Riorganizzare la sanità, anche e soprattutto quella integrativa, per affrontare al meglio le prossime sfide del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). E’ questo il messaggio lanciato dalla recente indagine realizzata dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato sulla sostenibilità del SSN con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà ed equità. Un documento di ampio respiro, in cui i politici di Palazzo Madama sollecitano un’azione combinata principalmente su tre direttive.
Innanzitutto bisogna riformare la sanità integrativa, di cui andrebbe definito con precisione l’ambito di azione in modo da evitare duplicazioni e consumismo sanitario, rafforzando al contempo la vigilanza pubblica.
Ciò permetterà anche di garantire “la massima trasparenza delle opportunità offerte ai cittadini e dei relativi costi, armonizzando l’offerta di prestazioni ai principi di appropriatezza e sicurezza previsti per i Lea” e di favorire un’offerta di servizi a tariffe calmierate.
In secondo luogo, la riorganizzazione caldeggiata dai tecnici riguarda – a livello più complessivo – le norme che regolano le diverse forme di copertura sanitaria, oggi ancora “frammentate e obsolete, in particolare per quanto riguarda la sanità integrativa”.
Con un obiettivo molto chiaro: creare un quadro regolatorio capace di garantire la tutela delle persone e le condizioni per una sana competizione fra le diverse forme di copertura all’interno del sistema.
Infine, sottolinea la Commissione del Senato, andrebbe definita “una anagrafe unica dei fondi sanitari e delle assicurazioni private”, identificando requisiti di accreditamento validi su tutto il territorio nazionale e rendendone pubblica la consultazione, anche per offrire ai cittadini l’opportunità di conoscere e valutare le diverse soluzioni offerte.
Fare ordine in questo settore, secondo la Commissione, è necessario sia perché si tratta di una realtà “molto complessa, composta da centinaia di fondi, casse, enti, molto eterogenei (quanto a coperture, premi, gestione delle attività ed erogazione delle prestazioni), spesso variamente collegati fra loro”, sia perché le informazioni disponibili sui fondi sanitari “provengono da una pluralità di fonti, alle volte parziali o settoriali e non sempre di facile accesso” e uno dei pochi punti fermi è rappresentato proprio dall’Anagrafe dei fondi sanitari istituita presso il Ministero della Salute.
In altre parole, siamo di fronte a “un’amalgama poco conosciuta, che contempla una varietà di soluzioni (enti, casse e fondi integrativi, complementari, sostitutivi, etc.) dagli effetti difficili da enucleare”.
Interessante, sempre a proposito di fondi sanitari, come la corposa indagine del Senato citi ed esamini con “interesse” l’indagine realizzata nel 2015 da Assidai in collaborazione con Ipsos (e presentata in occasione dei 25 anni del fondo) “L’identità del manager italiano, il best place to work e l’assistenza sanitaria integrativa”.
Un significativo riconoscimento per Assidai e per il lavoro svolto dal nostro Fondo negli ultimi anni.