Garantire la competitività del sistema economico italiano, in uno scenario globale in rapida evoluzione, è tra le principali sfide con cui ogni giorno deve misurarsi la classe dirigenziale del nostro Paese. Generare, formare, trattenere e valorizzare i manager, in un Paese che storicamente sconta un cronico deficit di figure dirigenziali, significa risolvere non solo un problema numerico, ma anche strutturale. Il problema non è l’età, ma il tasso di adozione di skill essenziali. La soluzione risiede nell’investimento mirato sulla qualità delle competenze, indipendentemente dall’età anagrafica; riconoscendo però alle nuove generazioni il ruolo di veicolo primario per l’innesto delle skill del futuro.
Il contesto attuale, caratterizzato da modelli di lavoro ibridi, instabilità geopolitica e processi di digital transformation accelerati, esige che il giovane manager possieda un bagaglio di competenze che vadano oltre il tradizionale know-how tecnico. Il Gruppo Giovani di Federmanager ha individuato sette principali soft skill che ogni manager di successo deve possedere e alimentare. La prima competenza su cui il gruppo si è focalizzato è il pensiero critico, che permette di trasformare una mole di dati in insight strategici e di prendere decisioni data-driven, garantendo che la tecnologia sia uno strumento a supporto della visione aziendale e non il fine ultimo.
Il pensiero critico permette di trasformare una mole di dati in insight strategici e di prendere decisioni data-driven, garantendo che la tecnologia sia uno strumento a supporto della visione aziendale e non il fine ultimo
Altra soft skill strategica su cui concentrarsi è l’adattabilità: essere flessibili e pronti ad affrontare il cambiamento. Chi è adattabile, infatti, non si lascia sopraffare da ostacoli o situazioni inaspettate, ma le accoglie come opportunità di crescita.
Nel percorso di formazione manageriale un posto di rilievo è occupato dall’ascolto attivo. Andare oltre il semplice “sentire”, infatti, significa concentrarsi davvero su ciò che l’altra persona sta dicendo. Quarta soft skill da acquisire è l’intelligenza emotiva. Riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri permette di comunicare in modo empatico, costruire relazioni solide e risolvere conflitti in modo costruttivo. Un leader emotivamente intelligente sa motivare il team e creare un clima di benessere.
Collaborazione, etica, responsabilità e storytelling completano l’eptalogo. Trasformare un gruppo in un vero team e lavorare insieme per un obiettivo comune, condividendo idee, risorse e responsabilità è il cuore della collaborazione, che promuove un ambiente di lavoro positivo dove il contributo di ognuno è valorizzato. Garantire che gli obiettivi non vengano raggiunti a discapito dei valori è, invece, la sintesi perfetta di etica e responsabilità. Comunicare idee e messaggi in modo avvincente, usando una narrazione per coinvolgere le persone, fa dello storytelling una soft skill potentissima per persuadere e motivare.
“Oggi serve una formazione continua sul campo, e non solo, che consenta ai manager di sviluppare competenze trasversali. – spiega Paola Vitale, Presidente Gruppo Giovani di Federmanager – Investire nella nostra formazione è l’unico modo per amplificare il nostro impatto e garantire che il network diventi un circuito di conoscenza strategica per il Paese”.
