Perché credo nella prevenzione vaccinale

L’innovazione nel campo dei vaccini procede a fortissima velocità. Le nuove tecnologie nei prossimi anni ci consentiranno di raggiungere traguardi che ora sembrano impensabili, così come poco più di venti anni fa non avremmo mai immaginato di poter rivoluzionare le modalità di messa a punto dei vaccini. Cosa che invece è puntualmente avvenuta.

A partire dalla fine del ‘700 e fino agli anni ’80 del secolo scorso infatti i vaccini erano realizzati individuando il virus, batterio o parassita che causava la malattia, facendolo crescere e poi sviluppando i vaccini in tre modi diversi: uccidendo il microorganismo per poi iniettarlo, attenuandolo in modo che non causasse la malattia o prendendo pezzi purificati di microganismo e iniettandoli.

Oggi invece l’utilizzo di tecnologie innovative applicate alla ricerca, come la Reverse Vaccinology, sviluppata presso i laboratori del nostro Centro Ricerche a Siena grazie alla collaborazione con lo scienziato americano Craig Venter, ha permesso di creare strumenti di prevenzione sempre più efficaci utilizzabili in tutte le fasce di età.

Questa tecnica si basa sul sequenziamento del genoma dei patogeni e ha permesso la messa a punto di vaccini impossibili da realizzare con le tecnologie precedenti, divenendo uno standard di riferimento nel mondo della ricerca. Grazie a questa tecnica siamo riusciti a sviluppare e a rendere disponibile in tutto il mondo il primo vaccino contro il meningococco B, principale causa di meningite nei bambini.

Prima di allora – si parla del 2013 – cinquanta anni di studi su questo batterio non avevano raggiunto l’obiettivo. Oggi abbiamo a disposizione vaccini contro tutti i principali ceppi di meningococco e possiamo finalmente sperare in un futuro senza meningite.

Le nuove frontiere

In Italia portiamo avanti una ricerca di alto livello nel settore dei vaccini. Le biotecnologie stanno dimostrando di essere non solo motore dell’innovazione ma anche fattore determinante per quella crescita economica che sembra oggi così difficile da raggiungere e consolidare.

Ovviamente la presenza di aziende multinazionali che decidono di investire nel nostro Paese è determinante, e per questo è davvero importante puntare al miglioramento continuo per essere sempre più attraenti per queste realtà che decidono di investire i propri capitali nella ricerca e nella produzione.

Dopo aver sviluppato vaccini contro le principali malattie infettive che colpiscono i bambini la sfida adesso è prevenire malattie in altre fasce di età, per esempio immunizzando le donne in gravidanza e gli anziani. Inoltre, con le tecnologie ora a disposizione in 10-15 anni avremo vaccini contro i super-batteri resistenti agli antibiotici.

Recentemente sono stati fatti importantissimi passi avanti sul fronte della prevenzione dei tumori e delle patologie neurodegenerative e oggi sappiamo con certezza che prima o poi le vaccinazioni in questo campo diventeranno realtà. È difficile però dare delle date precise. Per ora si parla di vaccini terapeutici, cioè pensati per contrastare una malattia in corso, e non per prevenirne l’insorgenza. In futuro sono certo che arriveremo a sviluppare vaccini preventivi.

In un certo senso però abbiamo già a disposizione vaccini di questo tipo: quello per l’epatite B, che previene un fattore di rischio grave per lo sviluppo di tumori al fegato e per l’Hpv, che previene la formazione di tumori della cervice.

Per le malattie neurodegenerative invece non ci sono ancora risultati definitivi, ma si lavora sulla possibilità di vaccinare l’organismo contro la proteina TAU, il cui accumulo provoca patologie come l’Alzheimer. In laboratorio si è visto che gli anticorpi contro questa proteina aiutano a eliminarla, e dovrebbero quindi ritardare l’insorgere delle patologie collegate, o aiutare a guarire i pazienti.

La vaccinazione dunque funziona, almeno sulla carta, ma non abbiamo ancora la prova diretta che sia efficace anche sull’uomo. In questo senso, esistono alcune sperimentazioni cliniche con anticorpi monoclonali che hanno dato risposte incoraggianti. Se questi risultati saranno confermati in futuro, vorrà dire che c’è spazio per le vaccinazioni anche nella lotta a queste patologie.

Sul fronte malaria, per la prima volta abbiamo a disposizione un vaccino che sarà utilizzato in alcuni paesi dell’Africa a partire da quest’anno e che potrebbe potenzialmente salvare un numero enorme di vite.

Per quanto riguarda l’HIV, uno dei vaccini in fase di sviluppo si è dimostrato potenzialmente efficace. Ed entro il 2020 dovremmo avere una prova conclusiva della sua efficacia e sicurezza. A quel punto servirebbero almeno altri 10 anni di studi prima di pensare a un effettivo utilizzo.

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Il valore della prevenzione

In attesa di futuri, entusiasmanti traguardi da raggiungere è certo che i vaccini abbiano dato storicamente un contributo fondamentale alla salute globale. Secondo il Global Action Plan pubblicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, nel decennio 2011-2020 i vaccini stanno evitando 25 milioni di morti. In altre parole, la vaccinazione salva 2,5 milioni di vite all’anno, circa 7000 al giorno, 300 ogni ora, 5 ogni minuto.

Se oggi nel mondo occidentale la vita media supera gli 80 anni il merito è anche della vaccinazione, che insieme al miglioramento dell’igiene e agli antibiotici ha contribuito a combattere il diffondersi delle malattie infettive. Un secolo fa, quando la vita media era ancora di 47 anni, la causa principale di morte erano difterite,  tetano, vaiolo, pertosse, morbillo, poliomielite, tifo, colera, malattie che i genitori e i pediatri di oggi non hanno mai visto,  perché sono praticamente scomparse grazie alla vaccinazione.

Attenzione, però: l’unica malattia che è stata davvero debellata dal nostro pianeta è il vaiolo, eliminato attraverso una campagna di vaccinazione globale nel 1977. Tutte le altre malattie esistono ancora e sono pronte a ritornare se non sarà mantenuta alta la copertura vaccinale.

 *  Chief Scientist and Head of External R&D GSK Vaccines