Il programma “Industria 4.0” del governo e altre iniziative vedono il settore manifatturiero al centro dell’attenzione con l’intento di agevolare le migliaia di piccole imprese che vogliono digitalizzarsi. Finalmente, possiamo dire, il Piano del ministro Calenda include anche il settore agroalimentare.
È una novità che attendevamo perché l’agrifood è un settore strategico per il nostro Paese, che deve ancora compiere il salto della trasformazione digitale. In provincia di Siena, esso è sinonimo prevalentemente di vitivinicolo (Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vernaccia di San Gimignano, Nobile di Montepulciano, etc.) e, sebbene rappresenti un’eccellenza a livello mondiale, il 90% delle aziende hanno una dimensione medio–piccola.
Per fare soltanto un esempio, tra le condizioni di accesso al finanziamento previste dal Piano, una linea di imbottigliamento del vino deve presentarsi, da un punto di vista digitale, interconnessa con il mondo esterno per tele-manutenzione, tracciabilità dati, sicurezza.
A essere onesti, nella realtà della maggioranza delle aziende del vitivinicolo ancora non si è completata la fase 3.0, e l’informatizzazione è davvero trascurabile!
Si aggiungono a questa arretratezza anche le problematiche tipiche del manifatturiero con tutte le variabili legate agli agenti atmosferici che, in pochi minuti, possono annullare il lavoro di un anno.
Quali sono quindi le necessità di questo particolare settore e cosa occorre per condurlo in una dimensione “4.0”?
Si ritiene necessario innanzitutto avere giovani imprenditori vitivinicoli innovativi mettendo in campo programmi di formazione continua e aggiornamento professionale utili ad acquisire competenze specifiche in campo digitale.
Alcune tecnologie, più o meno recenti e già presenti sul mercato, devono essere adattate al settore vitivinicolo. È quindi necessaria una pianificazione e programmazione della produzione in vigna con “quaderno di campagna digitale” e una pianificazione e programmazione delle attività in cantina mediante l’uso di Sistemi M.R.P. (Material Requirements Planning) per l’ottimizzazione degli acquisti e dei livelli dei magazzini materie prime, semilavorati, prodotti finiti, etc.
L’analisi delle interazioni azienda vitivinicola-agriturismo, la determinazione del costo del prodotto finito, con gestione completa della distinta base e del margine di contribuzione (ad esempio di una bottiglia di vino o di olio o di birra artigianale) partendo da dati (chi fa, che cosa, quando, dove) mediante l’uso di tablet e smartphone con apposite APP, sono altre tecnologie da utilizzare.
L’impiego dei droni, sia tipo elicottero sia ad ala fissa, per la rilevazioni dello stato del vigneto e oliveto (con sensori infrarossi, etc.) e per il conteggio e stato delle piante, consente di gestire in modo ottimale la squadra che va in vigna. Ma si possono anche ottimizzare i trattamenti, sia per lasciare alle nuove generazioni un mondo più pulito e sia per risparmiare.
Le opportunità sono enormi: dall’uso della B.I. (Business Intelligence), ai software che hanno costi sempre più accessibili per arrivare, ad esempio, all’analisi del conto economico mensile con l’uso del cruscotto per gli indicatore chiave di prestazione K.P.I. (Key Performance Indicator) e per il confronto con budget, fino all’analisi dinamica dei flussi economici aziendali.
Con una gestione innovativa dei dati e una maggiore velocità di scambio di informazioni, l’investimento in tecnologia potrà costituire una leva di competitività eccezionale che il nostro agroalimentare non deve lasciarsi scappare.
* Vice Presidente Federmanager Siena