L’appuntamento elettorale è alle porte.
Dopo una pausa estiva segnata dalle incertezze che la crisi energetica ha determinato – con un aumento dell’inflazione ad agosto del +8,4% rispetto allo stesso periodo del 2021 – il nostro Paese naviga a vista, alla ricerca di un orizzonte sereno che solo una rinnovata coesione internazionale potrà delineare.
Intanto i riflettori sono puntati su una campagna elettorale dai toni molto accesi, come di consueto, con l’auspicio che tutte le forze politiche siano tuttavia ben consapevoli della grande sfida che attende chi sarà chiamato a governare il Paese: impostare un percorso virtuoso di superamento delle crisi e impiegare al meglio le ingenti risorse che l’Ue ha messo a disposizione dell’Italia.
Per farlo sarà necessario uscire dalle logiche di interesse politico, affidandosi a competenze nazionali d’eccellenza, da impiegare nei livelli decisionali preposti a definire scelte strategiche e soluzioni che guardino anche oltre le contingenze dell’oggi. La dirigenza pubblica e privata del Paese, che anche nelle vesti di Presidente Cida mi onoro di rappresentare, è come sempre a disposizione delle istituzioni per stabilire, di concerto, l’agenda nazionale, nel quadro di un impegno europeo dal quale l’Italia non deve e non può sottrarsi.
Le migliori competenze manageriali sono pronte a mettersi al servizio di un ampio progetto di sviluppo che vogliamo sostenibile, in ogni accezione, oltre che strutturale. Nel prossimo futuro saranno diverse le partite industriali che il nuovo governo sarà chiamato ad affrontare, a partire dal rinnovo degli assetti di governance delle tante aziende strategiche controllate o partecipate dallo Stato.
Dovranno essere assunte decisioni importanti, senza indulgere in tentennamenti o nel vizio tutto italiano del compromesso di comodo. Serve chiarezza: bisognerà cambiare laddove gli assetti di governance non funzionano e confermare invece le esperienze di successo, in grado di coniugare il profitto con impatti sociali, ambientali e culturali ampiamente positivi.
Parliamo di aziende che rappresentano i pilastri della produttività nazionale, a cui è demandata in molti casi l’attuazione concreta degli ambiziosi obiettivi del Pnrr.
Ecco perché invochiamo continuità per le gestioni aziendali dimostratesi virtuose e il coraggio di cambiare, invece, nei contesti in cui è necessario.
Non è dato sbagliare, anche perché le mutevoli condizioni della pandemia stanno determinando un’articolata riorganizzazione del lavoro, tra la definizione dei nuovi criteri per lo smart working e prospettive occupazionali complesse.
Alla politica i manager chiedono pertanto una prova di maturità, da tenere non a giugno come a scuola, ma alla fine di settembre, quando il risultato delle urne decreterà chi avrà vinto le elezioni e avrà l’onore (e l’onere) di mettersi alla guida del Paese.