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Speciale elezioni /3 – Così la Lombardia va alle urne

Il 4 marzo prossimo si voterà in Lombardia. Il governatore uscente, Roberto Maroni, ha annunciato di non volersi ricandidare. Ma che situazione economica lascia? La regione del nord è ancora la locomotiva d’Italia, una delle poche capaci di competere con quelle tedesche e svedesi? La risposta ai numeri.

Pil e ricchezza

Partiamo dai dati più squisitamente macroeconomici. La Lombardia (2016) ha contribuito per il 21,9% del prodotto interno lordo italiano con 368,6 miliardi di euro di ricchezza. Dal 2013, anno in cui il governatore Maroni e la sua giunta si sono insediati, l’aumento del Pil è stato di poco superiore al 6%, a fronte di un incremento del 4,6% a livello nazionale.

Per quanto riguarda il confronto con le regioni più produttive d’Europa, la Lombardia è superiore al Länder della Renania settentrionale, alla regione di Madrid e al distretto delle Fiandre, in una classifica che vede al primo posto la municipalità di Stoccolma che precede di poco l’Île de France.

Il Pil pro capite lombardo è il secondo d’Italia, a 36.807,08 euro, dopo il Trentino Alto Adige, superiore di oltre il 34% a quello nazionale, che si è fermato a 27.718,82 euro. Ancora più alto il reddito disponibile per i soli occupati, il primo in Italia, che ammonta a 40.607, quasi 5.000 euro in più del dato nazionale.

Dal momento dell’insediamento del governatore a febbraio 2013, l’aumento della popolazione occupata in Lombardia è stata superiore di quasi un punto percentuale rispetto al dato italiano: +124.700 unità, in crescita del 2,75% mentre l’incremento nazionale è salito dell’1,97% con un totale di oltre 486.000 occupati in più.

Infine, per quanto riguarda le aziende, da segnalare come la Lombardia – e Milano in particolare – siano stabilmente al primo posto per quanto riguarda le imprese che puntano sull’innovazione. Sono quasi 1.000, il 20% del totale italiano (4.987) e occupano oltre 7.000 addetti su meno di 30.000 a livello nazionale. Negli ultimi cinque anni, queste imprese sono aumentate del 21% nella regione.

Agenzia del farmaco

Uno dei grandi rimpianti di questa legislatura sarà sicuramente l’Agenzia Europea del Farmaco, assegnata ad Amsterdam dopo uno sfortunato lancio della monetina. Difficile ipotizzare quale sarebbe stata la ricaduta economica di questa struttura sulla Lombardia e su Milano in particolare, ma è ben più facile immaginare che avrebbe potuto rappresentare un volano di sviluppo particolarmente efficace per l’intera regione.

Si sarebbe creato un circolo virtuoso fatto di immigrazione d’élite, composta soprattutto di ricercatori e dirigenti del settore, con un potere di spesa superiore alla media, che avrebbe portato alla realizzazione di nuove strutture abitative e un conseguente incremento del mercato immobiliare e dei consumi.

C’è chi ha provato a fare una stima approssimativa dell’indotto generato dall’Ema: 1,5 miliardi complessivi. Ma c’è chi ha parlato addirittura di due miliardi, grazie alla crescita degli investimenti nel settore del farmaco – già oggi il secondo in Europa per un controvalore di circa 30 miliardi di euro – stimato in un +8%.

Expo

I cinque anni di governo Maroni verranno sicuramente ricordati per Expo, definito dalla Sda Bocconi come “un acceleratore di 15 anni per il business di Milano e del Paese”. Sempre secondo il centro ricerche dell’Università milanese, l’impatto economico dell’Esposizione universale è stato di complessivi 31,6 miliardi di produzione attivata, con un valore aggiunto per il Pil di 13,9 miliardi e un incremento di occupati di poco inferiore alle 250mila unità.

In dettaglio: la preparazione dell’evento, da gennaio 2012 ad aprile 2015, ha generato 4,2 miliardi di produzione e un extra di 1,8 miliardi di Pil, con 31.300 occupati in più. Dal 1° maggio al 31 ottobre, durante lo svolgimento di Expo, si sono avuti 9,7 miliardi di produzione, 4,2 miliardi di extra-Pil e 78mila occupati. Nel periodo che va dal novembre 2015 fino al 31 dicembre 2020 si prevedono ulteriori 17,7 miliardi di produzione, 7,9 di aumento del Pil e 133 mila posti di lavoro in più.

Imprese

Nel quinquennio della giunta Maroni, il numero di imprese in Lombardia è rimasto sostanzialmente inalterato: nel terzo trimestre del 2017 (fonte Unioncamere) le imprese attive erano 817.900, contro le 815.945 del primo trimestre del 2013. Il settore che ha maggiormente beneficiato in questo periodo della ripresa economica è quello dei servizi, con un incremento di oltre 15.000 unità, mentre il commercio è cresciuto di circa 2.000 soggetti.

Grave la situazione per il settore delle costruzioni, che ha subito la crisi del comparto immobiliare perdendo circa 8.000 aziende in questo quinquennio. Anche il manifatturiero, un tempo autentico fiore all’occhiello del tessuto economico e imprenditoriale della Lombardia, con grandi “brand” come Pirelli, Falck, Marelli, ha visto diminuire il numero di aziende del settore dalle circa 106.000 del 2013 alle 100.000 del terzo trimestre del 2017.

Immobiliare

Come accennato in precedenza, il settore immobiliare ha vissuto un momento di crisi profonda che ha attraversato tutta l’Italia e ha coinvolto, com’era naturale, anche la Lombardia. Nell’ultimo periodo, però, si sta registrando una netta inversione di tendenza soprattutto per quanto riguarda il capoluogo meneghino.

Se l’immobiliare residenziale è ancora ben al di sotto dei valori pre-crisi, quello commerciale sta rapidamente prendendo quota. La richiesta di uffici, infatti, pur essendo un decimo di quella di Parigi, pone Milano comunque sullo stesso livello di Barcellona o Monaco di Baviera, città che hanno fatto del business e delle imprese ad alto tasso d’innovazione la loro cifra stilistica.

Le motivazioni di questo rinnovato vigore sono principalmente due: la prima è Expo che, come visto in precedenza, ha dato a Milano una spinta per quanto riguarda l’intera economia. La seconda è la Brexit: molte istituzioni finanziarie stanno iniziando a guardarsi altrove dopo il referendum dello scorso anno che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Milano, per la sua vocazione fortemente improntata alla finanza, sta iniziando ad attrarre l’interesse di molti soggetti, che sono pronti a trasferire alcune delle loro sedi operative nel capoluogo lombardo.

*  giornalista economico