consueto tema della sostenibilità futura del sistema salute a un approfondimento del concetto di giustizia ed equità dello stesso.

Aprendo i lavori al fianco del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, abbiamo esposto la nostra valutazione degli interventi fatti e di quelli da intraprendere, sottolineando il contributo imprescindibile che può svolgere la Sanità integrativa.

Dalla ricerca commissionata emergono molte informazioni, tra cui il fatto che il fenomeno dell’evasione fiscale in sanità rappresenti ancora uno degli ostacoli più consistenti per il raggiungimento dell’equità. La mancata fatturazione indebolisce il sistema soprattutto a danno dell’utenza e ne pregiudica la sostenibilità finanziaria futura.

Sappiamo infatti che ogni anno, a causa di irragionevoli liste d’attesa, inappropriatezza e altre inefficienze, i cittadini pagano circa 35 milioni di euro di spesa sanitaria di tasca propria rivolgendosi al privato.

A questa ingente somma va aggiunta una porzione davvero molto consistente di spesa che sfugge al fisco e alla rendicontazione, e che possiamo identificare genericamente come il sommerso in sanità.

Relativamente a questo problema, l’intermediazione della spesa agevolata dalla presenza di forme di assistenza sanitaria integrativa quali fondi, casse e assicurazioni risulta dirimente. I fondi sanitari integrativi, infatti, rimborsano i costi sostenuti per la prestazione sanitaria solo previa fatturazione, sulla quale esercitano anche un autonomo controllo e verifica. Inoltre, aiutano il contenimento delle tariffe: grazie al numero di iscritti, vantano una capacità negoziale considerevole nei confronti delle strutture sanitarie private, le quali hanno tutto l’interesse ad assicurare le migliori prestazioni ad un prezzo competitivo.

I fondi sanitari aderenti al sistema Federmanager, per storia, numero di persone tutelate e presenza capillare sul territorio delle strutture convenzionate, rappresentano nel panorama della sanità integrativa un incredibile strumento di certificazione per le istituzioni pubbliche.

Federmanager è stata una delle prime organizzazioni a sostenere la validità di interventi di welfare integrativo, sia contrattuali sia aziendali, che introducano forme di supporto e di integrazione al sistema sanitario pubblico. La nostra Commissione Sanità, avvalendosi del contributo di manager ed esperti del settore, è stata istituita proprio con l’intento di trovare soluzioni innovative capaci di anticipare le sfide che il sistema sanitario italiano dovrà affrontare negli anni a venire.

Ora che il Ministero della Salute è riuscito a centrare il complesso obiettivo dell’aggiornamento dei Lea (livelli essenziali di assistenza), i fondi sanitari integrativi possono fare riferimento a un nuovo perimetro rispetto al quale svolgere la propria funzione complementare. Non abbiamo difatti bisogno di duplicazioni ma di riuscire a intermediare l’enorme fetta di spesa privata che cittadini sostengono di tasca propria.

C’è un grande lavoro culturale da fare su questo: nonostante i vantaggi che deriverebbero da un maggior coinvolgimento del “secondo pilastro” nella gestione di dinamiche di spesa, dobbiamo ammettere che nel nostro Paese vi è una scarsa e comunque insufficiente conoscenza di questa realtà.

Lo sforzo di “alfabetizzazione” è assolutamente necessario di fronte all’evidente corrispondenza tra le sacche di inefficienza maggiormente sofferte dai cittadini e le aree di intervento in cui è più apprezzato il contributo della sanità integrativa.

Ancor di più se si ritiene, come noi, che sia giunto il tempo di sostenere un rinnovamento del sistema sanitario attraverso una valorizzazione, culturale e legislativa, del “secondo pilastro”.

Leggi l’abstract dell’indagine “la sanità giusta tra pubblico e privato”