Barbara Quacquarelli, docente di Organizzazione aziendale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca
Sostenibilità e circolarità, obiettivi sfidanti che le aziende possono raggiungere solo a partire da un ripensamento strategico dei modelli e dei processi organizzativi. Per capire di più, abbiamo incontrato Barbara Quacquarelli, docente di Organizzazione aziendale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e tra i keynote speaker protagonisti di “Cerchio di gravità permanente“, iniziativa strategica di Fondirigenti condotta da Federmanager con il supporto di Federmanager Academy, Manager Solutions e CDi Manager.
Professoressa, cosa significa oggi per un’azienda adottare un’innovazione orientata alla sostenibilità?
L’orientamento verso la sostenibilità da parte delle aziende italiane è il risultato di una serie di fattori convergenti: normative europee, pressioni di mercato e una crescente attenzione da parte dei consumatori. Possiamo definirla, in positivo, una “tempesta perfetta“, che spinge sia le grandi imprese sia le Pmi a evolversi in maniera significativa. Attenzione però, un percorso del genere non rappresenta solo un banco di prova, ma una grande opportunità. Un’azienda che abbraccia la sostenibilità, infatti, migliora la propria competitività, riduce i costi operativi e attrae nuovi clienti. Inoltre, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo l’impatto ambientale – diminuendo, ad esempio, le emissioni di carbonio o riducendo il volume degli imballaggi – si rafforza notevolmente anche la reputazione del brand aziendale.
Soprattutto rispetto alle nuove generazioni che mostrano una evidente sensibilità a questi temi…
Certamente sì. Le nuove generazioni sono sempre più attente a valori e principi della sostenibilità, non solo come consumatori ma anche come potenziali talenti pronti a lavorare in un’azienda con cui condividere una visione del futuro. Ecco perché la sostenibilità non è solo un’esigenza etica, ma un polo di attrazione anche in termini occupazionali.
Le nuove generazioni sono attente a valori e principi della sostenibilità, non solo come consumatori ma anche come potenziali talenti pronti a lavorare in un’azienda con cui condividere una visione del futuro
Nell’ambito della trasformazione aziendale, si segnala spesso la necessità di un cambiamento culturale e organizzativo. Quali sono, secondo lei, gli elementi chiave per far evolvere il management?
Partiamo da una premessa essenziale: il cambiamento organizzativo non può essere imposto, ma deve essere invece accompagnato da una leadership dotata di visione, capace di innovare e coinvolgere attivamente le persone. Un leader deve non solo comunicare chiaramente la direzione dell’azienda, ma anche motivare i dipendenti a superare le naturali resistenze al cambiamento. Un ostacolo è spesso costituito dalla paura di non disporre delle competenze adeguate ma, con la giusta formazione e un ambiente che stimola l’innovazione, questa barriera può essere superata. Inoltre, un metodo efficace da adottare può essere rappresentato dall’implementazione di progetti pilota che dimostrino, in modo concreto, i benefici della sostenibilità. Creare successi tangibili aiuta a diffondere la cultura della sostenibilità in tutta l’organizzazione, rendendo i dipendenti non solo più consapevoli, ma anche più motivati a contribuire attivamente.
Eppure, ancora diverse aziende adottano pratiche sostenibili principalmente per conformarsi alle normative. Come si può trasformare questo obbligo in un’opportunità strategica?
Le normative costituiscono un punto di partenza rilevante, ma non devono rappresentare l’unico motore del cambiamento. Le aziende lungimiranti colgono infatti queste sfide come occasioni per ripensare prodotti, servizi e processi produttivi in un’ottica circolare. Essere proattivi in questo senso significa anticipare le richieste del mercato e dei consumatori, oltre che posizionarsi come leader in un settore in evoluzione. Integrare la sostenibilità nella strategia aziendale permette di creare un modello di business resiliente e pronto per il futuro.
Fino ad arrivare a novità significative, come il fatto che le aziende decidano di spostare le loro sedi verso territori più attrattivi per i talenti. Cosa sta succedendo?
Il mercato del lavoro sta vivendo una trasformazione senza precedenti: oggi sono i talenti a scegliere dove vivere e lavorare. E le aziende devono muoversi di conseguenza. Le competenze maggiormente richieste – come quelle legate alla sostenibilità e alla trasformazione digitale – sono appannaggio di una percentuale piuttosto esigua della popolazione. Le organizzazioni, quindi, devono adattarsi a questo scenario, ad esempio spostando la collocazione delle proprie sedi o adottando modelli di lavoro flessibili, che permettano alle diverse professionalità di operare da remoto. Pensiamo a ciò che già avviene negli Stai Uniti: alcune aziende della Silicon Valley si sono trasferite in Texas, in base a valutazioni fondate su un miglior equilibrio tra qualità della vita e costi operativi. Tale trend potrebbe intensificarsi nei prossimi anni. E le aziende che sapranno adattarsi a queste nuove dinamiche saranno in grado di attrarre i migliori talenti e garantire un loro coinvolgimento nel medio-lungo termine.