L’anno che ci lasciamo alle spalle è stato per il Fasi particolarmente impegnativo. Coerenti con quanto indicato in occasione del 40° anniversario della creazione del Fondo, ci siamo mossi e continuiamo a muoverci nella direzione di aumentare la base dei nostri iscritti attivi e, nello stesso tempo, di “fidelizzare” i nostri associati.
Abbiamo dato successivo impulso al costante adeguamento dei nostri servizi per fare fronte alle nuove esigenze di assistenza sanitaria. La “digitalizzazione” dei sistemi burocratici e di rimborso, che prosegue, ha consentito una notevole riduzione dei tempi nell’evasione delle pratiche. La struttura è stata impegnata nella ricerca di soluzioni sempre più efficaci e razionali per offrire ai nostri iscritti e ai loro familiari un supporto ai più alti livelli quantitativi e qualitativi possibili. In questa direzione è da iscrivere anche l’adeguamento dello Statuto del Fasi (visibile sul nostro sito www.fasi.it), alle nuove esigenze e per garantire, nell’attuale situazione economica, la sua sostenibilità nel medio e lungo periodo. Un impegno che consente al Fasi la permanenza nei primissimi posti delle classifiche di gestione dei Fondi integrativi di assistenza sanitaria in Italia.
Un anno difficile il 2018 che ha costretto i cittadini ad attingere, sempre di più, alle loro tasche per accedere alle cure sanitarie
Non possiamo, però, sottacere che il 2018 è stato un anno difficile, causa l’inesorabile arretramento del finanziamento pubblico, che ha costretto i cittadini italiani ad attingere, sempre di più, alle proprie tasche per accedere alle cure. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che la spesa sanitaria totale in Italia incide per l’8,9% sul prodotto interno lordo, una cifra allineata alla media europea ma, data la scarsa crescita dell’economia italiana, foriera di possibili nuovi tagli al sistema sanitario. Se al dato macroeconomico aggiungiamo il previsto calo delle nascite, l’invecchiamento progressivo della popolazione, la cronicizzazione delle malattie, ecco allora la necessità di mettere mano a una nuova programmazione degli interventi necessari a mantenere in equilibrio l’asse della presenza pubblica, mediante risorse economiche e tecnologiche adeguate in grado di fare fronte alle sfide prima richiamate.
Il problema dei problemi, resta ancora l’individuazione di una politica attiva nella creazione di nuovi posti di lavoro. Rimettere in moto l’economia, come hanno sostenuto di recente i presidenti di Confindustria e Federmanager, è l’unico mezzo in grado di contrastare una possibile recessione paventata da illustri economisti. Occorre aprire subito, ad esempio, i cantieri già pronti a partire che, se si avviassero, darebbero lavoro a oltre 400.000 persone con una ricaduta sull’economia italiana per 86 miliardi di euro. Si tratta di proposte concrete e assolutamente realizzabili che riguardano, in senso lato, anche il Fasi.
Infatti, come dicevo all’inizio riguardo alla necessità di aumentare gli iscritti attivi e quelli ancora non iscritti al nostro Fondo, se non si aumenta l’occupazione, difficilmente potrà aumentare la presenza nel mondo industriale e produttivo di manager d’impresa, sempre più indispensabili, per rispondere alle sfide continue poste dalla globalizzazione.