La salute prima di tutto. È questo il mantra che l’emergenza pandemica ha riportato nel comune sentire: una priorità indiscutibile, anche in una nuova normalità che fatica a essere definita. Progetto Manager incontra Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz Spa, per discutere di salute e futuro con un protagonista del mondo manageriale.
Giacomo Campora, amministratore delegato Allianz Spa
Dottor Campora, dal suo osservatorio personale e professionale come valuta la fase che stiamo attraversando?
Il tema della salute è oggi certamente centrale nel dibattito pubblico ed è di grande interesse per i nostri clienti. Sarebbe però utile capire come evolverà questa attenzione collettiva, perché per ora assistiamo a un approccio di tipo reattivo: è in corso una grave emergenza che ha modificato le abitudini di vita di tutti e per reazione siamo portati a discutere dei diversi aspetti che interessano il sistema sanitario pubblico e la sanità privata. Intendiamoci però subito su un punto: anche alla luce di una comparazione con altre primarie esperienze internazionali, il servizio sanitario pubblico italiano risulta di assoluta eccellenza. È composto da professionisti di alto profilo e si caratterizza per una notevole capillarità. Ci sono tuttavia problemi legati ai suoi costi complessivi e alla sua fruibilità. Al privato si vorrebbe chiedere invece di garantire la stessa universalità del servizio pubblico, ma offrendo prestazioni più veloci ed efficienti: un “servizio pubblico privato”, in pratica, ma noi non pensiamo che il servizio pubblico possa esser migliorato con un approccio privatistico.
Per rispondere alle nuove esigenze sanitarie e al fine di prevenire le incertezze legate al futuro, emerge l’importanza di aderire a fondi di sanità integrativa. Pensiamo a un’eccellenza come quella del Fasi…
Sì, senza dubbio alcuno. Ritengo che il Fasi sia, a livello nazionale, l’esempio più riuscito di sistema di assistenza integrativa. Si caratterizza per una straordinaria capillarità ed è molto ben organizzato e rodato, anche in forza di una lunga tradizione di affidabilità. È bene ricordare però che deve essere sempre curato con grande dedizione perché ha un delicato equilibrio economico da mantenere: la popolazione italiana invecchia progressivamente e le prestazioni sanitarie sono costose. È quindi fondamentale che sia gestito e recepito anche dagli assicurati con prioritaria attenzione alla sostenibilità complessiva di questa straordinaria risorsa.
Ritengo che il Fasi sia, a livello nazionale, l’esempio più riuscito di sistema di assistenza integrativa. Si caratterizza per una straordinaria capillarità ed è molto ben organizzato e rodato
L’invecchiamento della popolazione italiana manifesta trend crescenti nei prossimi decenni, come evidenziato dalle più accreditate rilevazioni. In che modo leggere quindi i cambiamenti del nostro tempo e prepararsi, per quanto possibile, ai prossimi anni?
La società in cui viviamo sta radicalmente cambiando, basti considerare quanta attenzione sia riservata oggi dalla pubblicità su prodotti e soluzioni dedicati a fasce di età avanzate. I manager sono persone fortunate per il lavoro che svolgono, ma sono contestualmente esposti a una serie di problematiche complesse; devono quindi avere un atteggiamento strategico verso il futuro, che per sua natura è incerto e va affrontato pianificando a lungo termine. Un manager deve fare, per sé e per la propria famiglia, piani che abbraccino un orizzonte temporale tra i 30 e i 50 anni. Nessuno di noi può realizzare piani di questa portata da solo. Ecco perché associarsi a sistemi mutualistici può fare la differenza. Dobbiamo ragionare sugli scenari possibili, i sistemi mutualistici sono alla base delle assicurazioni, ma c’è un principio cardine da rispettare: un’assicurazione funziona solo se gli assicurati sono davvero tanti. Maggiore è il numero degli assicurati, più forte è la comunità associativa e migliori sono l’efficienza economica e la gestione del rischio, con un minore costo a carico dei singoli aderenti. Per questo è molto importante aderire al Fasi ed esserne orgogliosi: è un modello win-win, in cui tutti vincono e si favorisce la creazione del bene comune.
Maggiore è il numero degli assicurati, più forte è la comunità associativa e migliori sono l’efficienza economica e la gestione del rischio, con un minore costo a carico dei singoli aderenti
I manager sono chiamati a guidare la ripresa nazionale, contribuendo in maniera decisiva all’attuazione degli obiettivi indicati dal Pnrr. Che ne pensa?
Certamente. I manager oggi in servizio supportano la crescita dell’Italia con le loro attività, con l’ingegno, con le competenze. Sono figure chiave non sempre pienamente comprese dal Paese, che ha però bisogno dei manager per prospettare un orizzonte di sviluppo solido e duraturo. Quella manageriale è una categoria che molto più di altre genera esternalità positive per il sistema tramite la fiscalità generale, costando pochissimo al sistema stesso. Anche in questo caso appare utile citare l’esempio del Fasi: i manager si autotutelano, non pesando sul sistema pubblico. Ciò è molto importante.
L’obiettivo della sostenibilità, in tutte le sue accezioni, compresa quella sociale, è in cima all’agenda del nostro Paese. Oltre alla questione sanitaria, c’è naturalmente anche il tema dell’occupazione. In proposito, Allianz ha recentemente ottenuto la certificazione “Top Employers Italia 2022”. Quanto conta quindi per voi la sostenibilità sociale?
Moltissimo. La società che ho l’onore di guidare affonda le sue radici nelle storie importanti di Allianz, creata a Berlino nel 1890, e Ras, creata a Trieste nel 1838. Due compagnie arrivate fino a oggi con grande attenzione al sociale, evolvendo in base alle sfide che come Ceo mi trovo quotidianamente ad affrontare: dalla digitalizzazione dei processi produttivi alla gestione economica del rischio. Oggi abbiamo bisogno di difendere il più possibile i posti di lavoro esistenti, creando al contempo opportunità per i giovani. Non è facile, perché i complessi meccanismi italiani non riescono a soddisfare in pieno la necessità strategica di un ricambio generazionale e le nostre peculiarità demografiche non aiutano. Anche la mobilità sul lavoro è inferiore rispetto ad altri paesi. Ci sono però le soluzioni per contribuire alla creazione di un sistema sempre più sostenibile: su tutte, favorire l’affermazione della digitalizzazione che potrebbe sburocratizzare e semplificare molte procedure, consentendo altresì il superamento di moltissime posizioni di rendita che nei fatti bloccano il Paese.