Il peggioramento della crisi climatica, anche in Italia, con eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e devastanti è un dato di fatto. In occasione della più recente Conferenza Onu sul clima, la Conference of the parties Cop27, del novembre 2022, a Sharm el-Sheikh, è stato diffuso il rapporto “Lo Stato del clima globale nel 2022” dell‘Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), l’ennesimo richiamo alla necessità di agire subito.
Stiamo giocando col fuoco: il Copernicus climate change service dell’Unione europea stima che l’aumento di 1,5 C nelle temperature medie globali verrà raggiunto, non a fine secolo, come previsto dall’Accordo di Parigi del dicembre 2015, ma già a febbraio 2034. Questa la messa in guardia da parte del mondo scientifico: per evitare effetti irreversibili e catastrofici, il limite da non superare è l’aumento delle temperature medie globali di + 2 C, rispetto ai livelli preindustriali, al 2100.
Gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi, ratificato ad oggi da 195 dei 198 Paesi che aderiscono alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, sono rimasti irresponsabilmente inattuati.
Il bilancio, a meno di sette anni dal 2030, sull’attuazione degli obiettivi e dell’agenda, è che agli impegni non hanno corrisposto i fatti.
Il Copernicus climate change service dell’Ue stima che l’aumento di 1,5 C nelle temperature medie globali verrà raggiunto già a febbraio 2034
Fra i segni di speranza di maggiore impatto vanno ricordate l’enciclica “Laudato Sì” e l’esortazione apostolica “Laudate Deum” di Papa Francesco. La prima, pubblicata in vista della Cop 21 nella capitale francese ha messo in moto prese di posizione di tutte le chiese e di tutte le religioni non cristiane per la cura del creato. La seconda, dello scorso 4 ottobre, in vista della Cop 28 in programma a Dubai i prossimi 30 novembre – 12 dicembre, sollecita interventi immediati da parte di tutti i Paesi.
Le chiese e le istituzioni religiose stanno giocando un ruolo da protagonisti nel cosiddetto divesting, lo spostamento di investimenti dalle fonti di energia fossili, causa principale dei cambiamenti climatici, verso le rinnovabili e l’efficienza energetica: ad oggi 40,51 trilioni di dollari Usa sono stati spostati da 1.599 istituzioni, delle quali il 35,7% sono faith-based organization, organizzazioni religiose.
Nel lanciare la “Missione per cento città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030”, che possano essere poli di sperimentazione e innovazione per consentire a tutte le città europee di seguirne l’esempio entro il 2050 – per l’Italia sono state selezionate Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino –, la Commissione europea ha ricordato che le città svolgono un ruolo fondamentale nel conseguimento della sostenibilità e della neutralità climatica entro il 2050, obiettivo del Green Deal europeo: occupano solo il 4% della superficie terrestre dell’Ue, ma ospitano il 75% dei cittadini, consumano oltre il 65% dell’energia mondiale e rappresentano oltre il 70% delle emissioni globali CO2-equivalenti.
Il principio fondante di una città intelligente è conseguire in ogni settore il vantaggio individuale insieme al vantaggio collettivo. Ma questo assioma non si rivolge unicamente alle importanti infrastrutture urbane. L’intelligenza dei luoghi è nelle piccole cose, vincono le smart community che, con intelligenza, riescono a prevedere rischi e prevenire disastri. Possiamo, dobbiamo diffondere intelligenza per aumentare la sicurezza dei territori. Una smart community è in primo luogo una comunità solidale, sicura e capace di anticipare, manutenere e riqualificare.
Le città sono spazi ideali per trasformare la crisi climatica in opportunità, migliorando la qualità della vita di chi le abita attraverso sperimentazioni e soluzioni win-win
Tra i molti esempi, uno dei più facili da comprendere e gestire è quello del palo della luce. C’è un deficit di intelligenza nei pali della luce. In Italia i pali sono uno ogni sette abitanti circa: a Roma oltre 200 mila, a Milano 136 mila, a Torino circa 100 mila. Possiamo distribuire intelligenza nei pali? Certamente. I pali occupano poco spazio (lo stanno già occupando), ma possono ospitare molte più funzioni: monitoraggio ambientale, sicurezza, sensori per la misura del rischio, antincendio, salute pubblica, informazioni sul clima. Esistono? Sì, il programma del ministero dell’Università e della Ricerca “Smart Communities” ha sviluppato i prototipi di palo intelligente che possono essere testati, validati, diffusi. Un palo su cento può essere intelligente. Sui 10 milioni in Italia, 100 mila pali potranno realizzare la più sofisticata copertura intelligente del Paese, dei territori, delle città, delle comunità. Un vantaggio individuale e collettivo insieme. Costo: 400 milioni di euro, ma l’indotto nella produzione di una infinità di applicazioni (il mondo delle app) per l’utilizzo dei dati è un moltiplicatore economico che fa rientrare abbondantemente l’investimento. Le città sono spazi ideali per trasformare la crisi climatica in opportunità, migliorando la qualità della vita di chi le abita attraverso sperimentazioni e soluzioni win-win, dove tutti, cioè, insieme all’ambiente, all’innovazione, all’occupazione hanno da guadagnare.