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Tracciamo una nuova rotta

La strada per una ripresa del sistema industriale italiano passa da una concezione moderna e up-to-date delle politiche e delle relazioni industriali

L’industria italiana è impegnata in una turbolenta fase di navigazione, tra incertezze globali che le tensioni geopolitiche non fanno che accentuare. In un’economia mondiale frammentata – come sottolineato dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta – si registrano inevitabili rallentamenti delle attività produttive.

E i numeri esprimono, nella loro inequivocabile chiarezza, questa difficoltà. L’Istat, infatti, ci dice che nel 2024 la produzione industriale in Italia ha registrato un calo del 3,5% (-0,7% in valore aggiunto), con alcuni comparti come l’automotive che esprimono flessioni allarmanti. Ma attenzione, il quadro non è del tutto fosco, se pensiamo che altri settori, come il farmaceutico, segnalano invece performance di segno opposto, esprimendo competitività sui mercati. Adesso bisognerà comprendere quali impatti avranno, su scala globale, i dazi voluti dall’amministrazione americana.

Vi è poi un altro nodo di sistema con cui fare i conti, rappresentato dalla questione salariale.  Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro, i salari reali in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelli del 2008, demarcando il risultato peggiore tra le economie del G20.

Lo scenario è quindi complesso, ma è vietato lasciarsi andare alla deriva. Per rilanciare la produzione industriale e il benessere del Paese, anche in termini occupazionali, serve affidare il timone a manager che abbiano ben chiara la rotta da prendere.

È il momento di compiere scelte coraggiose, suffragate da una pianificazione credibile. Vuol dire, ad esempio, investire sulla sostenibilità aziendale come leva di sviluppo sui mercati, anche quelli ad oggi poco esplorati come India e Africa.

Le imprese italiane non devono e non possono oscillare tra trend passeggeri e decisioni estemporanee. Devono ridisegnare, nel senso più ampio che il termine design ha nel mondo anglosassone, la propria struttura produttiva, per ridurre i costi certamente, ma soprattutto per comprendere dove e come investire. Perché investimenti strategici, come quelli compiuti per favorire la circolarità in azienda, contribuiscono a rendere le imprese più resilienti alle crisi e aprono opportunità produttive nuove.

E ciò vale in particolare per il Made in Italy d’eccellenza: quello del settore moda e della cosmetica, ma anche della componentistica tecnologica avanzata, solo per fare due esempi. Una leadership manageriale può ribaltare il tavolo delle difficoltà, tramutandole in opportunità, anche attraverso l’individuazione dei margini di crescita che pratiche innovative e sostenibili sono in grado di determinare.

In breve, la strada per una ripresa del sistema industriale italiano passa da una concezione moderna e up-to-date delle politiche e delle relazioni industriali, che punti su innovazione, qualità dei prodotti e del lavoro, inclusività, rispetto dell’ambiente e delle persone per superare il mare in tempesta e rimettere l’Italia al centro del panorama industriale internazionale.

 

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