Come insegnano felici esperienze maturate in Italia e all’estero, i grandi eventi hanno la capacità di catalizzare un entusiasmo di sistema che spesso si sostanzia in effetti benefici, e a lungo termine, per le economie dei Paesi ospitanti.
Manifestazioni sportive, culturali e religiose di caratura internazionale attraggono visitatori da tutto il mondo e stimolano investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, in forme di mobilità sostenibile e, più in generale, in uno sviluppo positivo di quelle filiere industriali che nella realizzazione dei grandi eventi sono coinvolte.
Così sta già avvenendo per il Giubileo di Roma, un grande appuntamento nazionale che registra l’afflusso di milioni di pellegrini e che auspichiamo possa contribuire a rilanciare l’immagine del nostro Paese e del Made in Italy, anche sotto il profilo dei servizi erogati.
Allo stesso modo, confidiamo che possa rivelarsi un successo l’appuntamento olimpico e paralimpico che ci attende il prossimo anno con “Milano-Cortina 2026”, manifestazione di grande prestigio e visibilità planetaria.
Ma attenzione, l’equilibrio tra moltiplicatore di potenzialità e occasione mancata è sempre molto delicato quando si parla di grandi eventi e bisogna lavorare per scongiurare il rischio di lasciare “cattedrali nel deserto”, vale a dire forme episodiche di intervento che non si inseriscono in un più ampio quadro organico e di prospettiva.
Per altro verso, non si può assolutamente cedere all’idea di non saper gestire un grande evento, rinunciandovi a priori, come purtroppo avvenuto anni fa quando la candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi fu ritirata per non meglio precisati timori di infiltrazioni, disfunzioni, sprechi e ricorsi.
Perché si determini uno sviluppo durevole, che guardi ben oltre il traguardo della singola manifestazione, serve visione, serve l’elaborazione di un disegno strategico efficace, in breve, come orgogliosamente sosteniamo, serve una “capacità manageriale” nel senso più alto del termine.
E se sono certamente importanti le competenze necessarie a gestire in maniera efficiente le risorse stanziate per gli eventi – si pensi ai miliardi che il Pnrr e i programmi connessi hanno destinato proprio al Giubileo della Capitale -, è altresì importante valorizzare, concretamente e nella comunicazione, i risultati conseguiti nell’ottica di un miglioramento delle condizioni e della qualità della vita dei cittadini e dei territori.
Investire in un grande evento deve significare investire nel futuro del Paese. Così che, quando sarà il momento di trarre bilanci, non si guardi solo ai costi sostenuti, ma anche ai benefici economici, ambientali e sociali conseguiti, nonché – prospettiva di nostro stringente interesse – agli impatti favorevoli che in termini industriali e occupazionali si possono rilevare.
I grandi eventi per un Paese sono un po’ come le finali nel calcio. E le finali, si sa, non si giocano: si vincono.