Un altro passo verso lo sviluppo del welfare aziendale e per rimettere al pari l’Italia, in questo settore, rispetto ai principali Paesi europei. La Legge di Stabilità 2017 potenzia le importanti novità già introdotte nei mesi scorsi, segnando una ulteriore tappa verso l’affermazione del welfare aziendale come fulcro della contrattazione nazionale, territoriale e aziendale.
Una leva da azionare per incentivare la competitività delle imprese ma anche una solida base di partenza per una ulteriore valorizzazione del ruolo dei fondi sanitari integrativi come Assidai. Questi ultimi diventano infatti non solo “un’opzione”, per quanto valida e avveduta, che dipendenti e manager possono attivare, ma il punto di incontro tra azienda e lavoratori con potenziali e significativi vantaggi economici per entrambi.
Su questo tema va evidenziata una importante modifica all’articolo 51, comma 2 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, che estende la possibilità di convertire i premi di risultato a favore dell’utilizzo di strumenti di welfare per godere del regime di totale detassazione (in pratica non si paga neppure l’imposta sostitutiva del 10%).
Tra questi strumenti vengono citati i contributi a forme pensionistiche complementari, quelli per l’assistenza sanitaria ma soprattutto, recita testualmente la legge, “i premi versati dal datore di lavoro a favore della generalità dei dipendenti o di categorie di dipendenti per prestazioni, anche in forma assicurativa, aventi per oggetto il rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana o aventi per oggetto il rischio di gravi patologie” oppure, ancora, i sussidi occasionali concessi dal datore di lavoro per rilevanti esigenze personali e familiari del singolo dipendente.
A tal proposito, va ricordato che la copertura della cosiddetta Long Term Care (cioè dell’eventuale non autosufficienza) è uno dei punti di forza di Assidai estesa, peraltro, dallo scorso anno anche al coniuge dell’iscritto/a.
L’intervento del Governo chiarisce inoltre in modo inequivocabile che il welfare aziendale può essere stabilito non soltanto dalla contrattazione di secondo livello ma anche dai contratti collettivi nazionali, sia del settore privato che pubblico. E soprattutto dà vita alla classica soluzione win-win, in cui cioè tutte le parti coinvolte guadagnano qualcosa. Vincono i dipendenti coperti da contratti aziendali, che vedono un aumento netto della busta paga perché rispetto alla Legge di Stabilità 2016 si aumenta la quota di premio tassata al 10% e il limite di reddito.
Vincono le aziende, perché la tassazione ridotta opera solo con veri incrementi della produttività e dell’efficienza, di cui beneficia innanzitutto l’impresa stessa; senza contare che se il premio viene convertito in previdenza complementare il costo per l’azienda è zero. E vince lo Stato, perché tutto ciò mette in moto un meccanismo integrativo e sussidiario, rispetto alle politiche sociali nazionali (sempre più messe in crisi dalle ristrettezze di bilancio), dei piani contrattuali di welfare.
Insomma, un passo in avanti per tutti: anche per Assidai, che in Italia è chiamata a giocare un ruolo sempre più da leader come fondo sanitario integrativo per manager e professionisti.
a cura di ASSIDAI